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Sono lontani i tempi in cui la Colombia era territorio di narcos, bombe e cocaina. Dopo 20 anni di trasformazione politica ed economica, la crescita e la prosperità economica si sono fatte spazio, lasciando la violenza come narrazione di fiction e storia degli anni ‘90. La Colombia è un modello economico per tutto il continente, molto più sostenuto e costante delle promesse sfumate dell’emergente Brasile, i cicli dell’Argentina o la narco-economia del Messico. Le cicatrici sociali in Colombia sono ancora presenti, ma l’appeal del Paese sta conquistando investitori di tutto il mondo.

L’Unione europea, per esempio, mantiene buoni rapporti con la Colombia che si traducono in un’area di esportazione per i prodotti colombiani di 9 miliardi di dollari. Grazie a questa relazione, l’Ue partecipa collaborazioni bilaterali tra Ue-Colombia, Ue, Colombia e Perù) su modelli già stipulati con gli Stati Uniti, Canada, Israele e Corea del Sud, come ricorda un report dell’Istituto per gli studi di politica internazionale.

La presenza italiana

E l’Italia non resta indietro. Già da aprile del 2015 il governo italiano era presente in Colombia per studiare le possibilità d’investimenti. Secondo il quotidiano colombiano El Espectador, un gruppo di imprenditori italiani erano in visita in Colombia “alla ricerca di opportunità di investimento in infrastrutture, alimenti e manifattura, vista la crisi economica dei soci tradizionali in Sudamerica”. Da quanto si legge sul Espectador, il viceministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha detto che “i nostri mercati tradizionali stanno chiudendo e i Paesi dell’Alleanza del Pacifico si stanno aprendo. Hanno un ambiente per gli affari più amichevole”.

L’Alleanza del Pacifico

Calenda si riferiva al meccanismo di integrazione formato dal Cile, Colombia, Messico e Perù, quasi tutti Paesi che il premier Matteo Renzi (nella foto con il presidente colombiano Juan Manuel Santos) visiterà nel tour in America latina. L’Argentina e il Venezuela, invece,  soci storici dell’Italia, devono fare i conti con le rispettive crisi.

L’Alleanza del Pacifico è un’organizzazione nata nel 2011 che cerca di promuovere un’integrazione maggiore tra gli Stati firmatari (Cile, Messico, Perù e Colombia) in materia di libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone, oltre a proposti come una piattaforma strategica verso l’Asia-Pacifico. L’obiettivo è attrarre investimenti da e verso Cina, Giappone e Corea del Sud.

Materia prima e tecnologia

In Colombia ci sono molti spazi per gli investimenti italiani in materia di infrastruttura viaria; un settore nel quale sono stati stanziati circa 20 miliardi di dollari. Inoltre, ci sono importanti investimenti nel settore agroindustriale, biomedico, energia, gioielleria e manifattura. “Colombia ha la materia prima (…) noi la tecnologia”, ha aggiunto Calenda all’Espectador. L’ufficio a Bogotà dell’Istituto per il commercio estero ha ricevuto fino al 2014 circa 200 richieste di imprese italiane per aprire nel Paese sudamericano.

Imprese italiane in Colombia

Secondo l’Ispi, “l’Italia ha posto la Colombia al centro delle proprie strategie latinoamericane”. Tra le principali aziende italiane che sono presenti in Colombia ci sono molte attive nei settori delle infrastrutture, delle energie convenzionali e delle rinnovabili. Nel 2014 l’Italia aveva uno scambio commerciale con la Colombia di 1,44 miliardi di euro, circa il 29,5% in più rispetto al 2013. “Le esportazioni italiane sono state 727,2 milioni di euro, mentre le importazioni italiane 712,4 milioni di euro”, precisa il report Ispi. I dati di Sace rivelano che i principali investitori sono Enel (attraverso Endesa), Assicurazioni Generali, Impregilo, Petreven, Saipem, Fiat/Alfa Romeo, Iveco, Maserati, Piaggio, Ducati, Benetton, Diesel, Zegna, Max Mara, Dolce & Gabbana, Flos, Guzzini, Kartell, Natuzzi, Ferrero, Lavazza, Illy, Segafredo, Cirio, Barilla, De Cecco.

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