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Lo scotto andava pagato e così è stato. A oltre 48 ore dal verdetto delle elezioni europee, sui mercati continentali c’è ancora un certo nervosismo. Dopo il difficile lunedì post-voto, è ancora la Francia in ebollizione a mettere una certa ansia agli investitori. La domanda di fondo è sempre quella: con Parigi in piena sterzata a destra e prossima a un voto che appare come una specie di redde rationem per Emmanuel Macron e con la cancelleria tedesca di Olaf Scholz mai così infiacchita, dopo l’ennesimo exploit di Afd, che ne sarà dello spirito europeista dei due Paesi che ancora dettano legge in Ue? Il rischio di un corto circuito tra Bruxelles e le cancellerie c’è.

In particolare, le nuove votazioni indette in Francia, con esiti piuttosto incerti, rendono il quadro difficile da decifrare nell’immediato futuro. E gli spread sovrani, fanno sentire la loro voce. Nell’incertezza, d’altronde, si vende di più, e soprattutto i bond di Paesi più vulnerabili come l’Italia, che pure, dal canto suo, è uscita dalla tornata elettorale senza contraccolpi per la maggioranza di governo. Tuttavia, il differenziale di rendimento tra titoli decennali italiani e tedeschi è salito fino a 150 punti base ieri, salvo poi restringersi a 145 e riportarsi a quota 143 oggi.

Di conseguenza, è salito il costo del debito, coi rendimenti sul decennale ai massimi da novembre 2023. Un Btp a 10 anni oggi paga ora il 4,07 %, dopo essere salito fino a 4,16% nella giornata di ieri, mentre l’equivalente tedesco offre il 2,62%. Ma le tensioni si sono viste anche sui titoli francesi, con rendimenti arrivati al 3,3% e poi tornati a 3,2%. Fin qui i numeri. Ma che cosa bisogna aspettarsi? Gli analisti del Centro studi di Unimpresa e di Goldman Sachs hanno provato a dare una risposta.

Il primo sostiene come “l’aumento recente dello spread tra Btp italiani e Bund tedeschi è strettamente legato alle tensioni politiche derivanti dalle elezioni europee e alle preoccupazioni per la stabilità dell’Eurozona, in particolare in Francia. Questo fenomeno di rialzo è da attribuirsi principalmente alle tensioni sui titoli di stato francesi, derivanti dalle recenti elezioni europee che hanno visto un notevole avanzamento dei partiti sovranisti e populisti. Un clima di incertezza politica che ha alimentato il nervosismo degli investitori, spingendoli a riconsiderare le loro posizioni sui titoli di stato dell’Eurozona”.

Meno male che “i fondamentali della finanza pubblica italiana rimangono solidi, supportati da politiche di consolidamento fiscale e riforme strutturali efficaci. Nonostante le fluttuazioni periodiche, lo spread si è mantenuto a livelli gestibili negli ultimi tre anni, con un picco significativo a settembre 2022 che è stato seguito da una fase di stabilizzazione. Questo dimostra la resilienza dell’economia italiana e la capacità del paese di gestire le sfide economiche e politiche nel contesto dell’Unione europea”.

Più ottimista, lato Francia, Goldman Sachs. “L’annuncio a sorpresa delle elezioni parlamentari francesi che si terranno il 30 giugno e il 7 luglio ha causato un significativo ampliamento degli spread tra Oat e Bund, con il rendimento del titolo decennale francese passato da 3,11% di venerdì a 3,32% nella seduta di ieri, prima di ripiegare in area 3,22%. Nell’intera gamma di risultati plausibili, i rischi per gli spread obbligazionari spesso derivano più dallo stallo politico che da decisioni attive di policy, anche se i mercati devono tenere conto dell’aumento del rischio fiscale”.

Tuttavia, “dal momento che l’estrema destra non chiede più l’uscita dall’Ue o dalla moneta unica, le possibilità di una rinascita del premio per il rischio di ridenominazione che si è materializzato nel 2017 sono limitate”. Per questo, anche in caso di vittoria del partito di Marine Le Pen, gli analisti ritengono probabile che l’ampliamento degli spread Oat-Bund “rimarrà contenuto a meno di 20 punti base rispetto ai livelli di venerdì scorso”.

Le Pen non farà esplodere i mercati. Ecco perché

C’è preoccupazione sui titoli di Stato in vista del voto francese, che potrebbe complicare non poco la dialettica di Bruxelles con le cancellerie del Vecchio continente. Ma nonostante tutto, gli spread sono rientrati. E per Goldman Sachs anche in caso di vittoria del partito di Marine Le Pen non ci sarebbero contraccolpi troppo severi

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