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Vecchi contro giovani? La retorica della guerra generazionale ha preso il sopravvento nelle cronache italiane – e non solo – per spiegare l’esito del referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Ue. Ma è davvero così?
A guardare i dati, le cose appaiono un po’ diverse.

SECONDO GLI EXIT POLL, GLI OVER 65 HANNO DECISO PER IL LEAVE
Chi ha decretato la spaccatura vecchi vs giovani? I primi sondaggi di opinione, raccolti a urne ancora aperte e privi di valore probabilistico. Gli stessi sondaggi, per intenderci, che ancora davano – sbagliando clamorosamente – il Remain come prevalente. Per esempio, il sondaggio prodotto dalla società di ricerca YouGov, realizzato intervistando oltre 4700 elettori il 23 giugno, il giorno delle elezioni appunto, attestava che il Remain avrebbe vinto 52 a 48 e in cui il 75% dei giovani sotto i 24 anni erano a favore della permanenza contro il 59,5% degli ultra cinquantenni che dicevano Leave, mentre tra i 25 e i 49 anni la percentuale di difensori dell’Ue era ancora maggioritaria, del 56%.

CHI HA DECISO PER CHI?
Anche la Bbc, che ha pubblicato una lunga serie di grafici e tabelle per raccontare, all’indomani del voto, cosa avesse fatto la differenza per arrivare al 51,9% di Leave, rilevava questo dato sui giovani, citando un sondaggio di Lord Ashcroft Polls: Remain per il 73% degli under 24enni e per il 62% della fascia di età tra 25 e 34 anni. La retorica dei Millennials giramondo e moderni contro i vecchi brutti e retrogradi è fatta. Nessuno ha – ancora – notato un altro dato, contenuto nello stesso pezzo della Bcc, che riguarda l’affluenza alle urne: che è più bassa nelle aree dove la fascia di popolazione under 34 è più ampia. E anche nei primi dati, quelli di YouGov, la percentuale di dichiarati non votanti è più alta in quella fascia di età: ma si tratta ancora di un timido 10% – contro il 2% degli over 65%.

LA SCARSA AFFLUENZA DEGLI UNDER 24
La verità è ben più drammatica: a votare per scegliere quale sarebbe stata la posizione dell’Uk in Europa sono andati solo il 36% degli younger Millennials. Lo tweeta SkyData qui: dallo stesso cinguettio risulta che tra gli ultrasessantacinquenni l’affluenza alle urne è stata dell’83% e dell’81% per i 55-64 anni. E anche nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni a votare sono andati solo il 58% degli aventi diritto.
Cosa ancora più sorprendente dal momento che i Millennials britannici dovevano essere ben consci della mentalità dei baby boomers e avrebbero dovuto agire, invece che piagnucolare dopo, per esempio in questo servizio del Guardian, che non possono decidere del proprio futuro. E tanto più che l’affluenza media è stata del 72%, più alta delle ultime elezioni politiche.

ORGOGLIO INGLESE E IGNORANZA
Nei grafici riportati dalla Bcc ce n’è uno particolarmente interessante: la fonte è Census e mostra come nelle 30 aree con la popolazione più anziana, con minori laureati e con maggiori individui che si autodefiniscono inglesi (aree non corrispondenti) per il Leave abbiano votato rispettivamente 27 aree, 28 e tutte. Una spaccatura che, prima che generazionale, è geografica e culturale.
“Il Leave ha trionfato in Inghilterra e Galles: nove aree hanno votato con oltre il 70% per abbandonare l’Ue – scrive la Bcc – molte nell’Inghilterra orientale, e tra queste Boston, South Holland e Great Yarmouth. Il Remain, in contrasto, ha dominato a Londra, in Scozia e nell’Irlanda del Nord”. I più europeisti sono in Gibilterra, dove la quota di Remain ha superato il 96%, e sette delle dieci aree con la quota più alta di Remain erano a Londra, tutte con oltre il 75% di favorevoli alla permanenza nell’Ue. Percentuali simili a Edimburgo e a Belfast West. Il dato sulla relazione tra titoli di studio e voto è contenuto ancora nelle rilevazioni dei sondaggisti di Lord Ashcroft, che scrive: “La maggioranza (57%) dei laureati ha votato per rimanere, come il 64% dei britannici con un grado più alto di istruzione e più di quattro su cinque (81%) di chi è tuttora studente a tempo pieno. Tra coloro che si sono fermati alla scuola media o anche prima, la netta maggioranza ha votato per il Leave”.

Ecco qualche bufaletta sul (non) voto dei giovani anti Brexit

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