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La partecipazione al fondo Atlante è negativa per il merito di credito degli istituti, soprattutto per Unicredit. L’allarme arriva da Moody’s che nel credit outlook pubblicato oggi ricorda che Unicredit e Intesa Sanpaolo sono i due istituti italiani che daranno il maggior contributo al fondo con circa 1 miliardo di euro ciascuno.

Il fondo servirà a sottoscrivere gli aumenti di capitale di banche che sono a rischio di risoluzione e ad acquistare quei crediti deteriorati che non hanno mercato. Tant’è che Atlante prenderà il posto di Unicredit nel garantire l’aumento di capitale della Banca popolare di Vicenza per 1,5 miliardi di euro.

Tuttavia per l’agenzia di rating, anche se questo ridurrà l’esposizione di Unicredit ad Atlante, il suo investimento nel fondo è negativo in quanto le implicazioni a livello creditizio sono più significative poiché la banca ha un minor buffer di capitale rispetto alle altre banche che vi partecipano.

Non solo. In attesa che Atlante riceva il via libera della Banca centrale europea, Moody’s avverte che la Bce potrebbe richiedere un aumento dei requisiti alle banche. E il coefficiente patrimoniale dell’istituto di Piazza Gae Aulenti, rispetto ai minimi regolamentari, è particolarmente modesto: Cet 1 ratio al 10,73% contro il 10% richiesto dalla Bce.

Se quindi la quota di Unicredit nel fondo Atlante fosse dedotta dal suo patrimonio di vigilanza, Unicredit avrebbe un buffer di capitale più modesto rispetto ai requisiti prudenziali e i sottoscrittori delle obbligazioni additional Tier 1 potrebbero restare senza cedola. L’investimento in Atlante rappresenta lo 0,26% degli asset ponderati per il rischio di Unicredit.

Invece Intesa Sanpaolo ha un Cet 1 del 13% contro il 9,5% chiesto dalla Bce e l’investimento in Atlante rappresenta lo 0,35% degli asset ponderati per il rischio della banca. Alla fine per Moody’s i due istituti che trarranno il maggior vantaggio dal fondo Atlante sono Mps e Carige, anche alla luce del minor contributo al fondo: 50 milioni di euro per Mps e 20 milioni per Carige.

Intanto è stato approvato il testo del regolamento di Atlante. Per quanto riguarda gli aumenti di capitale, il fondo investirà esclusivamente nelle banche con ratio patrimoniali inferiori ai minimi Srep e non potrà sottoscrivere più del 75% dell’emissione (limite derogabile in alcuni casi) né fare investimenti che comportino l’obbligo di lanciare un’opa.

Per quanto riguarda, invece, gli Abs, Atlante investirà almeno il 30% della propria dotazione in tranche junior e mezzanine. Il rendimento target è stato fissato al 6% con un orizzonte temporale di medio-lungo termine (5 anni prorogabili di 3). Infine, la leva prevista dovrebbe essere di 1,1 volte calcolata come rapporto tra esposizione totale e valore netto del fondo.

Una leva dunque contenuta, dovrebbe essere tale da comprare fino a 35 miliardi di euro di sofferenze. La reale capacità del fondo dipenderà dalla struttura del veicolo chiamato a comprare le sofferenze, di cui poi Atlante comprerà le junior note, e logicamente da quanti soldi saranno utilizzati per sottoscrivere gli aumenti di capitale delle banche in difficoltà.

A Piazza Affari al momento Unicredit è uno dei titoli peggiori con una flessione del 2,96% a quota 3,408 euro. Ma scendono anche Intesa Sanpaolo (-2,71% a 2,418 euro), Ubi Banca (-1,47% a 3,74 euro), Mps (-0,73% a 0,677 euro), il Banco Popolare (-1,12% a 6,17 euro) e Bper (-1,05% a 5,16 euro). Si salva solo Bpm con un +0,15% a 0,663 euro.

Vendite anche se venerdì l’Ecofin ha confermato che al momento non sono allo studio misure per imporre limiti alla detenzione di titoli di Stato da parte delle banche. I Paesi che hanno sollevato il problema sono pochi (Germania, Finlandia e Olanda).A questo punto non dovrebbero venir introdotte limitazioni nel breve periodo e questo dovrebbe evitare ulteriori rischi di impatti negativi sul capitale delle banche italiane.

(Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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