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Pubblichiamo un estratto del libro della giornalista Fiorina Capozzi, dal titolo “Vincent Bollorè. Il nuovo re dei media europei” (GoWare edizioni)

Sconosciuto ai più, ma ben noto nei giri che contano. Vincent Bolloré, classe 1952, conosce la celebrità in Francia all’indomani delle elezioni del presidente Nicolas Sarkozy. Il suo cognome, noto nei salotti francesi per la storia industriale di famiglia e per i raid di Borsa, entra nel 2007 a pieno titolo nei giornali di gossip: è suo lo yacht Paloma che, dopo la maratona elettorale, ospita il neoeletto presidente e la sua prima moglie, Cécilia, per una breve vacanza lontana da occhi indiscreti.

In Francia le vacanze di Sarkozy su Paloma fanno subito scandalo: è la prima volta che un presidente della Repubblica mostra così sfacciatamente le proprie relazioni con il mondo dell’industria e della finanza, ampiamente rappresentato nel dopo elezioni di Sarkozy alla Presidenza della Repubblica alla festa privata nel prestigioso ristorante Fouquet’s degli Champs Elysées. Il ricevimento passerà alla storia come la festa degli “amici del Fouquet’s” cui Sarkozy sarà in più occasioni accusato di elargire favori. Fra gli invitati naturalmente c’è anche Vincent Bolloré che l’ex presidente francese conosce da più di vent’anni. E naturalmente Antoine Bernheim che si è sempre fregiato di aver riconosciuto sin da giovane in Sarkozy le doti di un capo di stato. Il vecchio banchiere di Lazard era del resto uomo di mondo.

Ha sempre frequentato gli ambienti del potere perché sapeva bene che finanza, economia e politica sono legate a doppio filo. Inutile nascondersi dietro ad un dito: gli interessi di questi tre mondi si intrecciano ovunque in maniera indissolubile nonostante gli sforzi dei sistemi democratici di creare mura cinesi per evitare pericolose commistioni.

Per questo, quando Bolloré sbarca in Italia, Bernheim pensa bene di presentarlo a Silvio Berlusconi: il banchiere di Lazard conosce bene il Cavaliere. A metà degli anni ’80 gli ha offerto il suo aiuto in occasione del lancio della prima tv generalista privata. La Cinq, che si rivelerà un costoso errore per il Biscione. Da quando si è trasferito in Italia, ne ha seguito più da vicino la carriera politica costruita senza peraltro aver rinunciato a gestire agli affari di famiglia. Questo aspetto dell’avventura berlusconiana, che non tutti apprezzano in Francia, per Vincent non è tutto sommato una novità: è abituato a gestire gli affari nei Paesi africani dove i rapporti fra economia e politica non si scindono quasi mai. L’Italia non sarà certo peggio del continente nero. Bernheim è certo che i due s’intenderanno.

Con la benedizione del vecchio banchiere, i rapporti fra Bolloré e Berlusconi diventano negli anni progressivamente più stretti. Grazie anche ad un comune e fidato amico: il finanziere franco-tunisino, Tarak Ben Ammar, che recentemente Bolloré ha voluto al suo fianco nel consiglio di sorveglianza di Vivendi e che a lungo ha rappresentato gli interessi dei soci esteri di Mediobanca nel gruppo degli investitori stranieri.

Ben Ammar, produttore cinematografico di celebri pellicole come La passione di Cristo di Mel Gibson, è da oltre trent’anni uno dei più intimi consiglieri di Berlusconi: i due si sono conosciuti nell’85 su una spiaggia di Hammamet, in Tunisia. Ben Ammar sta girando un film dove non mancano belle presenze femminili, Berlusconi passeggia in attesa di una cena in casa Craxi dove viene invitato anche il produttore.

Fra Berlusconi e Ben Ammar scatta subito una certa intesa che li porta a collaborare un anno dopo nella serie tv AD Anno Domini. In seguito i due diventeranno soci in affari nel gruppo di produzione cinematografica, Quinta Communication, accanto alla Libian Investment Authority di Gheddafi, e sono ancora oggi legati dall’avventura comune nella tv tunisina Nessma. Ben Ammar non è però solo un produttore televisivo, ma anche un uomo con grandi doti di mediazione e, grazie ad una cultura e una formazione internazionale, ha conoscenze potenti in ogni angolo del mondo. Aiuta così Berlusconi a tessere i legami con l’industria francese. Anche con Bolloré che, con Ben Ammar e Berlusconi, condivide la passione per il piccolo e il grande schermo come testimoniano gli investimenti fatti dal finanziere bretone in Euro Media, leader europeo nella logistica cinematografica129, nonché fornitore di gruppi come Endemol, in passato proprietà Mediaset.

L’amicizia fra i tre uomini d’affari è dunque solida e datata. Nessuno si sorprenderebbe quindi se, in questa fase, Tarak venisse chiamato nuovamente a svolgere un ruolo di mediazione nei rapporti fra Mediaset, Vivendi e Telecom Italia. Per il gruppo di Cologno Monzese si ripeterebbe così un canovaccio di qualche anno addietro quando Berlusconi affidò a Ben Ammar il delicato incarico di trovare un compratore per Mediaset. Era il 1995 e il finanziere franco tunisino aprì ben due tavoli di trattative: uno con il magnate australiano Rupert Murdoch e l’altro con il principe saudita Al-Waleed. Alla fine, la cessione dell’intero gruppo di Berlusconi non andò in porto, ma Tarak riuscì a vendere una quota di Mediaset al ricco uomo d’affari mediorientale.

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Fiorina Capozzi
“Vincent Bollorè. Il nuovo re dei media europei”
Goware edizioni

Tarak Ben Ammar e Vincent Bolloré

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