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Il governo della Libia orientale, non riconosciuto a livello internazionale e militarmente protetto dal capo miliziano Khalifa Haftar, ha annunciato che interromperà l’estrazione e l’esportazione di petrolio nelle aree sotto il proprio controllo, a seguito di una recente controversia con il governo di Tripoli, riconosciuto a livello internazionale e guidato su incarico onusiano (in realtà scaduto) da Abdelhamid Dabaiba. La disputa riguarda principalmente la gestione della Banca centrale libica, istituzione che, grazie al controllo dei flussi di denaro provenienti dall’estero e in particolare dai ricavi delle vendite di petrolio, era riuscita finora a mantenere rapporti pacifici con entrambe le fazioni.

Recentemente il presidente della banca, Sadiq el Kabir, è entrato pubblicamente in scontro con Dabaiba dopo che i due erano in rotta di collisione da un’annata. La diatriba è culminata con la sostituzione forzata dal premier, non riconosciuta de el Kabir e dall’Est (dopo che la banca aveva ricostruito rapporti più distesi con Haftar, concedendo pagamenti in precedenza bloccati).

L’Est teme che il nuovo presidente della banca, vicino a Dabaiba, blocchi il flusso di denaro verso la Cirenaica. Quando il più grande giacimento petrolifero della Libia, noto come El Sharara, è stato chiuso all’inizio di questo mese, era diventato evidente che il Paese si stesse dirigendo verso una nuova ondata di escalation militare. Da allora, tutti i segnali hanno indicato questa direzione, culminando oggi con l’annuncio del governo della Libia orientale di interrompere tutti i flussi di petrolio sotto il proprio controllo.

La minaccia di interrompere l’esportazione di petrolio si concretizzerà e questa situazione durerà almeno un mese, se non più a lungo, secondo assesment prodotti in queste ore. Per risolvere pacificamente la disputa, sarebbe necessario un accordo tra Haftar e Dabaiba, ma manca volontà, capacità e interessi affinché questo avvenga.

La Libia è il principale esportatore di petrolio dell’Africa, con la maggior parte delle sue riserve situate a est, nel bacino della Sirte. In questa regione si trovano i quattro principali porti di esportazione, tra cui Sidra, il più grande del Paese. Haftar e la Cirenaica possono usare la situazione innescata per provocare pressioni esterne su Dabaiba, e convincerlo a un passo indietro. In quel caso si creerebbe spazio per l’iniziativa di lancio di un nuovo governo, sponsorizzata dal presidente del Parlamento, Agila Saleh. Differentemente, il rischio è il ritorno di scontri armati.

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