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Tutti contro Boeri? O Boeri contro tutti? La sensazione era più o meno questa ieri sera, al termine di un seminario nella sede Federmanager, l’associazione dei dirigenti industriali. Intorno al tavolo, oltre al presidente Stefano Cuzzilla e al direttore generale Mario Cardoni, il presidente della commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe Tributaria Giacomo Portas (animatore del movimento Moderati per Renzi), il numero uno della Cida Giorgio Ambrogioni e Antonio Boccuzzi, deputato dem membro della commissione Lavoro. Tutti (più o meno) convinti di due cose. Che la proposta di Boeri per un reddito minimo agli over 55 da finanziare con il taglio agli assegni d’oro è una cantonata e che il presidente dell’Inps dovrebbe occuparsi di gestire meglio il suo ente invece di sconfinare nel campo della politica facendo, dicono i manager, una sorta di terrorismo psicologico contro i giovani, che rischiano la povertà a causa di un sistema pensionistico traballante.

CUZZILLA, BOERI? MICA E’ IL MINISTRO DEL LAVORO

La proposta di Boeri è indigesta ai manager, le cui pensioni, dicono, sono già state tartassate a dovere. Cuzzilla lo ha messo in chiaro sia in apertura di convegno, quando ha esordito con un “non ce la facciamo più, siamo stufi”, sia in chiusura con un perentorio “Boeri non è il ministro del Lavoro, quello è Poletti“. In mezzo,  una serie di rilievi indirizzati all’economista bocconiano reo di “essersi due giorni fa di nuovo occupato pubblicamente di previdenza: dovrebbe limitarsi a compiti istituzionali, evitando di contrapporre i figli ai padri e incutendo terrore ai giovani per una pensione che non arriverà mai. Così si mette a rischio la coesione sociale”, ha auspicato Cuzzilla. Fin qui il Boeri troppo politico e poco tecnico. Quanto al merito della proposta dell’Inps, Cuzzilla ha ricordato che “i dirigenti costituiscono lo 0,7% del totale dei contribuenti, partecipando al 12% del gettito complessivo: se la soluzione è gravare su questo 0,7% noi non ci stiamo”.

PIU’ SPENDING (ALL’INPS), MENO LEZIONI (SULLE PENSIONI)

La punta polemica era comunque nell’aria. Ed è arrivata con Portas, esponente della maggioranza di governo. Portas ha ricordato come “Boeri non è il ministro delle pensioni. E’ un tecnico. E come tale, per esempio, dovrebbe occuparsi del buon funzionamento del suo ente. Magari risparmiando in alcuni ambiti dal momento che l’Inps spende ogni anno oltre 360 milioni di euro in attività informatiche e per la sua banca dati. In Italia c’è un problema: troppe banche dati. Ne serve una sola, una banca dati unica, sennò ognuno tira fuori numeri diversi dall’altro, come giù successo”. Le pensioni d’oro? “Sono persone che anno lavorato una vita. Direi che sono il vero welfare perchè comprano ai nipoti quello che i genitori non possono”. In conclusione, “Boeri faccia il suo dovere. Lo stimo, non va demonizzato, ma deve ricordare una cosa. Il problema dei giovani si risolve con la crescita, non per decreto”.

LA CONTRAPPOSIZIONE GENERAZIONALE? UN ALIBI

C’è poi chi ha scelto la via della semi-diplomazia. Ad esempio il dem Boccuzzi, per il quale il vero problema è non cercare alibi per rimanere immobili. Cioè non fare riforme in nome di una pace universale tra generazione. “La contrapposizione generazione è un alibi per non fare nulla. In tanti anni di riforme ne abbiamo vista tante. Ma ora ne serve una migliore e anche Renzi è convinto di questo”, ha detto il deputato. “L’Inps non faccia il legislatore, ma aiuti il legislatore fornendo dati aggiornati sul ricalcolo contributivo. Meglio rimanere ognuno nei suoi ruoli. Molto meglio”.

DIVIDERE NON SERVE, MEGLIO PUNTARE SULLE IMPRESE

Al coro degli scontenti verso i blitz politici di Boeri si è aggiunto anche Giorgio Ambrogioni, da sempre molto combattivo su certe questioni: “Bisogna puntare sulle imprese – ha detto – cioè consentire ai giovani di essere assorbiti dal mercato. Altro che dividersi sulla ricchezza, su chi è più ricco e chi no, quella è una campagna impropria. La ricchezza la fanno le imprese”.

Ecco chi sbuffa contro Boeri sulle pensioni

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