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Un tempo l’aggettivo più ricorrente per definire il messaggio di un Papa era “ecumenico”, ossia rivolto a tutti e con toni di solito a tutti graditi. Universali i Pontefici lo sono sempre rimasti. Ma Francesco ha introdotto una novità senza precedenti anche quando gira per il mondo: dice quello che pensa senza guardare in faccia a nessuno. Neanche al candidato repubblicano che va per la maggiore, il vulcanico e controverso Donald Trump, che potrebbe un giorno diventare presidente della nazione più potente della Terra.

“Una persona che pensa soltanto a fare muri e non ponti, non è cristiano”, ha detto il Papa chiaro e tondo, rispondendo a chi gli ricordava d’essere stato a sua volta descritto come Pontefice “politico” da Trump. Che ha subito reagito, dicendo di considerare vergognoso che un “leader religioso metta in discussione la mia fede”.

Botta e risposta durissimo, ma soprattutto inedito. Sia perché mai un Papa era entrato in una polemica così diretta e radicale (“non è cristiano”) con chi si candida a guidare l’America, sia perché l’ha fatto durante il viaggio in cui ha voluto celebrare messa davanti alla rete metallica che separa il Messico dagli Stati Uniti. Pregando per i poveri messicani che a migliaia cercano ogni giorno di raggiungere il Texas a costo della vita. Il muro è una forma di violenza che si abbatte sul più debole: è il pensiero di Francesco contro la globalizzazione dell’indifferenza, e lo esprime ovunque, da Lampedusa a Ciudad Juárez, la città al confine che ha voluto visitare nell’ultima tappa del suo popolarissimo giro.

Ma è opportuno che un Papa scenda tanto pesantemente in campo? Ogni risposta è legittima. Mai s’era assistito, nemmeno ai tempi dell’amato Karol Wojtyla – un altro che non le mandava a dire -, a un linguaggio tanto chiaro e severo. Eppure, quando Francesco prende di petto il candidato Trump, sarebbe sbagliato credere che stia “facendo politica”.

“Il Papa è di tutti” e non intende “immischiarsi” nel dibattito italiano sulle unioni civili, ha ribadito lui stesso: figurarsi se vuole schierarsi sulle elezioni americane. Questo, però, non significa rinunciare a pensare e a dire la sua. Anche sulle unioni civili ha ricordato che la Chiesa ha una posizione “affermata da sempre” e che ogni parlamentare deve votare “secondo la propria coscienza ben formata”. Quel che dice può piacere o no, ma tutti sanno come la pensa il Papa che non si nasconde dietro a un muro.

(articolo pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi e tratto dal sito www.federicoguiglia.com)

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