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Tassi, atto secondo. A Francoforte, dicono i bene informati, tutto è pronto per il secondo taglio del costo del denaro dopo la prima sforbiciata dal 2019 annunciata a giugno messa a segno dal board dello stesso mese. Nella riunione di domani il consiglio direttivo Bce, in coincidenza con la pubblicazione delle nuove proiezioni macroeconomiche, annuncerà infatti con ogni probabilità una nuova riduzione di 25 punti base al tasso di deposito che scenderà così al 3,50%, mentre il costo dei rifinanziamenti dovrebbe portarsi al 4%. Tutto questo avrà un effetto benefico sui conti italiani, alleggerendo il costo del debito, in termini di interessi e facendo risparmiare al Tesoro qualche miliardo, magari da infilare tra le coperture della prossima manovra.

Con il board di domani esordirà anche il nuovo corridoio ristretto dei tassi di interesse, ovvero cambierà il differenziale fra il tasso sui depositi overnight rispetto al tasso sulle operazioni principali di rifinanziamento, ovvero l’Mro (l’interesse versato dalle banche private alla banca centrale per i prestiti di brevissimo periodo): se fino ad ora lo spread era di 50 punti base, dal 18 settembre questo differenziale scenderà a 15 punti base. Posto che il tasso di deposito scenderà, come detto, al 3,50%, l’Mro sarà dunque fissato al 3,65% anziché al 4% come sarebbe avvenuto sin qui. Il cambiamento riguarderà anche il terzo tasso chiave, quello marginale: per mantenere la distanza di 25 punti base rispetto all’Mro, questo scenderà anch’esso di 35 punti base attestandosi al 3,90%.

Ora, la modifica al quadro operativo mira a garantire un migliore allineamento dei tassi di mercato alla politica monetaria Bce. Una decisione che ha una doppia valenza. Primo, rassicurare i mercati e, secondo, spingere ancora di più la Federal Reserve, il cui braccio operativo, il Fomc, si riunirà il prossimo 19 settembre, al suo primo taglio dall’inizio della fase restrittiva.

La decisione di Christine Lagarde, infatti, aumenterà il pressing sulla Banca centrale americana. Jerome Powell lo ha fatto capire a Jackson Hole, due settimane fa: con settembre, per la precisione il 18 del mese, potrebbe arrivare l’attesa sforbiciata, forse di 50 punti base.  La quale, oltre ad aprire un ciclo di ribassi, seppur con quella massima prudenza che lo stesso Powell va predicando da settimane, avrebbe anche un risvolto politico. E cioè il riavvicinamento, dopo la scollatura di giugno (storicamente è la Bce che si accoda alla Fed, non viceversa), delle due politiche monetarie. A domani.

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