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I greci hanno deciso di dare fiducia al governo Tsipras e per negoziare una migliore trattativa con i creditori. Con una percentuale di votanti di oltre il 61% , il ” NO” alla fine ha prevalso. Questo documento è stato scritto con lo scopo di presentare le questioni emergenti, i diversi scenari e gli impatti sui mercati finanziari e sull’asset allocation. Lezioni dal voto e dall’attuale contesto Otto sono i temi chiave suscettibili di influenzare i mercati finanziari.

Quali sono i messaggi chiave? In primo luogo, occorre ricordare che, anche se i greci vogliono restare all’interno dell’Unione Europea e nella zona euro, hanno respinto il referendum, dando potere contrattuale aggiuntivo al governo Tsipras. Secondo è fondamentale in questa fase monitorare le posizioni tedesche e francesi. I tedeschi vogliono evitare qualsiasi rischio morale, mentre i francesi raccomandano un rapido accordo senza umiliare la Grecia (sono state fatte alcune citazioni al Trattato di Versailles). Il terzo elemento chiave è se i creditori accetteranno la negoziazione – ristrutturazione – cancellazione del debito.

Questo fa una grande differenza in termini di solvibilità a lungo termine. In quarto luogo, durante il periodo di negoziazione, l’atteggiamento della BCE ( banche greche , QE … ) sarà un fattore chiave per lo stress sui mercati finanziari. Ultimo ma non meno importante, senza dubbio i mercati finanziari saranno molto sensibili alla rapidità di qualsiasi accordo. Prima sarà, meglio sarà. Riprenderanno i negoziati dopo il referendum? La risposta è sì. Pochi giorni prima del referendum, il presidente dell’Eurogruppo aveva dichiarato che non ci sarebbero potuti essere altri negoziati con la vittoria del “NO” al referendum.

Merkel aveva detto di non voler gestire alcun negoziato prima del voto, mentre Hollande aveva cercato di mettere pressione per un accordo di Philippe Ithurbide Global Head of Research, Strategy and Analysis, Amundi 2 emergenza. Sull’altro fronte, i greci hanno ribadito di non voler uscire dall’unione europea e dall’euro ma di volersi assicurare un (buon) affare. La situazione è confusa e in stallo: né il governo greco né creditori vogliono la responsabilità di una rottura della trattativa. Abbiamo già sottolineato che sarebbe stato rischioso considerare la vittoria del “No” come la fine dei negoziati e il “SI” come la fine dei problemi. A seguito del referendum, le principali modifiche riguarderanno il potere contrattuale.

La vittoria del “NO” è sicuramente un plus per il governo greco, mentre il “SÌ” è più favorevole per i creditori. Ma alle fine, tutti gli attori chiedono un accordo. Il problema fondamentale è la tempistica, a causa della scadenza con la BCE: i greci devono pagare 3.5 miliardi di euro il 20 luglio, e in assenza del pagamento, i mercati finanziari scommetteranno sulla fine del programma dell’ELA cioè la bancarotta del sistema bancario e del paese… a meno che gli EuropeI non saranno in grado di promuovere un piano alternativo per evitare questo dramma.

La vittoria del “NO” è la peggiore delle ipotesi? Non necessariamente.

La questione è più complessa. Naturalmente, se i creditori fermassero la negoziazione, sarebbe la peggiore delle ipotesi. I creditori potranno correre questo rischio? Probabilmente no. Gli europei rivogliono indietro i loro soldi e vogliono salvare l’ unione. Ciò che è chiaro, tuttavia, è che Tsipras ha ottenuto più potere contrattuale e il governo greco vuole una ristrutturazione/taglio del debito nell’accordo, che includerebbe riforme strutturali e un piano di salvataggio. Se i creditori accettassero un simile accordo, questo scenario sarebbe alla fine positivo per i mercati finanziari, anche nel medio e lungo termine.

A breve termine, la vittoria del “No ” sarà mal percepita dai mercati finanziari. Il potenziale accordo terrà conto della rinegoziazione del debito? Questa domanda è molto significativa per le prospettive di medio termine. In caso affermativo, l’accordo sarà percepito come a lungo termine e sostenibile. Altrimenti, i problemi greci (insolvenza, onere del debito …) si riproporranno presto, con la possibilità di entrare in nuova fase di stress e caos. In ogni caso, senza dubbio, nel breve termine i mercati finanziari percepirebbero positivamente qualsiasi accordo che abbia lo scopo di risolvere l’attuale crisi politica.

I NUMERI

Come promemoria, la Grecia ha debiti verso diversi paesi e organizzazioni, a seguito dei due salvataggi (2010 e 2012). I fondi di salvataggio ammontano a 220 miliardi di euro, la maggior parte dei quali non è stata ancora restituita. La Grecia deve circa 56 miliardi di euro alla Germania, 45 miliardi euro alla Francia, 37 miliardi di euro all’Italia, 25 miliardi di euro alla Spagna, e 12 miliardi di euro all’Olanda, 6 miliardi di euro all’Austria, 7 miliardi di euro al Belgio, e 4 miliardi di euro alla Finlandia. Il governo greco deve agli investitori privati greci circa 39 miliardi di euro, e 120 miliardi di euro agli istituzionali tra cui le banche greche. La montagna del debito della Grecia è pari al 180% del PIL.

Per quanto tempo potranno rimanere chiuse le banche greche? Questo tema non è molto dibattuto, ciò potrebbe essere un errore. Secondo il governo, le banche greche dovrebbero riaprire il giorno seguente il referendum, il che sembra eccessivamente ottimista in mancanza di un accordo / salvataggio … L’unico modo per riaprire le banche potrebbe essere quello di rafforzare i controlli sui capitali. Le banche potranno rimanere chiuse a lungo senza gravi danni e senza proteste di strada e/o ulteriori declassamenti da parte delle agenzie di rating? Ne dubitiamo. E’ necessario un rapido accordo tra i creditori e la Grecia.

La BCE continuerà a sostenere le banche greche attraverso la liquidità di emergenza?

E’ ipotizzabile di no. In tale scenario, le banche andrebbero corte di liquidità e fallirebbero. Questo, per dire che l’economia greca affonderebbe, come accaduto all’Islanda nel 2008. I funzionari della BCE hanno recentemente dichiarato che l’istituzione non è di natura politica, e finché entrambe le parti discuteranno su una soluzione, non può assumersi la responsabilità di interrompere il piano. Ma la BCE ha un proprio statuto e missione: se la Grecia non pagasse i proprio debito alla BCE e/o se la solvibilità delle banche peggiorasse ulteriormente, la banca centrale sarebbe poi costretta a modificare l’attuale sostegno alle banche greche. La scorsa settimana, S&Poor’s ha ridotto il rating delle quattro più grandi banche greche (Alpha Bank, Eurobank Ergasias, National Bank of Greece e Piraeus Bank); adesso si trovano ad una tacca sopra il “default selettivo”.

Tuttavia, la BCE ha deciso di mantenere immutato il suo supporto al sistema bancario greco (stesso 3 ammontare di liquidità, senza alcun taglio). Non c’è dubbio che alcuni membri, che hanno già votato contro l’aumento del massimale ELA per le banche greche il 28 giugno, sono saldamente in disaccordo. Tuttavia, in mancanza di un ulteriore declassamento delle banche greche, è ragionevole pensare che la BCE continuerà a sostenere le banche greche, senza tagli. Ciò dovrebbe continuare … almeno fino al 20 luglio. Il mancato pagamento del debito con la BCE del 20 luglio sarebbe altamente critico. Ciò probabilmente congelerebbe il programma di liquidità d’emergenza della BCE per le banche greche. Da notare che il sistema bancario greco è tenuto in vita da questo denaro emergenza (quasi 89 miliardi di euro dal 28 giugno) e la BCE ha già incrementato il massimale dell’ELA per le banche greche 4 volte di fila nel 2015: 12 febbraio 60 miliardi di euro), 18 Febbraio (68 miliardi di euro), 22 aprile (75.5 miliardi di euro) e 19 giugno (84 miliardi di euro). Ogni buon affare tra i Greci e i creditori eliminerebbe questi i rischi.

Il piano anti-contagio della BCE è solido e credibile? Chiaramente la risposta è sì. Al di là della ELA (che garantisce l’accesso alla liquidità per le banche), la BCE può allargare e accelerare il programma di QE (che mantiene tassi e rendimenti a livelli bassi e la protezione del debito dei paesi periferici) e attivare l’OMT (recentemente approvato dalla Corte di giustizia della Comunità Europee). Ultimo ma non meno importante, la BCE potrebbe anche iniziare a comprare obbligazioni societarie. In altre parole, la Grecia non presenta un rischio sistemico e il piano anticontagio è altamente credibile.

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