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Subbuglio sul futuro della Italcementi ora tedesca. Gli addetti ai lavori avevano assicurato che non ci sarebbero stati tagli occupazioni dopo l’acquisizione da parte del gruppo Heidelberg. Ma ora, secondo i sindacati, lo scenario è diverso.

LE PROTESTE DEI SINDACATI

«Hanno iniziato dalla fine, chiedendo gli ammortizzatori sociali prima ancora di aprire le trattative, e con una divisione in due della procedura, tra cessazione e riorganizzazione, che di fatto spacca il gruppo – sottolinea Danilo Mazzola della Filca Cisl – E questo a fronte di un piano industriale che ancora non c’è perché l’azienda sostiene che i tedeschi non hanno ancora fatto sapere niente. Invece è necessario avere chiarezza». L’incipit è di un pezzo uscito sul Corriere della Sera, edizione di Bergamo, venerdì 16 ottobre. Ed esprime tutte le preoccupazioni dei sindacati – non solo Filca Cisl ma anche Fillea Cgil e Feneal Uil – sui progetti della tedesca Heidelberg che quest’estate ha conquistato l’italiana Italcementi, facendo sperare in un risanamento di una società ormai sfiancata, risanamento che passerebbe però attraverso un ingente taglio di posti di lavoro: i due terzi dell’attuale forza lavoro. I sindacati passano al contrattacco e chiedono che Bergamo resti la testa della conglomerata italo-tedesca per il Sud Europa.

CIGS O NON CIGS

L’oggetto del contendere è innanzitutto la richiesta nuovi ammortizzatori sociali invece della Cigs – che non può essere rinnovata – per 440 dipendenti in scadenza il prossimo 31 gennaio. “Una delle ipotesi – si legge in una nota congiunta delle sigle sindacali – potrebbe prevedere l’utilizzo della Cigs per cessazione totale attività per gli stabilimenti di Monselice e Scafa, già sospesi da anni, nonché la cessazione parziale per gli stabilimenti di Castrovillari, Sarche di Calavino e Salerno che si potrebbe concludere a gennaio 2017”, cioè a riorganizzazione completata.

CONSOLIDAMENTO NECESSARIO

Eppure all’indomani della fusione tra Italcementi e la tedesca Heidelberg il mercato aveva brindato all’operazione. Il settore del cemento in Europa è in una fase generale di consolidamento e a fare da apripista al processo è stata appunto la fusione, entrata nella fase finale a giugno, tra la svizzera Holcim e la francese Lafarge che hanno dato vita a un colosso di dimensione doppia rispetto al diretto inseguitore. Il cemento è un comparto in cui più che l’innovazione contano i grandi numeri e le economie di scala.

PROBLEMA OCCUPAZIONE, VISIONI CONTRAPPOSTE

Ora però che il rischio della perdita di posti di lavoro si fa concreto. Eppure ad agosto un esperto vicino al dossier aveva assicurato a formiche.net che “anche secondo la Commissione Antitrust il mercato della cementiera è un mercato locale, sarebbe assurdo che Heidelberg avesse comprato una quota importante di Italcementi per chiudere gli stabilimenti italiani e trasportare in Italia il cemento dalla Germania: non sarebbe conveniente”. “Le uniche zone di sovrapposizione – continuava la fonte – sono il Belgio e in parte gli Usa dove sarà l’Antitrust a imporre eventuali vendite. Ma per l’Italia questa fusione è neutra dal punto di vista occupazionale: le uniche posizioni a rischio sono quelle funzionali, la finanza di Italcementi era già basata a Parigi e potrebbe diventare tedesca o Heidelberg potrebbe spostare la propria nella capitale francese, ma i 19500 dipendenti su 20mila che sono nelle unità produttive possono dormire sonni tranquilli”.

Heidelberg-Italcementi, occupazione a rischio?

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