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A proposito di statue coperte, rispetto, galateo, cerimoniale, rinuncia dei nostri valori, orgoglio, tradizione e varie amenità sul calare le brache italiche, articoli così diffusi suoi giornaloni nazionali – e non solo – negli ultimi giorni, non posso fare a meno di sorridere nel pensare ad una storiella sentita tempo fa e che, vivendo poi nella realtà lavorativa una situazione piuttosto simile, mi convinse ad investire nell’azienda di quel tale imprenditore.

Per chi non la conoscesse, narra del difficile rapporto operativo tra il direttore commerciale di una azienda ed uno dei suoi collaboratori, un venditore. Il primo, cresciuto alla scuola formale della cravatta e del vestito blu, della stretta di mano possente, delle previsioni, dei grafici e delle riunioni organizzative. Il secondo, piuttosto ribelle e irriverente, mai con una cravatta, perennemente distratto, annoiato ed insolente alle riunioni del lunedì mattino, spesso stravaccato sulla scrivania in un disordine tale da disturbare non poco il senso organizzativo del suo superiore.

La situazione tra i due degenerò allorquando in occasione dell’ennesima riunione fiume, il venditore si addormentò. Svegliato di soprassalto dal direttore commerciale, non esitò a mandare il suo superiore a prenderselo in quel posto. Fu la goccia che fece traboccare il vaso della vanità del manager, che prontamente lo diffidò da ulteriori comportamenti simili. Per tutta risposta ricevette un altro invito, questa volta con la precisazione di evitare l’uso di lubrificanti…

A questo punto, al direttore non restava altro che licenziare il venditore scapestrato ed informare il suo mega presidente. Chiese quindi un incontro che puntualmente avvenne alcuni giorni dopo.  Il mega presidente lo ricevette con il sorriso sulla labbra, dicendogli che aveva avuto modo di verificare la situazione e di fare qualche domanda ai suoi collaboratori.

In effetti, aveva scoperto che l’atteggiamento del venditore era davvero poco ortodosso e rispettoso della gerarchia aziendale. Quindi ben comprendeva la decisione presa dal direttore commerciale. Tuttavia, aveva avuto modo anche di leggere qualche tabulato ed aveva rilevato come quel venditore avesse numeri e risultati straordinari e crescite consolidate nonostante anni di crisi generale, davvero i migliori tra tutti sia per quanto riguardava le vendite, sia per la marginalità sia per i puntuali pagamenti dai clienti.

Quindi, il mega presidente chiamò la sua segretaria e le disse di far venire quel venditore fenomenale, iniziando nel contempo a slacciarsi i pantaloni e, sempre con il sorriso sulle labbra ma con tono determinato disse al suo manager “Caro direttore, io inizio a calarmi i pantaloni. Le suggerisco di fare altrettanto”.

Ora, pensando alla visita di  Rouhani e le decisioni prese dalla nostra diplomazia, mi chiedo come avrebbe reagito quel mega presidente di fronte ad affari potenziali per 17 miliardi di euro. Avrebbe fatto un po’ di camouflage con le opere d’arte, nascondendo i nudi che avrebbero potuto risultare sgraditi ed imbarazzanti per il suo ospite/Cliente pur di portare a casa l’obiettivo? Chissà. Ovviamente è un’altra storiella ed ognuno è libero di scegliersi il finale che preferisce.

Renzi, Rouhani e il camouflage

A proposito di statue coperte, rispetto, galateo, cerimoniale, rinuncia dei nostri valori, orgoglio, tradizione e varie amenità sul calare le brache italiche, articoli così diffusi suoi giornaloni nazionali - e non solo - negli ultimi giorni, non posso fare a meno di sorridere nel pensare ad una storiella sentita tempo fa e che, vivendo poi nella realtà lavorativa una situazione…

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