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New Delhi intende controbilanciare l’attività di presenza militare di Pechino nell’Oceano Indiano. Anche per questo ha ampliato il raggio delle missioni navali al Mar Cinese. L’India, avvolta dal mare su tre lati, sta riscoprendo la dimensione navale come misura della propria proiezione geostrategica. E lo sta facendo quasi forzatamente: perché la geopolitica marittima è elemento cruciale nelle dinamiche indo-pacifiche e indo-mediterranee; perché la Cina — che si è attivata nei porti in Sri Lanka, Maldive e isole dell’Indiano — impone un certo ritmo.

Tre navi da guerra della marina indiana sono arrivate lunedì a Singapore, per partecipare a manovre con Paesi “amici” all’interno di un bacino — il Mar Cinese Meridionale — dove una Pechino belligerante è sempre più assertiva nelle controversie territoriali con i vicini, soprattutto con le Filippine. Il dispiegamento operativo a lungo raggio indiano è composto dal cacciatorpediniere lancia missili guidati Delhi, della nave da supporto logistico Shakti e dalla corvetta da guerra antisommergibile Kiltan, mosse sotto il comando della Flotta Orientale.

Alla fine di marzo gli indiani avevano osservato le operazioni di quattro navi cinesi da “ricerca oceanografiche” nella regione dell’Oceano Indian, IOR. Si scrive tra virgolette il ruolo di quelle navi perché Pechino lo definisce in tale modo nascondendo spesso la reale attività di spionaggio che conducono attraverso le loro apparecchiature. Gli indiani dicono che erano lì per tracciare alcuni loro test missilistici balistici, e probabilmente stavano anche mappando dati oceanografici e altri informazioni utili per la navigazione e le operazioni sottomarine della marina cinese. È uno dei vari esempi delle cosiddette “gray zone operations”, dove mezzi militari o dual-use sono impiegati appena al di sotto del livello delle attività di conflitto.

La marina di New Delhi descrive l’invio delle tre navi come un metodo per “rafforzare ulteriormente l’amicizia e la cooperazione di lunga data tra le due nazioni marittime attraverso una serie di impegni e attività”. I due Paesi hanno solide relazioni che coprono tre decenni di cooperazione, coordinamento e collaborazione con visite regolari devi rispettivi comandi militari, scambio di best-practice e accordi di formazione reciproca.

Con una Cina aggressiva che figura “in alto sui propri schermi radar”, per dirla come il Times of India, New Delhi ha costantemente aggiornato i legami di difesa con i paesi dell’Indo Pacifico come Singapore, Vietnam, Indonesia e Filippine anche attraverso regolari esercitazioni congiunte, scambi militari e programmi di formazione. Con questo scopo, nel maggio dello scorso anno è stata condotta anche la prima esercitazione marittima Asean-India.

Queste attività anche altri due scopi. In primis, l’India vuole anche aumentare le forniture di armi ai paesi dell’Asean dopo aver iniziato le consegne dei missili da crociera supersonici BrahMos alle Filippine il mese scorso, nell’ambito dell’accordo da 375 milioni di dollari firmato nel gennaio 2022. Inoltre l’India dimostra proattività nella regione in cui sta prendendo forma un altro minilaterale, noto come “Squad”, dove i membri del Quad – Usa, Giappone e Australia – hanno aggiunto le Filippine e tolto gli indiani. L’attività nel Mar Cinese, area in cui Manila vede l’aumento dell’aggressività cinese, riporta New Delhi al centro delle dinamiche.

L’India invia navi nel Mar Cinese. Ecco perché

Tre navi militari indiane sono a Singapore per esercitazioni. New Delhi bilancia la presenza cinese nell’Oceano Indiano, promuove la propria industria della difesa, riprende la scena nel Mar Cinese (dove si muove lo “Squad”)

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