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La riforma dei crediti cooperativi è alle porte. Le realtà locali sono davanti a un bivio: l’ingresso nel futuro Gruppo Bancario Cooperativo, attorno a cui hanno trovato convergenza Federcasse, associazione nazionale delle Bcc, Icrrea e Cassa Centrale o l’incognita di assorbimenti e fusioni.

Uno scenario nazionale che sta iniziando ad avere riverberi anche in periferie, specie negli istituti meno solidi o gestiti in maniera inefficiente.

Nel Salento il caso Bcc di Terra d’Otranto tiene banco da oltre un anno, a causa dell’avvio di un’inchiesta penale per infiltrazione mafiosa e riciclaggio prima, e di un’ispezione di Bankitalia poi, che ha portato al commissariamento un anno fa.

E proprio Bankitalia ha nelle mani il salvagente, o la mannaia, a seconda dalla prospettiva da cui si osserva il fenomeno, che decreterà il futuro dell’istituto che conta sei filiali tra Lecce e provincia. Si andrà al voto, il 31 gennaio, per l’elezione di un nuovo cda. Ma non è un cammino in discesa.

Se una settimana fa è stata infatti ratificata la modifica a statuto e regolamento sulle indicazioni ferree dei commissari Roberto Lorìa e Giuseppe Tammaccaro, il secondo scoglio è atteso per giovedì prossimo, ultima data utile per la presentazione di una lista unica, in tutto e per tutto avulsa e scollegata dalle coalizioni precedenti, super partes, indipendente e non etero diretta.

Un diktat che si scontra con le aspettative delle basi sociali storiche, di Melendugno e Carmiano – la Bcc nasce dalla fusione delle casse rurali dei due comuni salentini – che temono di perdere una storica roccaforte, con l’ingresso di un governo “altro” e tecnico.

Ragioni di campanile e ragioni pratiche, il braccio di ferro non accenna a placarsi. A pagare il prezzo più alto di scelte poco oculate sarebbero i dipendenti che, in ipotesi di liquidazione perderebbero il posto di lavoro e, in caso di cessione a istituti terzi, rischierebbero prepensionamento o trasferimento.

Una partita non da poco, in cui Bankitalia gioca un ruolo decisivo. Ne va, oltre che del futuro dell’istituto salentino, del complesso lavoro svolto in sede ispettiva prima e commissariale poi in termini di assetto organizzativo, sistema dei controlli ed assetti tecnici.

Feroci le parole che i commissari hanno letto in assemblea una settimana fa, relative alle linee individuate per la soluzione della crisi.

La Banca d’Italia richiede che “i nuovi organi sociali rappresentino una reale discontinuità rispetto alla passata gestione e che i requisiti d’ineleggibilità e decadenza di nuova introduzione – si legge nel documento letto da Formiche.net -, mirano ad elevare il profilo qualitativo degli organi aziendali, nel tentativo di escludere dalla gestione dell’azienda i soggetti coinvolti in condotte anomale, che hanno inficiato la reputazione della banca”.

Entro 30 giorni dalla nomina, il nuovo cda dovrà verificare “il possesso dei requisiti da parte dei soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo. Copia del verbale dovrà essere trasmessa entro trenta giorni alla Banca d’Italia che si riserva ola facoltà, di richiedere l’esibizione della documentazione comprovante il possesso dei requisiti e l’inesistenza delle situazioni impeditive”. Da lì scatta il lasso di 120 giorni per avviare un eventuale procedimento di decadenza.

I tecnici hanno reso nota anche la necessità dell’individuazione con urgenza di un “nuovo direttore generale che dovrà essere in possesso di adeguate professionalità e in grado di guidare la banca durante la delicata fase della riconduzione in bonis. Andrà altresì perseguita un’opera di riqualificazione della compagine impiegatizia e il mantenimento di un adeguato livello quali quantitativo di risorse cui sono assegnate le responsabilità delle principali aree operative nonché di quelle cui risultano affidati i delicati compiti di controllo sulla complessa gestione dei rischi”.

Il nome in testa alla possibile lista unica è stato indicato dagli stessi commissari. La scelta è ricaduta sull’avvocato leccese Paolo Fedele, esperto in materia che ha accettato l’invito, ponendo anch’egli precise condizioni: “Sono disponibile ad accettare l’indicazione della Banca d’Italia – le parole del professionista, esperto peraltro in materia bancaria e creditizia – per la presidenza del cda della Bcc di Terra d’Otranto insieme a Vittorio Boscia, professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari presso l’Unisalento, indicato quale presidente del collegio sindacale. La mia disponibilità – chiarisce Fedele – è condizionata alla presentazione di un’unica lista che testimoni la ritrovata armonia tra i soci e che, su indicazione dell’organo di vigilanza, rappresenti nella sua composizione una completa discontinuità rispetto al passato”.

Un governo tecnico, in cui rientreranno altri 5 nomi, su cui si potrebbe fare la quadra a breve.

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