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Le prossime elezioni europee sono importanti per tre motivi fondamentali: l’integrazione europea, pur incompleta, è sempre più rilevante per i Paesi membri, come dimostrano il Next generation Eu e le iniziative in materia di politica commerciale e industriale; possono cambiare gli equilibri politici su cui si è retta nell’ultimo decennio la governance europea; è richiesto un coordinamento sempre maggiore in termini di sicurezza e difesa, considerata la guerra in Ucraina e le crescenti tensioni geopolitiche in Africa e Asia.

Gli scenari politici che si presentano sono diversi e i prossimi mesi ci mostreranno che tipo di Unione europea avremo di fronte nei prossimi anni. Il primo scenario è che tutto rimanga com’è, cioè con una coalizione centrata sul tridente socialisti-liberali-popolari pur con due possibili varianti: una maggioranza più risicata per la crescita degli estremi a destra e sinistra, un maggior peso dei popolari rispetto alle altre componenti come sembrano mostrare i risultati a livello nazionale.

In questo caso alcune politiche, come quelle ambientali e industriali, verrebbero moderate nei loro aspetti più progressisti. Il secondo scenario è un ampliamento della coalizione attuale ai conservatori europei o parte di essi. In esso può rientrare la strategia di partiti come Fratelli d’Italia, che cercano una via per partecipare al governo europeo, e l’apertura del Partito popolare a queste forze avvenuta negli scorsi mesi.

In una logica di negoziazione perpetua i conservatori o parte di essi potrebbero partecipare a certe condizioni, come un ridimensionamento del dirigismo economico di Bruxelles e un annacquamento dell’enfasi su diritti civili e integrazione, a una larga coalizione insieme al centro e alla sinistra. Il terzo scenario, meno probabile dei primi due, prevede uno spostamento a destra molto rilevante a seguito delle elezioni con popolari e conservatori nettamente prevalenti rispetto ai socialisti.

In questo caso, se si materializzassero i numeri, ci sarebbe l’opportunità di una coalizione tra liberali, popolari e conservatori. Un’idea che non è ancora stata del tutto scartata né dai leader del Ppe né da quelli dell’Ecr. In questo caso, tuttavia, le politiche europee sarebbero ridefinite rispetto a quelle attuali poiché la sinistra uscirebbe dalla maggioranza di governo europea. È chiaro che in questo scenario i punti bui a livello programmatico sarebbero maggiori proprio perché ci si troverebbe di fronte a una formula inedita.

Che impatto possono avere tutti questi scenari sull’Italia? Al fondo della questione si dovranno guardare due aspetti fondamentali. Il primo, scontato, sono i risultati elettorali che ci diranno quanto è ancora forte o meno la maggioranza di governo dopo quasi due anni. Il secondo sarà capire se Fratelli d’Italia, con Forza Italia, entrerà nella nuova maggioranza di governo dell’Europa.

Se ciò accadesse sarebbe importante sul piano politico perché il terzo Paese europeo più importante avrebbe il principale partito di governo in maggioranza a Bruxelles. Un fenomeno che darebbe all’Italia più rappresentanza e anche un peso negoziale maggiore in anni che saranno cruciali per l’economia e la sicurezza europea.

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