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Il Pacchetto “Unione dell’Energia”, inviato al Consiglio europeo ed al Parlamento dalla nuova Commissione europea, sorge sul fallimento della precedente Politica Energetica per l’Europa (PEE), approvata nel 2007 e formalizzata nel 2009 con il “Pacchetto Clima-Energia” che, di fatto, se “da un lato, ha inciso sull’assetto dei sistemi energetici nazionali, specie per lo sviluppo delle nuove rinnovabili, dall’altro, non è stato in grado di conseguirne il principio ispiratore: il completamento del mercato unico.”

VERSO UN NUOVO FALLIMENTO?

I mercati europei elettrici e del metano restano “in larga parte una sommatoria di mercati nazionali/regionali tra loro debolmente integrati; con scambi fisici tuttora irrisori; differenti regole e meccanismi di funzionamento dei mercati; un’ampia divergenza dei prezzi interni, anche a motivo delle diverse pressioni fiscali”. Un fiasco che ha portato al “ritorno degli Stati, volto a rimediare a fallimenti del mercato, con politiche nazionali tese ai loro interessi interni e tra loro scoordinate, divergenti, conflittuali.”

Con l’Unione dell’Energia, la Commissione Europea tenta “di imprimere un cambio di passo nell’azione comunitaria” ma resta da vedere “se la proposta […] possa costituire, al di là della nuova sigla, una risposta valida alle criticità, contraddizioni, errori” emersi negli anni passati. Una perplessità legittima in ragione dei forti elementi di criticità già riscontrabili nel nuovo documento.

LE OPPORTUNITA’ MANCATE

Una prima carenza viene individuata nell’“assenza di ogni contestualizzazione storica di quel che si propone” ed in particolare degli effetti del controshock petrolifero sui prezzi elettrici. Minori prezzi del petrolio e del metano hanno infatti “conseguenze diversificate in funzione dell’utilizzo e del relativo mix di fonti primarie, ma anche del meccanismo di formazione del prezzo all’ingrosso e del suo peso sui prezzi finali.”

In altri passaggi è possibile, invece, riscontrare una “vaghezza delle proposte”. Nei confronti dei consumatori vulnerabili, ad esempio, si “sostiene la necessità, in nome del mercato, di «eliminare progressivamente i prezzi regolamentati» salvo proporre una nuova «tariffa solidale» o uno «sconto sulle bollette energetiche»” che equivarrebbe a porre un prezzo politico e non di mercato.

Dubbi sulla capacità della Commissione di dar seguito ai propri intendimenti derivano poi dallo “stato dell’arte ed efficienza dei mercati”, in ragione della debolezza del sistema energetico europeo e di politiche nazionali che perseguono meccanismi di mercato divergenti, nonché dal “convincimento […] che il «settore privato sosterrà gran parte» dei 1.000 mld. euro di investimenti ritenuti necessari entro il 2020”.

Anche gli obiettivi di decarbonizzazione presentano delle incongruenze. La Commissione ribadisce infatti la centralità del sistema di scambio di emissioni, ma “non dedica parola al fatto che, per ovviare alle inefficienza dell’ETS, nel frattempo diversi Stati membri […] hanno introdotto meccanismi riconducibili a una carbon tax”.

UNA STRADA ANCORA LUNGA VERSO IL MERCATO UNICO DELL’ENERGIA

Secondo Clô e Zorzoli, infine, non potrà esserci un’Unione dell’Energia se non si porrà mano all’“inefficiente governance energetica europea” la cui disordinata architettura è “articolata in (almeno) quattro sfere decisionali (concorrenza, ambiente, energia estero) ciascuna dotata di una propria autonomia e demandata ad una gran pletora di istituzioni e soggetti.”

Senza “disconoscere il ruolo preminente che una politica autenticamente europea potrebbe/dovrebbe avere nello sviluppo del sistema energetico europeo”, la nuova strategia così come presentata pare quindi inadeguata agli obiettivi preposti. “Il documento della Commissione va quindi preso con beneficio d’inventario” – concludono gli autori – “nel convincimento che la fretta nel redigerlo e, soprattutto, l’errata scelta di glissare sui punti più controversi abbiano fatto premio sulla ponderazione dei problemi da affrontare e delle più appropriate soluzioni con cui darvi risposta”. Una speranza di non dover constatare ancora una volta che “nella politica energetica europea «plus ça change, plus c’est la même chose».”

Per una maggiore completezza dei contenuti e accuratezza dei dati si rimanda alla versione originale; ogni eventuale discrepanza è da attribuirsi alla Redazione della Rivista Energia.

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