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Taiwan resta uno degli elementi critici tra Stati Uniti e Cina: la relazione tra le due potenze viva una fase di recupero – come dimostrano anche gli incontri programmati in questi giorni – ma il destino dell’isola rischia di essere un argomento intoccabile. Ne parleranno anche il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, e il capo della diplomazia cinese, Wang Yi, nel loro faccia a faccia thailandese. Ma intanto, resta argomento di tensione: l’ultima in ordine di tempo è collegata alla presenza dello USS John Finn, tra le acque dello stretto che separa l’isola dal mainland. Per Pechino, il cacciatorpediniere Classe Arleigh-Burke ha “abusato del diritto internazionale”, continuando un modello di “pericolose provocazioni” in Asia orientale.

Mentre il transito del John Finn dello Stretto di Taiwan è stato il primo del 2024, le navi da guerra e gli aerei da guerra statunitensi viaggiano regolarmente attraverso e sopra il corso d’acqua. Nel 2023, le navi della US Navy e della Guardia Costiera e gli aerei da ricognizione della Marina hanno effettuato 11 transiti dello stretto, secondo un database tenuto da Collin Koh, ricercatore presso la S. Rajaratnam School of International Studies di Singapore. Contemporaneamente, la Cina ha alzato la quantità di esercitazioni attorno all’isola, con sconfinamenti e violazioni della linea mediana di separazione territoriale informale più soventi.

Il ministero della Difesa cinese ha detto che Washington stava viaggiando sul filo del rasoio, chiedendo un cambiamento di comportamento “necessario per evitare incidenti marittimi e aerei”, ha commentato il portavoce del ministero. “La causa principale dei problemi di sicurezza marittima e aerea Cina-USA risiede nelle molestie e nelle provocazioni dell’esercito degli Stati Uniti sulla soglia di casa della Cina, impegnandosi in attività prolungate, estese e ad alta frequenza nelle aree marittime e aeree che circondano la Cina”.

All’inizio di questo mese, il comandante del Comando Indo Pacifico degli Stati Uniti, l’ammiraglio John Aquilino, ha messo in guardia sul fatto che Pechino avrebbe presto reagito alle elezioni taiwanesi – vinte da William Lai del Partito democratico progressivo, accusato dal Partito/Stato di essere un separatista. Per il comandante americano, Pechino avrebbe sfruttato la situazione per accusare gli Stati Uniti – che rivendicano il passaggio all’interno delle acque dello stretto tra le attività di libera navigazione (acronimo tecnico: FONOPs) – di alzare le tensioni. Per Aquilino, avrebbero diffuso anche ricostruzioni alterate e disinformazione.

“Non credo che la disinformazione della Repubblica popolare cinese sarà efficace nel breve termine, perché Taiwan è consapevole della minaccia e considera una priorità assoluta prevenirne la diffusione”, spiega James Lee, dell’Institute of European and American Studies at Academia Sinica.

“Sono più preoccupato per il medio-lungo termine, perché c’è il rischio che gli ambienti politici statunitensi chiedano sempre di più un ridimensionamento, che implicherebbe un disimpegno da Taiwan, e queste richieste potrebbero intrecciarsi con le narrazioni degli scettici verso gli Stati Uniti a Taiwan e fare pressioni sul governo taiwanese affinché tratti con Pechino per evitare la guerra”, commenta con Formiche.net a margine di un incontro organizzato a Roma da Geopolitica.info e il Taiwan Studies Center della Sapienza.

Mentre è costante l’attività di propaganda cinese su Taiwan, cresciuta sensibilmente nella fase pre-elettorale anche con l’utilizzo di campagne AI-generated, diventate ormai prassi quasi ordinaria con lo sviluppo dei più evoluti sistemi LLM e tema centrale per la sicurezza nazionale dei singoli Paesi.  “Come altri Paesi, Taiwan deve affrontare i rischi derivanti dai progressi dell’intelligenza artificiale, che Pechino potrebbe sfruttare per diffondere disinformazione”, riflette Lee, che aggiunge: “Credo che Taiwan stia studiando attentamente la resistenza dell’Ucraina all’aggressione russa per capire le lezioni tattiche da trarre per difendersi dall’aggressione della Repubblica popolare cinese”.

È il tema della guerra ibrida e asimmetrica, che pesa già da ani su Taiwan: “Per esempio – continua il ricercatore – la difesa asimmetrica, in particolare la guerra con i droni. Ma c’è anche una tendenza preoccupante riguardo alla narrazione che si sta diffondendo secondo cui la guerra tra Russia e Ucraina dimostrerebbe l’inaffidabilità degli Stati Uniti. Nel complesso, il mancato raggiungimento degli obiettivi iniziali da parte della Russia nell’invasione dell’Ucraina, unito alla durata della guerra senza un risultato decisivo, dimostra quanto sarebbe difficile per Pechino prendere il controllo di Taiwan, che è tatticamente e operativamente molto più impegnativo”.

Tra propaganda e guerra ibrida, Taiwan resta centrale per Usa e Cina

Di Gabriele Carrer e Emanuele Rossi

“Come altri Paesi, Taiwan deve affrontare i rischi derivanti dai progressi dell’intelligenza artificiale, che Pechino potrebbe sfruttare per diffondere disinformazione”, spiega James Lee, dell’Institute of European and American Studies at Academia Sinica. E Taipei studia le evoluzioni sull’Ucraina

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