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Ricorre oggi il 61° anniversario della scomparsa di Alcide De Gasperi, la figura più rappresentativa con Luigi Sturzo della storia del cattolicesimo politico e del “popolarismo” in Italia. Mons. Galantino della Cei e il prof. Ippolito hanno con tanta passione e spiccato senso della verità ricordato la figura e l’opera dello statista trentino. Abbiamo avuto modo di apprezzare tramite Formiche il pensiero del prof. Ippolito, che con acuta intuizione si è intrattenuto sulla riscoperta degli ideali del “popolarismo”, che con quelli socialisti hanno consentito la costruzione della democrazia in Italia. Dopo la (falsa) rivoluzione giudiziaria del 1992-94 i partiti politici, impegnati nel governo del Paese, hanno avuto la presunzione di poter fare a meno della cultura politica, che poi è cultura di governo, immaginando che il solo pragmatismo economico-finanziario potesse bastare a governare. La cosiddetta fine delle ideologie è stata intesa come morte di ogni ideale politico ed etico, tralasciando che per guidare una comunità, dalla più piccola alla più estesa, le “utopie” servono e non se ne può fare a meno. Sono fondamentali se hanno la loro origine in una cultura consolidata ed evoluta nel tempo. Infatti, due modelli storici, dopo l’esperienza liberale del “risorgimento”, hanno fatto nascere e crescere la democrazia in Italia: cattolicesimo politico e socialismo. Sono riproponibili oggi? Non certo nella forma passata, sic et simpliciter, ma coerenti con la complessità della società contemporanea, del cosiddetto villaggio globale, della globalizzazione. Il cattolicesimo politico, considerato oggi da alcuni residuale e poco utile, non ha fiaccato il pensiero né il credo nel “popolarismo”, anzi, sta rafforzando la convinzione in tanti che le scaturigini di questo originale paradigma politico siano necessarie per il buon governo dell’Italia, non a caso molti ne stanno discutendo  con particolare interesse. Il movimento politico dei cattolici attraverso decenni ha contribuito con caparbietà a ricercare la costruzione di un equilibrio possibile, imperniato su due pilastri: da una parte pace e giustizia sociale, dall’altra il bene comune. Il ricordo non può che andare a quel mirabile storico documento chiamato Codice di Camaldoli del 1943, programma sociale ed economico della DC di Alcide De Gasperi quando arrivò al governo dopo le prime libere elezioni politiche del 1948, e che procurò diffuso benessere agli italiani. Non si comprende perché oggi quella prospettiva politica, nata e cresciuta avendo come orizzonte il personalismo e l’economia sociale di mercato (economia mista), sia stata cancellata e ritenuta ininfluente, al punto da non avere più nel Parlamento italiano una rappresentanza organizzata di cattolici in politica. Beppe del Colle, noto giornalista torinese e seguito editorialista di Famiglia Cristiana, già nel 2003 si intratteneva sulla irrilevanza dei cattolici in politica e sulla sostanziale uguaglianza che esisteva tra destra e sinistra, concludendo: “Resta un fatto: post-comunisti e post-fascisti sono comunque vivi e vegeti, pur con gli orrori del loro rispettivo passato, mentre i cattolici(che nel loro passato non hanno né gulag né lager) non hanno più un partito di riferimento forte e ideologicamente autonomo, sulla base della dottrina sociale della Chiesa. Non è un curioso destino?” L’interrogativo di del Colle non ha mai avuto risposte degne, neppure  da chi dovrebbe e continua, invece, a tacere. Oggi in occasione del ricordo del grande Alcide De Gasperi ci sono autorevoli personalità, Mons. Galantino e il prof. Ippolito, che finalmente levano alta la loro voce,  indicando nello statista trentino e nelle Sue idee un esempio da seguire, per riscoprire la vera e buona politica.

Mons. Galantino, il prof. Ippolito e il ricordo di De Gasperi

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