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Non è un incontro come tanti, quello che oggi vede di nuovo faccia a faccia Barack Obama e Benjamin Netanyahu. Il presidente americano e il premier israeliano si rivedono per la prima volta dopo la firma (e le tensioni, mai sopite del tutto) dell’accordo nucleare tra Teheran e le potenze del gruppo 5+1. E se, da un lato, sarebbe lecito immaginare scintille tra i due, dall’altro, il pragmatismo della speciale relazione tra i due Paesi può prendere di nuovo il sopravvento.

DI COSA PARLERANNO

Sul tavolo, spiega il Washington Post, ci saranno diversi temi: “Un piano per contrastare il sostegno iraniano a Hezbollah e Hamas; gli sforzi di Mosca e Teheran per puntellare il presidente siriano Bashar al-Assad; e misure che potrebbero dimostrare l’impegno di Netanyahu a una soluzione per “la creazione” di due Stati, anche in assenza di negoziati con l’Autorità palestinese”. Ma anche la buona volontà manifestata da Israele, che ha accettato la proposta giordana di piazzare telecamere che controllino la zona calda di Temple Mount. Tuttavia, spiega ancora il quotidiano della capitale federale, il dossier più importante riguarderà “il memorandum di 10 anni d’intesa sulla cooperazione militare tra i due Paesi”. In particolare si discuterà sul sostegno alla difesa di Gerusalemme da parte di Washington. Israele riceve già 3 miliardi di dollari all’anno in aiuti militari, a cui si sommano altre spese, come il sistema di difesa missilistico Iron Dome. L’accordo scade nel 2017 e, secondo la testata, Netanyahu intende chiedere un consistente incremento di risorse.

TENSIONI DA PARTE

Per Politico, i due leader riusciranno a mettere da parte i loro rapporti personali, notoriamente non buoni, e voltare pagina dopo i pesanti disaccordi esplosi a luglio scorso, durante il tour statunitense del premier israeliano, quando Netanyahu criticò in modo aspro e pubblico la linea americana sul deal nucleare. Nonostante le divergenze d’opinione, prosegue il magazine, “durante il dibattito sul problema nucleare iraniano il presidente Obama non solo ha promesso per iscritto al deputato repubblicano Jerrold Nadler e ad altri” di non dimenticare “i problemi di sicurezza e i bisogni d’Israele”, ma è anche “in debito con i democratici che lo hanno sostenuto sul dossier Teheran e “che vogliono ponga fine alle tensioni” con Gerusalemme. Allo stesso modo, sottolinea l’analisi, “Netanyahu ha bisogno soprattutto ora, di fronte ad attacchi quotidiani, di dimostrare che Israele non è solo e che gli Stati Uniti sono al suo fianco”. Ciò non significa, rileva Politico, che la loro discussione privata sia facile”. Tuttavia, “quando è il momento di avere il supporto dei partner”, gli Usa “possono contare su Israele”, che rimane un “pilastro in Medio Oriente”, nonostante “le differenze”.

RAPPORTI FREDDI

Al di là dei convenevoli, chi si aspetta però che la coppia cambi passo anche sul lato personale resterà deluso, argomenta il New York Times. “Pochi credono che il loro rapporto possa” essere un’amicizia. Alla base della loro lontananza, ci sono “diverse visioni del mondo”. Obama “vede Netanyahu come” l’interprete di “una linea dura” che “blocca il progresso”. Netanyahu considera invece il presidente americano “disperatamente ingenuo”.
Se per il Wall Street Journal il meeting sarà un’occasione per “mettere una toppa” ai legami tra i due Paesi, chiosa l’israeliano Ynet News, l’incontro può anche essere proficuo” per i due leader sul piano politico personale e bilaterale, ma “non aggiungerà nulla alla loro relazione inesistente”.

Che cosa si diranno (e cosa no) Obama e Netanyahu

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