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Nunzia De Girolamo aveva detto a Panorama: la prossima uscita da Ncd sarà quella di Gaetano Quagliariello. Oggi il vaticinio si è realizzato. Quagliariello si è dimesso da coordinatore nazionale di Ncd, ha rivelato Monica Guerzoni sul sito del Corriere della Sera. L’ex ministro delle Riforme nel governo Letta – ha scritto il Corriere.it – ha inviato una lettera riservata e personale al leader del suo partito: «Caro Angelino, sono cosciente della natura fiduciaria del mio incarico di coordinatore nazionale…».

Le dimissioni dell’ex ministro ed ex esponente di Forza Italia e del Pdl potrebbero essere il preludio della formazione di un nuovo movimento. Quagliariello, comunque, si dice disponibile ad affrontare «momenti di dibattito pubblico».  Ma a una condizione, secondo l’ex coordinatore del Nuovo Centrodestra: uscire dal governo Renzi. Ipotesi improbabile, vista direzione di marcia di Alfano ma anche di Fabrizio Cicchitto e di Beatrice Lorenzin, ad esempio. “Non trattengo nessuno”, ha chiosato Alfano alla notizia delle dimissioni del coordinatore di Ncd.

La decisione di Quagliariello segue un’altra dimissione che non è passata inosservata in Area Popolare negli scorsi giorni: quella di Giuseppe Esposito da coordinatore Ncd di Salerno. Una carica territoriale ma di un esponente di rilievo del partito guidato da Alfano. Esposito, oltre che vicepresidente del Copasir, e forzista della prima ora, è da tempo considerato vicino a Renato Schifani, un altro dei fondatori di Ncd che ora sembra defilato.

In verità, al di là dei casi personali, è la prospettiva politica che anima il dibattito nel partito di Alfano. L’alleanza con il Pd renziano ha un futuro? Sì o no? Su queste domande Ncd-Area Popolare si interroga da tempo. C’è chi – specie i membri del governo a partire da Alfano, ma non solo – risponde di sì perché ritiene che il governo Renzi sta realizzando progetti e riforme tipiche del centrodestra che i governi di Berlusconi non hanno messo in pratica (dalle riduzioni fiscali attuate e promesse, ad esempio sulla prima casa, al Jobs Act, fino al superamento del bicameralismo paritario). C’è invece un’altra componente del partito che, a partire dal ddl Cirinnà ma non solo, risponde di no: dobbiamo tener fede al nome (Nuovo Centrodestra) e dunque trovare punti di convergenza con altri partiti dello schieramento anti Pd per i prossimi appuntamenti elettorali, a partire dalle politiche, ma anche dalle amministrative.

In questo scenario, può essere dirimente il caso di Milano. Dove non è svanita l’ipotesi di Maurizio Lupi di Ncd come candidato unitario per il centrodestra, sostenuto anche da Forza Italia e dalla Lega. Il sì del Carroccio di Matteo Salvini sul nome di Lupi ci sarebbe solo se l’ex ministro delle Infrastrutture, ed esponente di peso della galassia ciellina, lasciasse Ncd: “Mai con Alfano”, è il mantra ripetuto con ossessione dal leader leghista.

Il nodo, dunque, è politico e strategico. Certo, poi ci sono gli spifferi secondo cui la decisione di Quagliariello è il frutto anche di aspettative (quella ad esempio di rimpiazzare il ministro Maria Carmela Lanzetta al dicastero degli Affari regionali) che non si sono avverate per l’ex ministro delle Riforme nel governo Letta. Ma al netto di maliziosità, in Area Popolare si scrutano da un lato con interesse dall’altro con apprensione le manovre di altri potenziali interlocutori. Se gli alfaniani hanno notato con favore come Flavio Tosi con la sua pattuglia di sette parlamentari aderenti a Fare! ha dichiarato di voler sostenere le riforme del governo Renzi (annuncio accolto con stupore sia dai Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto sia dallo stesso Quagliariello, che pure aveva ospitato Tosi alla summer school di Magna Carta a Frascati), i vertici di Ncd osservano con sentimenti ambivalenti le mosse di Denis Verdini e della sua Ala.

I verdiniani irrobustiscono la componente moderata dello schieramento che sostiene il governo, consolidando così la prospettiva di una sorta di listone Moderati con Renzi – idea sulla quale starebbero lavorando Fabrizio Cicchitto e Sergio Pizzolante all’interno di Area Popolare – che potrebbe affiancare il Pd renziano specie se l’Italicum contemplerà il premio di maggioranza alla coalizione e non al partito vincente come prevede l’attuale stesura della legge elettorale in cantiere. Ma al contempo – si mormora tra Ncd e Udc – il rischio per l’attuale Area Popolare è quello di vedersi affievolire il peso – anche mediatico – a favore di Verdini e dei verdiniani, che in molti considerano più in sintonia con i renziani rispetto agli alfaniani.

La galassia moderata e popolare, come si vede, è in movimento.

Che succede in Area Popolare?

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