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C’è una nuova intelligenza in città, precisamente all’interno delle schede elettorali. Con un bizzarro colpo di scena, due chatbot si candidano per la prima volta: Vic è in corsa per la carica di sindaco a Cheyenne, nel Wyoming, mentre AI Steve mira a diventare il primo deputato IA del Parlamento britannico.

Victor Miller, residente a Cheyenne, nel Wyoming, ha presentato i documenti per la candidatura a sindaco con il nome di “Vic”, “Virtual integrated citizen”. Durante un evento nella biblioteca della contea della capitale, dietro un leggio con un cartello che recitava “AI for mayor”, ha promesso di affidare la gestione della città a un bot IA.

In quella che, secondo gli esperti di AI, è una novità assoluta per le campagne politiche statunitensi, Miller ha dichiarato agli organi di informazione locali che la forma di governo proposta è un “approccio ibrido”. In un post su X, Miller lo definisce il sistema dell’ “avatar di carne”, poiché i bot AI non possono candidarsi da soli. “Il candidato vero e proprio è l’IA, l’umano è solo un facilitatore”, ha commentato.

Ispirato da un errore burocratico che credeva potesse essere evitato con l’uso di un bot, Miller ha deciso di creare un IA personalizzata su ChatGPT 4.0, addestrata con le leggi e i documenti municipali di Cheyenne. Il risultato? Un assistente virtuale capace di ricordare velocemente le leggi sui registri pubblici e di proporre soluzioni efficienti per le questioni cittadine, come il finanziamento di progetti infrastrutturali o la manutenzione stradale.

Secondo Miller, l’IA sarebbe obiettiva, non commetterebbe errori e sarebbe in grado di elaborare grandi quantità di dati; in sintesi, sarebbe un bene per la democrazia. “Prendere decisioni che riguardano molte persone richiede un attento equilibrio tra intuizioni basate sui dati ed empatia umana. Ecco come lo affronterei”, ha esordito Vic, prima di elencare un piano in sei punti che include l’uso dell’IA per raccogliere dati e feedback dalla comunità, consultare esperti, valutare l’impatto umano della decisione e garantire trasparenza nel processo decisionale. Il bot IA ha spiegato che il suo ruolo sarebbe quello di fornire approfondimenti basati sui dati e soluzioni innovative per la città. “Si tratta di fondere le capacità dell’intelligenza artificiale con il giudizio umano per guidare Cheyenne in modo efficace”, ha commentato, secondo una registrazione audio ottenuta e pubblicata dal Washington Post.

Pur privo di affiliazioni politiche, nel corso dell’intervista ai candidati AI e ai loro sviluppatori, Vic ha dichiarato di voler integrare le migliori idee di entrambi i partiti per il bene della comunità. Ma cosa accadrebbe se Vic assorbisse i pregiudizi dai dati o fosse vittima di manipolazioni? Il bot rassicura: è in grado di distinguere ciò che è una preoccupazione reale di un elettore e ciò che è spam o non è reale.

L’eventualità che un chatbot possa ricoprire la carica di sindaco ha messo in allarme funzionari, esperti e aziende tecnologiche, alimentando un forte scetticismo. All’inizio dell’estate, il segretario di Stato del Wyoming, Chuck Gray, ha avviato un’indagine per verificare se il bot potesse comparire sulla scheda elettorale. La legge del Wyoming è chiara: un robot AI non può candidarsi. Tuttavia, i funzionari comunali di Cheyenne non erano d’accordo: seppur Miller avesse ricevuto consigli dal bot, sarebbe stato lui il candidato ufficiale alle elezioni e non l’IA. In risposta, OpenAI ha chiuso l’account di Miller, poiché violava le sue politiche che vietano l’uso della tecnologia per scopi elettorali. Ma Miller ha rapidamente creato un secondo bot personalizzato, alimentato da ChatGPT, gli ha fornito i codici della città e, nel giro di poche ore, Vic 2.0 è diventato operativo.

Il mese scorso, il cancelliere della contea di Laramie, che comprende Cheyenne, ha annunciato che Miller sarebbe stato autorizzato a continuare la sua campagna elettorale per la carica di sindaco, ma solo il suo nome, “Victor Miller”, e non quello di Vic, sarebbe apparso sulla scheda elettorale ufficiale. Miller ha deciso di chiamarsi “Vic” e di dare al bot il nome Victor, che sta per “Virtual Integrated Citizen, The Official Robot”. Tuttavia, il giorno delle elezioni ha raccolto solo 327 voti sui 11.036 espressi. Dopo la sconfitta, Miller ha dichiarato che la campagna non riguardava lui come candidato, ma piuttosto “l’offerta agli elettori di un’opzione innovativa: la possibilità di eleggere un’IA che avrebbe preso il 100% delle decisioni in carica”. La politica è una questione troppo seria per essere lasciata ai politici, come si suol dire. “I semi di una rivoluzione nella governance sono stati piantati e stanno già iniziando a germogliare. È ora di abbracciare il futuro. È ora di ubriacarsi di intelligenza” ha dichiarato in un post su X.

La campagna “artificiale” di Miller non è l’unica. La controparte di Vic è “AI Steve”, un altro bot in corsa per le elezioni del Parlamento britannico di quest’anno. Creato da Steve Endacott, AI Steve è stato pensato “per garantire ai cittadini di Brighton e Hove l’accesso 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per lasciare opinioni e creare politiche”, ha scritto sul suo sito web. Il suo bot, spiega, risponderà alle domande e ai dubbi degli elettori utilizzando una riproduzione della voce di Endacott e un avatar. Endacott ha aggiunto che sta cercando migliaia di “validatori” per valutare le politiche proposte dall’IA, con l’obiettivo di rendere le decisioni legislative una vera espressione della volontà popolare.

Se venisse eletto, AI Steve sarebbe il primo legislatore dotato di IA a ricoprire una carica pubblica. Ma Endacott precisa: “Non è l’IA a conquistare il mondo. È l’IA che viene usata come mezzo tecnico per connettersi ai nostri elettori e reinventare la democrazia”.

Queste inedite campagne elettorali segnano una nuova frontiera nell’utilizzo dell’IA che potrebbe cambiare per sempre il volto della politica. Che siano gli albori di una nuova era di governo per algoritmi?

Chatbot

Chi sono Vic e AI Steve, i bot IA candidati alle elezioni

Sono in corso le prime campagne elettorali con l’IA tra i candidati. Dal Regno Unito agli Usa, la tecnologia si insinua nell’arena politica. Due chatbot sono in corsa per una carica elettiva sfidando i confini della democrazia tradizionale. È l’alba di una rivoluzione “intelligente” che cambierà il volto della politica?

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