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Il generale Donald Bolduc, capo del comando operazioni speciali in Africa, dice al New York Times che “Boko Haram e lo Stato islamico stanno cominciando a collaborare in modo più stretto” trasferendo da sud a nord armi e combattenti.

VIZIO DI FORMA

Boko Haram, il gruppo jihadista nigeriano, di fatto – secondo molti analisti – è lo Stato islamico: dall’aprile dello scorso hanno, quando Abu Bakr al Baghdadi ha accettato il giuramento di fedeltà dei miliziani guidati da Abubakar Shekau, il gruppo nigeriano è diventato Wilāyat Gharb Ifrīqīyyah, ossia la Provincia dell’Africa occidentale dello Stato islamico. Bolduc non lo chiama così, perché significherebbe accedere apertamente alla più grande preoccupazione americana ed europea a proposito del consolidamento dell’IS in Libia: il travaso di uomini ed armi a cavallo dell’Africa centro-settentrionale. Il New York Times, che è un media non troppo severo con il governo statunitense, non calca la mano e accetta la definizione del generale, preferendo la semplificazione giornalistica: ma – secondo alcuni osservatori – potremmo essere davanti ai primi segnali di cambio di rotta in merito alla gestione, unica, del dossier. D’altronde non si può scorporare ciò che succede in Libia, dalla Nigeria o dal Sinai, perché sono tutti prolungamenti del Califfato, che i fatti hanno dimostrato seguire direttive centralizzate da Raqqa.

I TRAVASI

Lo Stato islamico in Libia sta approfondendo la sua portata in una vasta aerea dell’Africa: si sa con certezza che combattenti provenienti dal Senegal, per esempio, o ciadiani, sparano sul suolo libico: è in corso una “condivisione di tattiche, tecniche e procedure” tra i baghdadisti libici e quelli nigeriani, ha detto Bolduc, e questo perché appartengono alla stessa organizzazione. Bolduc ha citato un episodio specifico: il 7 aprile è stato intercettato un convoglio di armi che scendeva dalla Libia. Si tratta del primo passaggio diretto di questo genere per il generale; in realtà lo scorso agosto, Jacob Zenn, analista specializzato in questioni africane, in un paper per la Jamestown Foundation di Washington, aveva già segnalato la presenza di diverse decine di uomini provenienti dalla Nigeria tra le linee dei baghdadisti a Sirte, ma questa volta la segnalazione arriva da un comandante americano, dunque ha maggiore ufficialità.

LA LOTTA NEL CUORE DELL’AFRICA

Il convoglio di cui parla Bolduc è stato fermato nell’area del lago Ciad, al confine tra Ciad, Nigeria, Niger e Cameroon: il bacino è uno dei punti di passaggio di armi e combattenti, presidiato dai miliziani nigeriani, e ora cuore di un’operazione antiterrorismo a cui gli Stati Uniti partecipano con commandos di forze speciali al fianco dei governi locali. Questi transiti di armamenti verso sud, probabilmente usciti dai ricchi arsenali di Gheddafi, possono ovviamente avere un senso inverso, portando altri combattenti verso nord e rafforzare la presenza dello Stato islamico in Libia, minaccia numero uno per l’Europa. I numeri, stimati, parlano di sei-otto mila combattenti, dunque sono in crescita rispetto ai tre-quattro mila dello scorso anno. Per fare fronte a questa situazione, il Pentagono ha già proposto lo stanziamento di almeno 200 milioni di dollari, da investire nelle operazioni delle forze speciali nell’area: altri 50 milioni sono destinati ad una base che ospiterà droni armati ad Agadez, in Niger.

AMPLIAMENTO DEL FRONTE

I travasi di armi e uomini sono un pericoloso segnale dell’ampliamento delle aree interessate dalla presenza dei baghadisti; aree in cui i miliziani del Califfato per altro vanno a sommarsi alla forte radicazione locale di altri gruppi jihadisti legati ad al Qaeda. Se in Libia l’IS è numericamente e geograficamente contenibile, il consolidamento di queste linee di comunicazione, che passano attraverso rotte battute dal mercato del contrabbando (come quelle del Fezzan, la provincia libica che scende verso il Ciad e il Niger dove l’IS ha annunciato la creazione di una provincia locale), diventa il vero problema del threat libico dello Stato islamico.

africa

Lo Stato islamico in Libia e i collegamenti con la Nigeria

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