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Se la spesa fa la crescita, quella che il Pil misura, ta ta tan: La crescita economica rende indifferibile l’esercizio del consumo. Diventa istituto il lavoro di consumazione.
Questo il precetto che fonda la ragione economica dell’esercizio dei Consumatori. Sta qui il carattere di servizio fornito al sistema della produzione e il ruolo svolto nel consesso civile.
La vita spesa a fare la spesa esprime compiutamente la quantità di esercizio messo in campo. Il 60% del PIL prodotto dalle azioni di consumo riferisce il valore economico dell’azione, l’insostituibilità della nostra pratica, la responsabilità del ruolo.
A fronte di cotanto, indomito fare la patente insufficienza di una pratica dilettante altera risolutamente l’efficacia dell’azione: un esercizio di consumazione che genera sprechi, montagne di rifiuti, debito; quella vita così spesa  impoverisce e disarticola le reti informali di relazione tra le persone, svaluta le azioni condivise, il sentire comune.
Un esercizio insomma che mostra rilevanti diseconomie incagliato tra un acquisto prono e indifferente e l’insufficienza delle risorse economiche.
Soggiogati dal totem del PIL, stretti tra l’obbligo di esercizio ed esercizio dilettante si rileva un corposo deficit che scredita la nostra azione e ne sollecita il riscatto.
Le risorse ci sono, la responsabilità lo impone, non mancano le opportunità.
Nell’eccesso di offerta, che connota l’economia dei consumi, si rende patente uno squilibrio: hanno più bisogno le Imprese di vendere che noi di acquistare,  questo è un nostro vantaggio.
L’affrancamento dal bisogno, derivata prima di quell’eccesso, ci consegna un secondo vantaggio.
E se l’indifferibilità della pratica di consumazione esalta questo vigore, la ricchezza e la continuità del processo produttivo generate dalla pratica di consumazione, lo consacrano: che forza ragazzi!
Questi vantaggi dobbiamo saper spendere per rendere conveniente l’agire.
Il consumare deve essere recuperato alla pratica di un esercizio produttivo: occorre raccogliere le forze, le opportunità, le prerogative di ruolo, la capacità di azione.
Saper mitigare gli eccessi, calibrare i gesti, estirpare i vizi, esaltare le virtù.
La sequenza di un esercizio di consumazione disposto mediante rigorose competenze professionali deve poter trovare efficacia di azione. Lo dobbiamo al mondo; il mondo dipende da questo nostro fare per andare oltre la crisi.

Prosit.

Mauro Artibani

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