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Circa tre anni fa, un best seller della scuderia di Mondadori fu un saggio del giornalista Alberto Mattioli Anche Stasera! Come l’opera di cambia la vita. Mattioli, che è un giornalista a tutto campo non un docente di conservatorio ma un inviato a tutto campo del quotidiano La Stampa, doppiato il capo di mille e cento rappresentazioni ha scritto un libro su come la passione per l’opera lo ho portato ad essere uno specialista di voli low cost per correre da un teatro all’altro, assistere ad almeno due rappresentazioni la settimana, collezionare DvD introvabili e scrivere un inno ad una forma di spettacolo dove tutto è eccessivo ma rappresenta, comunque, una promessa di un domani migliore.

Mi riconosco in Mattioli in quanto dall’età di 12 anni la mia vita è stata una corsa per passare serate all’opera, anche nei 18 anni passati in Banca mondiale dove, mentre a Washington oltre alla compagnia locale venivano in tournée il Metropolitan e la New City Opera e c’era una ricca offerta di teatri universitari, in Asia ed in Africa, il quadro era ben diverso. Tuttavia nel 1973 a Seul riuscì a vedere il donizettiano ‘Roberto Devereux’ in un cinema teatro, ad Addis Ababa nel 1976 un “Die Kluge” di Carl Off e ad Abidjan nel 1981 una ‘Traviata’.

Melofilo almeno quanto noi è uno dei maggiori giornalisti finanziari italiani, Vieri Poggiali. A 27 anni era Vice Direttore de ‘Il Sole’. Per decenni alla guida delle relazioni esterne della Montedison (di cui ha narrato le vicende in un poema in endecasillabili), consulente di alcune maggiori finanziarie del Paese), Presidente dell’INPGI, ora è regolarmente abbonato alla Scala, all’Opera di Roma ed a La Fenice e vaga (pur se non più giovanissimo) per altri teatri.

Autore anni fa di una bella biografia di Antonio Ghiringhelli, mitico Sovrintendente della Scala negli anni della ricostruzione, ha appena pubblicato Nonno mi racconti l’opera? Racconti, memorie, emozioni di una vita a teatro (326 pp. Zecchini Editore, € 25)

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Di cosa si tratta? Poggiali ha una nipotina Sara, ora ventenne, è da quando aveva 14-15 anni divide con lei un palco alla Scala ed a volte viaggia con lei alla volta di altri teatri lirici. Un libro è strutturato come una ‘guida all’opera’ anglosassone. Le opere sono elencate in ordine alfabetico (da Adriana Lecouvreur Werther) viste ad ascoltate (in gran misura alla Scala) tra il 2007 e l’anno scorsa. Vengono spiegate, in modo didatticamente semplice ma esauriente, ad una bambina negli anni in cui diventa progressivamente una signorina. Sono racconti godibilissimi, e pieni di aneddoti ed aspetti poco noti dei singoli lavori. Mi ha portato alla memoria gli anni in cui a Washington ed a Bologna , mia moglie ed io andavamo regolarmente all’opera la domenica del pomeriggio (da Bologna raggiungendo altre città del centro e del no della Penisola) in quattro, con nostra figlia dagli otto ai dodici anni e nostro figlio dai quattro a sei anni. Una prassi finita quando ci siamo stabiliti a Roma a lavorare per lo Stato: reddito più basso e prezzi dei biglietti più alti. Abbiamo ripreso saltuariamente da qualche anno, in festival estivi.

A me l’opera ha cambiato la vita come a Mattioli ed a Poggiali. Pare che non lo abbia fatto per i mei figli ora quarantenni. Tuttavia, mai dire mai.

Quando l'Opera cambia la vita

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