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I magistrati che piombano a Palazzo Chigi – proprio come nei romanzi di Arthur Koestler – per chiedere conto a un Ministro (non indagato) di un suo legittimo provvedimento legislativo danno l’idea di come la democrazia sia oggi appesa a un filo di gomma da masticare.

E come tanti bulli digitali col chewing gum scoppiettante, in migliaia si accalcano sui social network, sbavando astio contro l’ultimo pinnacolo dell’esecrabilità della rete: l’emendamento. Torme di indignati gridano al complotto e all’infamia. Quanti hanno letto l’emendamento in questione? Quasi nessuno, a quanto pare. Altrimenti non si spiegherebbe come mai se ne parla tanto a vanvera.

L’oggetto del contendere dice: “nella Legge di Stabilità 2015, al comma 552, è introdotta l’estensione dell’autorizzazione unica anche per le opere necessarie al trasporto, allo stoccaggio, al trasferimento degli idrocarburi in raffineria, alle opere accessorie, ai terminali costieri e alle infrastrutture portuali strumentali allo sfruttamento di titoli concessori esistenti…”.

Un corretto articolo di legge, quindi. Un emandamento che semplifica gli iter autorizzativi che imbalsamano un Paese fatto di opere incompiute e di burocrazia ottocentesca. Perché quando in Italia ottieni un’autorizzazione da un Ente, non hai concluso ancora nulla. Altri burocrati, borgomastri, mandarini si adopereranno per rallentare il tuo progetto. Arriverà la Ausl, ricorrerà il Capoufficio, porrà il veto la commissione provinciale. L’emendamento più vituperato del momento cosa fa? Sintetizza i passaggi, riduce la burocrazia, ma assicura i controlli e sottolinea la responsabilità del controllore. Una spinta per l’efficientamento, si usa dire con un neologismo. Semplicemente esteso anche al contesto estrattivo, asse strategico in un Paese con dipendenza energetica come il nostro. Una misura già in voga in Europa, per la verità, ma innovativo per noi bizantini. E così i nemici dell’Autorizzazione Unica gridano allo scandalo, invocano il processo, agitano le picche.

E invece un cittadino dotato di senso comune dovrebbe esserne fiero. Autorizzazione Unica, grazie di esistere, dovremmo dire. Meno burocrazia vuol dire risparmio per le casse dello Stato, quindi per tutti. Vuol dire velocità per l’esecuzione delle opere di cui abbiamo bisogno. Un emendamento utile, privo della minima elargizione per il compagno della Guidi; estraneo da concessioni ai petrolieri e da regalie per la Total, che in Basilicata agisce senza soldi pubblici.

Perché si mistifica così tanto, confondendo le carte? E quale ruolo giocano in questa partita certi pool di magistrati, con i loro blitz tra i Ministri? Tra tanti dubbi, una sola certezza: la dipendenza totale del Paese dai rubinetti stranieri è il vero business al quale qualcuno non è disposto a rinunciare.

 

 

 

Emendamento giusto, andiamone fieri

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