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Ma per quali motivi secondo il Movimento 5 stelle il ministro Maria Elena Boschi doveva essere sfiduciata? Dal frastuono mediatico non si comprendevano affatto le ragioni. Così è stato opportuno leggere il testo ufficiale della mozione di sfiducia presentata dal gruppo Pentastellato per comprendere qualcosa in più.

Solo dopo tre letture della mozione si è forse colto il passaggio clou. Eccolo: il “sospetto che, attraverso la sua funzione di governo, il ministro Boschi abbia potuto interagire ovvero influenzare l’intera compagine governativa al fine di perseguire interessi personali e familiari”.

Dunque un “sospetto”. Ovvero una congettura. Una mera ipotesi. Quasi un ghiribizzo. Insomma un capriccio.

Eh sì, perché il ministro Boschi è la figlia di Pierluigi Boschi, già consigliere di amministrazione di Banca Etruria e del Lazio, vicepresidente per otto mesi della banca andata in dissesto.

E quali atti del governo avrebbero favorito l’ex vicepresidente dell’Etruria? Nella mozione grillina non sono indicati.

Si indica invece nel decreto con cui il 22 novembre il governo ha “salvato” 4 istituti di credito (Banca Marche, Banca Etruria, Cari Ferrara e Cari Chieti) l’origine del danno per azionisti e obbligazionisti subordinati. Ma si dimentica di ricordare che senza quel provvedimento sarebbero stati penalizzati pure correntisti e creditori.

I grillini sono talmente dediti ai sospetti che non leggono bene neppure i giornali. Altrimenti avrebbero potuto scovare un appiglietto alle loro congetturine.

Il 10 settembre il governo ha approvato una norma – inserita in un decreto legislativo attuativo della direttiva europea Brrd – che in sostanza non consente più ad azionisti e creditori l’azione di rivalsa nei confronti degli ex vertici delle banche salvate o “risolte” (per approfondimenti e dettagli si può leggere questo articolo di ricostruzione). Un’interpretazione che esponenti dell’esecutivo negano. Prima o poi si capirà quale sia la verità.

Ma posto che la norma ci sia davvero, è arduo sostenere che per quel provvedimento un ministro si debba dimettere perché riguarderebbe indirettamente suo padre.

Certo, non mancano casi di ministri che si sono dimessi prim’ancora di essere stati indagati. E questo andazzo ben poco garantista è stato assecondato pure da Matteo Renzi e dai renziani quando non erano al governo.

Può anche darsi che la mozione di sfiducia respinta sia una vittoria per la maggioranza di governo che così esce più rafforzata e coesa, mentre l’opposizione di centrodestra appare sempre più sbrindellata tra leghisti e fratelli d’Italia tonitruanti, azzurri in stato di confusione permanente e fittiani che non hanno votato la mozione contro il ministro Boschi.

Sarebbero auspicabili anche altre vittorie. Ma all’orizzonte, per il sistema bancario italiano e per i risparmiatori, altre nubi si addensano. Che ne sarà delle altre banche commissariate? E si è consapevoli che da gennaio i “salvataggi” bancari saranno a carico di molti? A pagare i conti delle banche in stato fallimentare, infatti, toccherà agli azionisti prima, agli obbligazionisti poi e, se non fosse sufficiente, interverranno anche i correntisti (quelli che hanno più di 100mila euro di depositi).

Sarebbe dunque opportuno che si smettesse di praticare il penoso sport dello Scaricabarile, com’è avvenuto negli ultimi giorni tra istituzioni e authority. A far caciara bastano i professionisti della ciacola parlamentare.

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