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Un macchina inarrestabile. Facebook sta trattando da qualche mese con alcune tra le più importanti testate giornalistiche, da quotidiani come il New York Times (e forse il Guardian) a riviste come il National Geographic passando per portali come Buzzfeed, per far sì che i loro contenuti siano fruibili direttamente sulle bacheche social degli 1,4 miliardi di utenti che popolano FB.

I VANTAGGI PER MR FACEBOOK

Una rivoluzione che si tradurrebbe nella scomparsa dei link e dei rimandi a domini esterni sul wall principale del social network e che apporterebbe vantaggi significativi alla società di Mr Zuckerberg. Quali? Gli iscritti avrebbero un motivo in più per non abbandonare il social network o preferirlo ad altri e, allo stesso tempo, fornirebbero una maggiore quantità di dati sensibili sui propri interessi, gusti e orientamenti creando maggiori occasioni di monetizzazione pubblicitaria.

LUCI E OMBRE SUI BENEFICI PER NEW YORK TIMES & co.

A molti, però, sorgono dubbi su quali potrebbero essere invece i reali benefici per testate come il New York Times che dispongono già di un sistema che permette di gestire, monitorare e in alcuni casi far pagare una quota di lettura ai loro utenti. Alcuni credono che un sistema simile sottrarrebbe loro parte del controllo che attualmente hanno sui dati sensibili dei lettori e sugli introiti pubblicitari derivanti da ogni articolo ma, d’altro canto, il “plus” per Nyt & co. potrebbe essere il raggiungimento di un serbatoio di utenti molto più vasto e differenziato. Al momento il progetto è allo studio di Palo Alto e potrebbe vedere la luce nei prossimi mesi.

UN MONDO DI APP A PORTATA DI FACEBOOK

Accordo con le maggiori testate di informazione a parte, cos’altro sta escogitando Mark Zuckerberg? Durante il discorso di apertura della F8, la conferenza annuale degli sviluppatori, l’enfant prodige della new economy ha dipinto uno scenario che lascia intendere quali siano le sue intenzioni: «Fino a qualche anno fa Facebook era solo un’icona blu», ha dichiarato «oggi siamo una famiglia di applicazioni sempre più connesse tra loro: Facebook ha 1,4 miliardi di utenti, Whatsapp 700 milioni, Messenger 600, Instagram 300». Insomma, la strategia di Zuckerberg sembra chiara: costruire un mondo di app legate fra loro che coincide con l’uso che gli utenti fanno di Internet. Così da fornire un’esperienza che non cambia a seconda della piattaforma e del sistema operativo, ma è la medesima su qualsiasi dispositivo: smartphone, tablet o computer.

NUOVI STRUMENTI PER FARE BUSINESS E L’OBIETTIVO DELLA REALTÀ AUMENTATA

Non solo. Facebook sta diventando una infrastruttura stabile dove vendere pubblicità indirizzandola con precisione al target di riferimento più appropriato al proprio business. Anche le novità di Messenger sembrano andare nella stessa direzione: si potrà utilizzare il servizio anche per ricevere le notifiche di consegna delle merci o chiedere assistenza e per gli acquisti basterà un “like”. Sulla condivisione dei contenuti Zuckerberg spiega che «la tecnologia ci dà strumenti per condividere contenuti sempre più ricchi in modo sempre più veloce; siamo passati dai testi alle foto, arriveremo ai video, in futuro alla realtà virtuale». Non a caso “Mr FB”, giusto un anno fa, ha comprato la tecnologia dei visori a realtà virtuale Oculus Rift.

LA MINACCIA PER GOOGLE

Ma è proprio sul fronte della pubblicità che potrebbero nascere sviluppi interessanti. Che il nuovo obiettivo di Facebook fosse quello di far uscire la pubblicità fuori dal perimetro della piattaforma, traslandola su tutti i siti del mondo, era già intuibile. Ma adesso, quelle che fino a qualche settimana fa erano semplici parole sembrano prendere forma concreta. Un blog post rilasciato in contemporanea all’evento dell’F8 rivela che la video SSP LiveRail sarà presto in grado di supportare annunci display nelle app mobile. Una novità con cui gli editori potranno gestire e ottimizzare il rendimento attraverso tutte le loro opportunità pubblicitarie e che gli darà la possibilità, grazie ad una serie di controlli avanzati, di dare livelli di priorità ai compratori, bloccare alcune categorie di annunci, condurre report in tempo reale e ottenere suggerimenti per determinare il prezzo ottimale del catalogo. Una mossa che – come spiega Business Insider – potrebbe mettere in estrema difficoltà l’impero (fino ad oggi incontrastato) di Google.

I DRONI A ENERGIA SOLARE

La sfida a Big G. non si limita alla pubblicità. Se il colosso di Moutain View punta alle mongolfiere, Facebook  risponde con i droni. Zuckerberg starebbe mettendo a punto una flotta di aerei autonomi “portatori di banda larga”. Il vicepresidente del comparto di ingegneria di FB, Jay Parikh, ha spiegato al Wall Street Journal che a breve testeranno droni a energia solare, che avranno «l’apertura alare di un aereo di linea e la lunghezza di sei o sette Toyota Prius, ma il peso di quattro pneumatici». L’obiettivo di Facebook, anche in questo caso, è portare la linea internet a una popolazione di 1,1-2,8 miliardi di persone che oggi non ha la possibilità di usufruirne.

Perché il matra è sempre lo stesso: «Connettere tutti, ovunque».

Tutti i furbi progetti di Facebook

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