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La marcia dell’Isis sembra inarrestabile. Ormai da qualche ora le bandiere nere dello Stato Islamico sventolano sulla cittadella di Palmira, gioiello archeologico patrimonio dell’Unesco e noto per le sue maestose rovine romane, e sul palazzo del governatore a Ramadi, a simboleggiare il consolidamento del dominio jihadista a est e a ovest del Califfato. E adesso punta su Homs e muove nuovi attacchi da Ramadi, in Iraq, avvicinandosi di un’altra decina di chilometri a Baghdad.

LA CONQUISTA STRATEGICA DI PALMIRA

Secondo quanto dichiarato dal direttore del dipartimento dei musei e delle antichità di Damasco, nella giornata di venerdì l’Isis sarebbe riuscito a entrare nel museo di Palmira dal quale, però, il governo aveva in precedenza portato via preziosi manufatti, almeno quelli trasportabili. Palmira rappresenta una città strategica per lo Stato Islamico perché è molto vicina a basi militari, giacimenti di gas e autostrade che portano a Damasco, la capitale, e appunto alla città di Homs.

LA ROTTA VERSO DAMASCO

Si teme che l’Isis ora punti alle campagne che circondano Damasco, sede del potere di Assad. Conosciuta come “Ghouta”, la zona in mano ai ribelli è stata sotto il controllo del regime per quasi due anni. Gli attivisti di Damasco e dintorni sono da tempo preoccupati per la possibile presenza di cellule Isis all’interno delle fila dei ribelli, demoralizzati dall’incapacità dell’opposizione di porre fine all’assedio. «Purtroppo, penso che riusciranno ad ottenere l’appoggio del popolo», spiega un attivista dell’opposizione siriana che ha vissuto sotto il regime e si fa chiamare Thaer al-Khalidiya. «Non potete immaginare quanto sia disperata la gente quando è affamata e sotto assedio».

LE NOTIZIE DELL’OSSERVATORIO SIRIANO PER I DIRITTI UMANI

L’Osservatorio siriano per i diritti umani della Gran Bretagna ha dichiarato che alcuni miliziani dell’Isis sono stati bloccati nei pressi della base aerea di Tayfour e che ci sono stati scontri feroci intorno alla città di al-Sawana, che si trova lungo la strada che collega Palmira a Damasco. Giovedì scorso, inoltre, l’Isis ha preso sotto il suo controllo parte della città industriale di Sheikh Najjar, nella provincia settentrionale di Aleppo in Siria, risvegliando la paura che i tagliagole possano arrivare e attaccare la stessa città di Aleppo.

IL CONTROLLO DEI GIACIMENTI DI GAS E PETROLIO E IL CONSENSO POPOLARE

I combattenti dell’Isis si sono spinti oltre Palmira e hanno preso possesso della stazione T3, un sito di gas fondamentale per la rete elettrica siriana, e altri tre giacimenti. Lo Stato Islamico, infatti, guadagna centinaia di migliaia di dollari al giorno dalle vendite di petrolio a buon mercato nelle zone che controlla, oltre che dalle attività legate alle raffinerie e ai terreni agricoli.

Anche se tra coloro che hanno vissuto sotto il controllo dell’Isis in Siria e in Iraq c’è un diffuso e noto disprezzo nei confronti del gruppo e delle sue gesta, alcuni residenti a Palmira hanno accolto favorevolmente i combattenti venerdì scorso e hanno applaudito le decapitazioni di informatori della polizia e funzionari del governo. «La gente qui è stata suddivisa in due gruppi: uno con la testa, e uno senza. Chiunque venisse sospettato di combattere l’Isis è stato ucciso», ha scherzato un attivista, che ha chiesto l’anonimato. «La gente sostiene l’organizzazione perché è più misericordiosa del regime».

STRUTTURA E ORGANIZZAZIONE DELL’AUTOPROCLAMATO CALIFFATO

I sostenitori del gruppo, che controlla due delle tre vie di collegamento tra la Siria e l’Iraq, vedono nell’autoproclamato Stato Islamico il simbolo di un cambiamento dopo un periodo che li ha visti protagonisti di continui attacchi aerei per mano degli Usa e della battaglia da parte delle forze irachene per riprendere il controllo delle aree a nord-ovest dell’Iraq. Oltre a disporre di molte risorse, il Califfato dà l’idea di funzionare a tutti gli effetti come un vero stato, seppur fittizio: ha una sua forza militare e di sicurezza, una amministrazione che gestisce la vita quotidiana (scuole, servizi e uffici pubblici, ospedali e sistema fiscale) e un apparato giudiziario che segue la sharia. Funziona come un esercito, che predispone di una rete di reclutamento, campi di addestramento e una fortissima macchina di propaganda.

Ecco come si espande lo Stato islamico

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