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A volte anche solo con l’uso della terminologia si evidenziano le reali intenzioni di un progetto politico. È il caso, nello specifico, della nuova frontiera della sinistra italiana annunciata pomposamente a Bologna nei giorni scorsi dai vari leader di questo cartello elettorale. Perché quando si evoca, e si teorizza – per il nostro paese e non per le vicende francesi – il progetto di un nuovo e rinnovato “Fronte Popolare”, inevitabilmente il pensiero corre al 1948. E non perché, come ovvio e scontato, si ripropone quella situazione storica e politica ma, semmai, per ricordare che quella era e resta la stella polare che deve orientare il comportamento politico concreto della sinistra italiana nelle sue multiformi espressioni anche nella società contemporanea.

Ora, il progetto del “Fronte Popolare” si manifesta concretamente in due condizioni storiche e politiche. O quando ci si allea a prescindere per combattere un’emergenza in atto che rischia di mettere definitivamente e irreversibilmente in crisi un paese e uno Stato – di fronte ad una dittatura o ad un regime illiberale, dispotico e tirannico – oppure quando c’è un nemico politico implacabile che occorre combattere senza tentennamenti ed inutili distinguo.

Ed è all’interno di questa seconda ipotesi che si colloca la proposta del cartello delle sinistre italiane culminato con l’incontro a Bologna delle varie sigle e partiti di sinistra e patrocinato dal presidente dell’Anpi nazionale Pagliarulo. Un progetto che, come da copione, è frutto e conseguenza della massiccia radicalizzazione del conflitto politico nel nostro paese che non può che portare alla costruzione di cartelli elettorali dominati da un odio implacabile nei confronti dell’avversario-nemico. Un nemico che, di conseguenza, non può che essere annientato a livello politico e demolito a livello culturale e, purtroppo, anche personale.

Ed è appena sufficiente ascoltare le dichiarazioni quotidiane dei leader delle varie sinistre raccolte sotto l’ombrello del nuovo “Fronte popolare” per rendersi conto che la regola che ispira una vera, sana e trasparente democrazia dell’alternanza – propria di un sistema democratico e costituzionale – è destinata ad essere sacrificata sull’altare del nuovo progetto che avrebbe il merito di salvare il paese dal nemico della democrazia e per la difesa del progresso, della civiltà e delle libertà contro le barbarie e l’ormai imminente oscurantismo.

Appunto, come avvenne nel lontano 1948 da parte del “Fronte popolare” originario guidato dai comunisti di Togliatti e dai socialisti di Nenni contro il pericolo reazionario e antidemocratico rappresentato dalla Dc di De Gasperi, dai suoi alleati partiti laici, dalla Chiesa e dai valori dell’Occidente. Mutatis mutandis, ci troviamo – secondo i protagonisti del nuovo “Fronte Popolare” – nuovamente di fronte ad un nemico che può mettere definitivamente in crisi le fondamenta democratiche, liberali e costituzionali del nostro ordinamento politico.

Per questi semplici motivi, e nel pieno rispetto del progetto avanzato dalla sinistra radicale del Pd della Schlein, dalla sinistra estremista e fondamentalista del trio Fratoianni-Bonelli-Salis e dalla sinistra populista e anti politica dei 5 stelle, si tratta di capire d’ora in poi quale sarà il comportamento politico concreto delle forze e delle culture democratiche centriste, riformiste e squisitamente costituzionali. Cioè di quei soggetti politici che storicamente, politicamente e culturalmente sono allergici tanto alla radicalizzazione della lotta politica quanto alla demolizione del nemico politico in virtù di una narrazione ideologica e, il più delle volte, disancorata dalla realtà.

E questo perché, com’è noto, la logica e la deriva del “Fronte Popolare” è semplicemente alternativa rispetto a tutto ciò che è riconducibile al Centro, alla politica di centro, alla cultura di centro e, in ultimo ma non per ordine di importanza, al “metodo” di centro nella politica italiana.

Il Fronte Popolare è alternativo al Centro. Il commento di Merlo

La logica e la deriva del “Fronte Popolare” è semplicemente alternativa rispetto a tutto ciò che è riconducibile al Centro, alla politica di centro, alla cultura di centro e, in ultimo ma non per ordine di importanza, al “metodo” di centro nella politica italiana. Il progetto patrocinato dal presidente di Anpi è frutto e conseguenza della massiccia radicalizzazione del conflitto politico che porta alla costruzione di cartelli elettorali dominati da un odio implacabile nei confronti dell’avversario-nemico. Un nemico che, di conseguenza, non può che essere annientato a livello politico e demolito a livello culturale e, purtroppo, anche personale. L’analisi di Giorgio Merlo

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