Skip to main content

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori, pubblichiamo l’analisi di Alberto Pasolini Zanelli uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

La Siria ha riconquistato il meno invidiabile dei suoi primati: quello dell’attenzione del mondo sulle sue stragi. Archeologica l’ultima e, in questo, di ampiezza senza precedenti: crollano sotto i martelli e le asce di barbari antichi e nuovi le colonne, le statue, i templi, tutto ciò che si trovava fino all’altro giorno, protetto dalla polvere del deserto e dei millenni, l’oasi di Palmira, una città che era al passato remoto, prima che nascesse Roma e che era sopravvissuta, almeno nei suoi edifici e nella sua arte, ai millenni.

Il mondo ne è trasecolato con ragione, ma al punto di dimenticare il contesto. La strage dei capitelli è solo una componente, purtroppo assai fedele, di quella degli esseri umani. Quella guerra che dura da quattro anni, ha fatto trecentomila morti, è la capostipite del vasto e complesso conflitto che devasta il Medio Oriente e i cui lutti ricadono così visibilmente sull’Europa intera, Italia in testa.

Che l’attenzione scivoli via è comprensibile: ci sono tanti altri teatri di guerra, contemporanei, coerenti, apparentemente contraddittori. Due settimane fa il capoluogo della crudeltà era il remoto Yemen, l’antica Arabia Felix. Alle sue sponde affluivano navi da guerra di diversi Paesi, inclusi gli Stati Uniti e non se ne sono andate: incrociano tuttora in quello Stretto. In Iraq si combatteva e si combatte, al punto da riportare in campo le truppe di terra degli Stati Uniti. E la Libia continua a polverizzarsi, a perdere le ultime sembianze di uno Stato e di una nazione. E i terroristi dilagano anche al di là delle frontiere del Medio Oriente e dei focolai che vi ardono. L’Europa convoca vertici, Washington alterna ultimatum e iniziative mediatorie, Mosca lancia moniti. Gli eventi risvegliano le memorie anche dei più distratti. Riemerge il ritratto-incubo di questo inizio di secolo: il tagliagole del Califfato, i massacratori a freddo e a caldo, la campagna di conquista ma soprattutto di distruzione che non pone limiti neppure geografici ai suoi obiettivi.

Il mondo reagisce, ma come? Non è finora stata pronunciata la parola che indicherebbe una scelta, una presa di coscienza, il giudizio in merito, la dichiarazione che, in una guerra civile con tanti protagonisti e tanti cattivi, ce n’è uno più cattivo di tutti gli altri, più pazzo, più pericoloso. E ha un nome, una sigla: Isis. La sorte di Palmira potrebbe, dovrebbe indurre a pronunciare un giudizio, a uscire dalle esitazioni e dalle contraddizioni. Ancora oggi, il mondo civile tenta di equilibrare il proprio giudizio e le proprie azioni, combatte i tagliagole in un Paese, chiude gli occhi sui suoi delitti in un altro, giunge a favoreggiarlo indirettamente in un terzo. Sulla strada per Bagdad i terroristi incontrano le armi dell’Occidente, sulla via di Damasco incontrano un nemico che quelle stesse armi hanno colpito e dunque indebolito.

Sul fronte siriano uno degli assi nella manica dell’Isis è l’alleanza con Al Nusra, un’appendice di Al Qaida che parte almeno dell’Occidente indirettamente benedice. Dopo quattro anni di guerra civile la riscossa del regime di Damasco si è arenata, Assad è di nuovo sulla difensiva, cominciano a mancargli le forze. I suoi sostenitori sono in minoranza sul campo e isolati nel Medio Oriente. Sono i suoi correligionari alawiti e i cristiani un po’ di tutte le sette che si sentono e sono minacciati di massacro unicamente per la loro fede. Sono stati, diversi anni fa, i primi a lanciare l’allarme, a cercare di spiegare che la dittatura è, almeno per loro, il male minore. La diplomazia vaticana ha fatto presente certi aspetti della situazione, con la massima debita diplomazia, ma senza essere molto ascoltata. Organi internazionali e i governi che li muovono, insistono ancora in questi giorni per condannare i modi di guerra del regime di Damasco, emettono statistiche che spesso danno l’impressione che a sparare sia una parte sola e gli altri pacifici dimostranti.

Fu così, forse, nei primi giorni del conflitto, non lo è da anni. Vengono resuscitati i dubbi sulla completezza della consegna da parte di Damasco degli arsenali di agenti chimici, avvenuta sotto la supervisione americana e russa. Paesi come l’Arabia Saudita, il Qatar e la Turchia insistono nella loro scelta di continuare i loro aiuti al «fronte sunnita» (alla cui testa ormai si è posto l’Isis) pur di far causa comune contro gli sciiti aiutati dall’Iran. Gli stessi che sono invece invocati come fratelli d’arme nel vicino Iraq. Tutte queste contraddizioni si possono spiegare, hanno radici nelle sette guerre (ma forse sono anche di più) contemporaneamente in corso nel Medio Oriente. Ma spiegare non equivale necessariamente a giustificare.

Isis e non solo. Ecco le sette guerre che infiammano il Medio Oriente

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori, pubblichiamo l’analisi di Alberto Pasolini Zanelli uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi. La Siria ha riconquistato il meno invidiabile dei suoi primati: quello dell'attenzione del mondo sulle sue stragi. Archeologica l'ultima e, in questo, di ampiezza senza precedenti: crollano sotto i martelli e le asce di barbari antichi e nuovi le colonne, le…

de bortoli, savona,

Vi spiego perché all'Inghilterra non conviene uscire dall'Europa. Parla il prof. Paolo Savona

Grazie all'autorizzazione del gruppo Class Editori, pubblichiamo l'intervista di Marcello Bussi all'economista ed ex ministro Paolo Savona uscita nei giorni scorsi sul quotidiano Mf diretto da Pierluigi Magnaschi Paolo Savona, professore di politica economica e ministro dell'Industria nel governo Ciampi, è un eurocritico della prima ora. Ecco che cosa pensa del probabile accordo tra la Grecia e il Brussels Group.…

Bindi e De Luca, chi è impresentabile?

Oggi si vota. I have a dream, io ho un sogno: mi auguro che gli elettori, stanchi del veleno dell’antipolitica, del clima intimidatorio dominante, delle ‘’liste di proscrizione’’, del giustizialismo sommario, della violazione delle più elementari regole dello Stato di diritto, si rechino in massa alle urne per tracciare una croce a fianco del nome degli ‘’impresentabili’’. ++++ Che la…

Elezioni Regionali 2015. Tutti gli approfondimenti nello speciale di Formiche.net

Sette regioni al voto domenica 31 maggio. I cittadini di Campania, Puglia, Veneto, Toscana, Marche, Umbria e Liguria dovranno scegliere chi governerà le regioni per i prossimi cinque anni. Ventuno milioni di italiani al voto. Si vota fino alle 23, poi arriveranno exit poll e proiezioni. Saranno diffusi due dati sull'affluenza: alle 12 e alle 19. Una campagna elettorale non…

Rosy e Psyche

Questo fatto della Bindi mi ha fatto venire in mente il racconto "La falce del tempo" di Poe. Rosy Bindi, come Psyche Zenobia decide di andare incontro al suo destino. Di giocare col tempo sfidando, in tempismo, la precisione delle pesanti lancette dell'orologio. La sua falce morale, infatti, ha reciso, come quella di una Parca, le ore ultime della campagna…

Clima, ecco le differenze tra Ue e Usa

Si è concluso ieri a Roma  il Simposio internazionale sul cambiamento climatico, iniziativa sponsorizzata dal New policy forum sotto la guida di Mikhail Gorbachev, in collaborazione con il Pontificio consiglio della giustizia e della pace. Direttore scientifico dell’incontro Martin Lees, consulente delle Nazioni Unite per la Cop20 di Lima e moderatore della Task force di Gorbachev sul cambiamento climatico. L’obiettivo…

Elezioni regionali, ecco i sogni proibiti di Renzi

Da queste elezioni regionali e comunali Matteo Renzi avrà comunque qualcosa da guadagnare, a dispetto delle apparenze e di quanti ne auspicano l’indebolimento, o lo scivolamento sulla buccia di banana della lista dei candidati “impresentabili” diffusa all’ultimo momento dalla commissione parlamentare antimafia presieduta dall’antirenziana Rosy Bindi. Una lista comprensiva, a sorpresa, di Vincenzo De Luca: l’ex sindaco di Salerno candidato…

Bindi, De Luca e l'inguacchio elettorale

Chi è causa del suo mal pianga se stesso. E' quello che nella sostanza dice Rosy Bindi, la presidente della Commissione Antimafia che ha stilato la lista dei 16 "impresentabili" ("ma non li ho chiamati io così", sottolinea la Bindi) candidati alle elezioni regionali del 31 maggio. Ma se gli "impresentabili" sono indicati dalla commissione bicamerale Antimafia di fatto si…

Il Foglio passa da Berlusconi ad Arpe e Mainetti

"Il direttore Claudio Cerasa non è in discussione". Così dicono ambienti vicini alla cordata che sta per rilevare la proprietà Il Foglio. Il quotidiano diretto da Giuliano Ferrara avrà a breve nuovi soci. La società che fa capo a Paolo Berlusconi e al parlamentare forzista Denis Verdini stanno per vendere le quote (rispettivamente il 48% e il 20% dell'attuale assetto…

Perché il Vaticano torna a bacchettare l'Europa sui migranti

Solo ieri, nel braccio di mare che separa l’Italia dalle coste libiche, sono state portate in salvo 4.200 persone. A largo di Misurata è stato recuperato un gommone con 217 superstiti e 17 cadaveri. Sbarchi che continuano, nonostante i piani che l’Unione europea lancia pressoché quotidianamente, tra le resistenze di molti Paesi membri. "LASCIAR MORIRE NOSTRI FRATELLI SUI BARCONI E'…

×

Iscriviti alla newsletter