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C’era da aspettarsi che Pier Camillo Davigo, presidente dell’Anm, normalmente così facondo nel difendere le proprie ragioni e quelle dell’Ordine cui appartiene, rispondesse alle inappellabili considerazioni di Mario Draghi, presidente della Bce, fondate su un “Working paper” della stessa banca, sulle difficoltà del sistema bancario italiano a causa della gravità della recessione ma anche dell’inefficienza del sistema legale.

Lo stesso documento (di certo non viziato da sentimenti antitaliani, visto che è stato redatto da tre connazionali, rappresentanti di prestigiosi centri di ricerca europei) colloca il funzionamento del nostro sistema giudiziario in fondo alla classifica continentale, dietro alla Grecia e al Portogallo, in relazione a “diritti legali” e “protezione della proprietà”; numero di giorni necessari per ottenere l’esecuzione di una sentenza; costo più alto per il recupero di una garanzia.

Non una novità, certo. Infatti, nonostante i recenti sforzi, il sistema soffre di una deriva inerziale che lo rende impermeabile alle esigenze della nazione. Una concezione della giustizia autoreferenziale e scollegata dalla realtà “reale”, sicché nessun magistrato è abituato a valutare le conseguenze delle sue decisioni, anche e soprattutto provvisorie.

Insomma, un comportamento da “juke-box” nel quale tutti gli “input” vengono trattati allo stesso modo, in una sorta di atarassia ontologica rispetto ai problemi del signor Mario Rossi la cui sopravvivenza economica dipende dalla decisione di un giudice.

Secondo quanto affermano gli econometristi, la vicenda del centro siderurgico di Taranto c’è costata circa due punti di Pil. Non dubito della correttezza delle iniziative e delle ordinanze della magistratura tarantina: mi impressiona, però, l’indifferenza sui risultati economici, sulla perdita di mercati esteri (più di un milione di euro di semilavorati fermi nei piazzali e non consegnati ai clienti per un sequestro) e sui posti di lavoro. In questi giorni circola su Fb un post: “L’udienza odierna del giudice non si terrà, in quanto convocato dal presidente del tribunale per riunione organizzativa. Le cause sono rinviate all’udienza del 2019”. Non ci sono parole.

(Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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C'era da aspettarsi che Pier Camillo Davigo, presidente dell'Anm, normalmente così facondo nel difendere le proprie ragioni e quelle dell'Ordine cui appartiene, rispondesse alle inappellabili considerazioni di Mario Draghi, presidente della Bce, fondate su un "Working paper" della stessa banca, sulle difficoltà del sistema bancario italiano a causa della gravità della recessione ma anche dell'inefficienza del sistema legale. Lo stesso…

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