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Riceviamo e volentieri pubblichiamo

L’editoriale di Ernesto Galli della Loggia, pubblicato sul Corriere del 25 maggio 2015 (“Il trasformismo? Non governa. I trasformisti cercano il potere”), suscita una condivisione immediata in chi vuole battersi politicamente per il merito delle idee e delle persone, quindi per l’antipopulismo e l’antidemagogia.

E’ impeccabile il riferimento di Galli della Loggia alla “difficoltà di elaborare piattaforme programmatiche credibili” e al “venire meno di spinte ideali” come sintomi di declino delle leadership e condizioni perfette per il propagarsi del virus trasformista, che cerca solo potere fine a se stesso a prescindere dalla sostanza.

Anche per questo, la prima cosa che abbiamo voluto, con Corrado Passera e i sempre più numerosi italiani che si stanno unendo a noi in questi mesi, è stata scrivere un programma politico fondato su valori alti, con un’anima di libertà e merito solidale, e al contempo portatore di soluzioni grandi e realizzabili, di quelle dimensioni e ambizioni necessarie a risollevare Italia ed Europa dalla decadenza in cui sono finite per colpa di vecchi politici inadeguati, pavidi e incompetenti.

Il nostro Paese, in particolare ma non è il solo in Europa, si dibatte tra demagogia, slogan e pressapochismi: alcuni beceri e distruttivi – che parlano alla “pancia irrazionale” dell’elettorato, invocando spari contro gli immigranti o folli uscite dall’Unione Europea – altri invece superficiali e buonisti – camaleontici e ipnotici, vere eredità del berlusconismo, che fanno leva sul desiderio di negare i problemi invece di risolverli (sul principio del piacere, direbbe uno psicoanalista), magari con un simpatico leader solitario al comando di un ipertrofico partito centrista e fintamente riformista, in prospettiva inamovibile e onnipotente grazie all’aberrante legge elettorale appena approvata.

C’è però un passaggio, nel bell’editoriale di Galli della Loggia, che desta gravi punti interrogativi: il fatto che, ad occupare il vuoto in tempi di vano trasformismo, sia – per quasi inevitabile natura delle cose – una mera “personalità capace e volitiva” che il Professore riconduce, pur con un margine di dubbio retorico, alla figura di Matteo Renzi. Visto il soggetto, usiamo un’immagine televisiva: Carl Lewis in una celebre pubblicità diceva “la potenza è nulla senza controllo”; ebbene, capacità (sinonimo di scaltrezza e abilità personali?) e volontà portano fuori strada, sono potenza, anzi potere incontrollato, se non accompagnate da competenza, serietà e libera partecipazione democratica.

A chi, nell’agonizzante area liberale e popolare di fine era berlusconiana, decanta ogni giorno fantomatiche primarie personalistiche tra vecchi politicanti, Italia Unica risponde con una chiamata: quella alle primarie delle soluzioni, delle grandi scelte e dei valori che ne stanno alla base, e, solo dopo di conseguenza, delle persone in grado di incarnarli al meglio.

L’Italia e l’Europa possono risorgere nel segno del merito: populisti e trasformisti suonano e danzano, mascherati e spensierati, a bordo del Titanic, confondendo pulsioni con ragioni, direzioni con piroette. Invece serve, con urgenza, gente (non uno bensì intere filiere e schiere diffuse, a tutti i livelli territoriali, nazionali e internazionali, di leader sensati) in grado di pilotare, navigare e orientare davvero la politica, con competenza e responsabilità, con profondi ideali e soluzioni forti.

Un partito nuovo e serio, nel 2015, questo deve fare senza perdere tempo in chiacchiere o slogan, e Italia Unica proprio questo farà con chi avrà il coraggio intelligente di unirsi alla sua battaglia.

Luca Bolognini (Responsabile del Programma di Italia Unica)

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