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Quarant’anni fa, il 25 novembre 1975, veniva ufficialmente siglato il Piano Condor con cui le polizie di sette paesi del Sud America, Cile, Argentina, Bolivia, Uruguay e Paraguay, si accordavano, sotto la regia degli Usa di Richard Nixon, per eliminare di lì a poco ogni opposizione politica, sociale, umana.

Oggi, nell’anno del Giubileo straordinario, si è aperto a Roma, quarant’anni dopo l’orrenda carneficina ad opera della carovana della morte, 50 mila persone assassinate, 30 mila scomparse (desaparecidos) e 400 mila incarcerate, come appurato negli Archivi del Terrore scoperti nel 1992 a Asuncion, uno storico processo per crimini di lesa umanità subiti da 42 persone, tra cui 22 di origine italiana, sequestrate, torturate, uccise e scomparse.

Merito del giornalista e scrittore Federico Tulli aver tolto il velo di silenzio, a dir poco omertoso, dell’informazione, con la sua terza coraggiosissima opera Figli rubati: l’Italia, la Chiesa e i desaparecidos, che segue Chiesa e pedofilia (2010) e Chiesa e pedofilia: il caso italiano (2012), sempre per L’Asino d’oro, sui gravissimi, inauditi, atroci misfatti consumati all’ombra dei vari Cuppoloni nel mondo.

E così ora un condor volteggia beato, a suo agio, con ali spiegate sul Vaticano, e forse non per giorni, ricordando con il suo becco rosso ricurvo la scomparsa di una intera generazione di cittadini impegnati nella difesa dei diritti umani e della democrazia, anche grazie al sostegno esplicito e tacito che le gerarchie ecclesiastiche di quei paesi dettero alle dittature criminali del Sud America, a partire dalla spietata giunta militare dell’argentino Jorge Rafael Videla.

Tra le parti civili del processo ci sono quattro quarantenni che – racconta Tulli – furono rubati appena nati alle loro madri internate nei centri di tortura del Condor, e affidati a famiglie contigue ai regimi per essere educati secondo valori occidentali e cristiani. E la loro storia, insieme a quella dei 42 giovani desaparecidos, è stata minuziosamente ricostruita da Tulli nel nuovo, agile e scorrevole libro-inchiesta.

L’indagine parte da Milano dove vivono i parenti di una ragazza, scomparsa nel 1977 e ritrovata nel 2014, i cui nonni dopo aver saputo della sua nascita avvenuta in uno dei lager di Buenos Aires si rivolsero senza successo anche a Jorge Mario Bergoglio, allora capo dei gesuiti argentini. E si sa che i gesuiti sono uno degli ordini religiosi più influenti e potenti, ha rimarcato il giornalista e scrittore argentino Marcelo Figueras, il comportamento allora di Bergoglio è stato perlomeno oscuro.

Il legame tra i sopravvissuti al Condor e il nostro Paese è fortissimo, attualissimo: almeno 70 figli rubati, per Estela Carlotto, presidente delle Abuelas di Plaza de Mayo, che ha ritrovato dopo 36 anni di ricerche suo nipote Guido, vivono in Italia senza conoscere la propria storia e non si riesce ancora a trovarli.

Nella prefazione a Figli rubati, l’avvocato paraguayano Martin Almada, Premio Nobel alternativo per la Pace 2002, racconta come ha scoperto nel 1992 a Asuncion gli Archivi del terrore. Queste carte, circa 700mila documenti ammassati in una caserma di polizia, negli anni hanno consentito a numerosi tribunali di ricostruire parte della storia del Piano Condor e di individuare responsabili dei crimini.

Grazie agli Archivi, il giudice spagnolo Baltazar Garzon riuscì a incriminare il dittatore cileno Augusto Pinochet uno dei registi del Piano, e più di recente il pm Giancarlo Capaldo ha potuto istruire il processo in corso a Roma nell’Aula bunker di Rebibbia. Il 30 settembre 2015, inoltre, Almada, al termine dell’Udienza generale in Vaticano, ha chiesto di persona a Papa Francesco che la Santa Sede apra i propri archivi declassificando i documenti segreti riferiti al Paraguay, all’Argentina, al Cile, alla Bolivia, al Brasile e all’Uruguay.

Il ruolo, spesso ambiguo, della Chiesa cattolica in queste tragiche vicende è poi ulteriormente evidenziato nella postfazione di Simona Maggiorelli: un’inchiesta sulla storia dei 300mila bambini rubati alle donne sovversive nella Spagna franchista, e nei 20 anni successivi alla morte del dittatore fascista avvenuta nel 1975, con la complicità di cliniche gestite da congreghe religiose.

È qui che affondano le radici ideologiche dei furti di neonati perpetrati in America Latina dai fautori del mostruoso Piano Condor, sostiene Tulli che il 18 dicembre sarà insieme a Emiliano Fittipaldi, l’autore di Avarizia, il libro finito sotto l’inquisizione del novello dottore della Chiesa Renato Bellarmino, tra i protagonisti del 12360272_536436326534271_8362977432586910372_n#NoVaticanday per far tornare a volare in alto, forte e sicura, la laicità dello Stato italiano e delle sue istituzioni oggi compromessa dalla vuota asfittica Politica e dall’agonizzante vetusto gotha della Cultura.

Il condor volteggia sul Giubileo con Figli rubati

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