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Grecia al voto, per la seconda volta in otto mesi e per la quarta in tre anni, con la schizofrenia dei sondaggi: su cinque, ben tre danno alla pari i due maggiori partiti, uno dà Syriza in vantaggio e un altro i conservatori di Nea Dimokratia. Ma, visto il precedente del referendum di luglio, quando tutti davano per certa la vittoria del sì e poi trionfò il no con i 61%, in pochi ci credono. “Il desiderio del nostro popolo è per la vita, per il diritto e la dignità”, ha detto l’ex premier Alexis Tsipras chiudendo la campagna elettorale assieme al leader di Podemos Pablo Iglesias.

LE PAROLE DI ALEX

Il dilemma delle urne, è la tesi del 40enne ingegnere che nei giorni scorsi ha ricevuto anche l’endorsement della sinistra italiana con Fassina e L’Altra Europa, è se consentire alla Grecia di “tornare indietro o continuare lungo il grande sforzo che ha avuto inizio nel mese di gennaio, per far tornare alla dignità il nostro paese”. Tsipras ha già chiuso ad una eventuale collaborazione con i conservatori di Nea Dimokratia guidati dall’ex presidente della Camera e ministro della Difesa Vaghelis Meimarakis (nella foto). Se non dovesse raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi, come è molto probabile, sceglierà l’alleanza con la destra di Anel, guidata dall’effervescente Panos Kammenos (dato però al limite dell’eleggibilità al 3%), con cui ha già condiviso l’esperienza di governo.

L’ARRINGO DI MEIMARAKIS

Il silenzio elettorale è stato preceduto dall’arringa di Meimarakis contro Tsipras, i cui ministri “hanno speculato sulle loro posizioni per trarre vantaggi dai fondi di investimento”. Dai microfoni di Skai Tv il leader dei conservatori ha sottolineato che “ci sono persone di Tsipras nella lista Lagarde degli illustri evasori”. Una stoccata anche all’ex ministro dell’economia Yanis Varoufakis, di sui Tsipras si era invaghito “perché non sapeva di economia e il negoziato è durato così a lungo perché non conoscevano i problemi”. Per poi citare “la morale di sinistra che si trasforma in convenienza”, come dimostrano le vacanze di Tsipras ospite dell’oligarca Martinos nella lussuosa villa di Capo Sounio, le cui foto hanno fatto il giro del mondo.

LE AMBIZIONI DEL PASOK

“Saremo terza forza per la stabilità politica”, promette la neo segretaria dei socialisti del Pasok, Fofi Gennimata, anche se tutti i sondaggi danno al terzo posto Alba Dorata. Il partito che in quattro anni è passato dal 30% al 4% delle ultime elezioni, corre in tandem con la sinistra democratica di Dimar e per la prima volta in trent’anni non avrà alcun candidato della famiglia Papandreou, il cui capostipite Andreas fondò il Pasok agli inizi degli anni ottanta. “E’ una battaglia cruciale per il centro-sinistra e per la Grecia. Il Paese lunedì prossimo avrà bisogno di un governo stabile e di quattro anni”, promette. Proprio il Pasok, in caso di primato da parte dei conservatori di ND, è il maggior candidato a fare un’alleanza trasversale con i conservatori, assieme ai centristi di Potami. Questi ultimi, guidati dal giornalista televisivo Stavros Theodorakis, puntano al 10% grazie a liste completamente nuove, con candidati che si affacciano per la prima volta ad un competizione elettorale: giornalisti, scrittori, artisti e intellettuali secondo lo stile del leader, che ha affrontato la campagna girovagando per la Grecia con un monovolume e in t-shirt.

LE PREVISIONI

“Se vincerà Tsipras non ci sarà alcun governo”, punge ancora Meimarakis, con il rischio concreto di nuove elezioni. Infatti, secondo la peculiare norma in vigore in Grecia, a spoglio ultimato il Presidente della Repubblica conferisce il mandato esplorativo al leader del primo partito, che ha settantadue ore per provare a formare un governo. In caso di insuccesso, il mandato passa al secondo classificato e poi al terzo. Se nessuno dei tre riesce a comporre una maggioranza in grado di dare al paese un esecutivo che superi i 151 seggi parlamentari (la metà più uno), ecco il ricorso alle seconde urne, così come avvenuto nel 2012. Si vota oggi dalle 7 alle 19, le 18 in Italia.

twitter@FDepalo

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