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Telecom Italia piace ai money manager. E piace di più perché Vivendi, la società francese che già ne possiede una quota del 14,9% potrebbe essere interessata a salire. In visita la settimana scorsa in Italia “il ceo di Vivendi, Mr De Puyfontaine – scrive Martino De Ambroggi, analista di Equita Sim – ha incontrato diversi rappresentanti dell’establishment governativo dopo il management di Telecom Italia. Nelle dichiarazioni pubbliche ha trasmesso il concetto di investimento industriale di lungo periodo. Avrebbe usato ‘espressione “mai dire mai” tanto a proposito di un eventuale incremento di quota in TIT quanto a considerare ogni eventuale intesa con Mediaset specificando comunque che oggi il piano italiano prevede solo di lavorare su Telecom Italia. Restiamo dell`opinione che nonostante Vivendi controlli il 14.9% del capitale, TIT mantenga, oltre all`appeal fondamentale, anche quello speculativo”.

VIVENDI STRATEGA IN TELECOM
Ma già una quota vicina al 15% solleva la questione chiave di come Vivendi possa influenzare la strategia di Telecom e per quali scopi. Questo almeno è quanto asserisce il team european telecom services di Barclays che ha analizzato “la struttura di capitale del gruppo Telecom trovando una serie di modi per Vivendi per ottenere maggior peso nel board senza essere ostile. Riguardo agli scopi di questo maggior peso, vediamo poco spazio per un rapido cambiamento della strategia di Telecom: una vendita del business brasiliano è improbabile nel breve termine; Telecom non ha bisogno di Vivendi per i contenuti e in Italia sta già, a nostro avviso, seguendo la giusta strategia grazie alla ristrutturazione in corso i cui frutti però saranno visibili solo nel lungo periodo. Avendo la possibilità di costruire una posizione dominante senza pagarne il prezzo, Vivendi potrebbe scegliere di essere puramente opportunistica” e approfittare del consolidamento del mercato italiano delle telecom in cui Tit è senza dubbio ancora leader.

TITOLO A SCONTO E APPEAL DA M&A

Il consolidamento è una grande occasione, anche secondo Luis Prota, analista di Morgan Stanley per cui Telecom Italia è top picks nell’Europa del Sud. “L’Italia – scrive Prota – è un mercato essenzialmente pre-pagato con un basso arpu (guadagno per utente) e con un grosso potenziale nel passaggio al 4G. Il consolidamento creerà valore materiale, anche in Brasile”. Storicamente, Telecom Italia da sempre trattato a sconto rispetto al settore a causa del ritardo nell’execution e di un mercato difficile. “In ogni caso – continua l’analista – la società ha un maggior controllo del suo destino ora, con un quadro competitivo più stabile e un chiaro focus sulla fibra/4G e sulla convergenza bundle. Questo potrebbe ridurre lo sconto. Anche perché il punto di partenza è inferiore rispetto a quello degli altri mercati occidentali”. Ultimo, ma non ultimo il potenziale di consolidamento in Italia e in Brasile che “non è ancora nei prezzi, quindi vediamo maggiore upside in Telecom che in Telefonica”.

IPOTESI CESSIONE TIM BRASILE
Morgan Stanley cita anche la possibilità che Tim Brasile sia venduta a un prezzo tra 8 e 10 volte l’ebitda 2015, “il che aggiungerebbe tra i 20 e i 35 centesimi di valore per azione”: i cambiamenti avvenuti negli anni passati, tra cui anche l’ascesa di Vivendi nel capitale, “hanno preparato la strada per questo M&A”.
In generale nel mercato italiano i ricavi si stabilizzeranno nel 2017 e l’ebitda già a partire dal 2016. “Hutchison (3 Italia) e VimpelCom (Wind) sono in trattativa per una joint venture e stimiamo sinergie superiori ai 3,5 miliardi di euro per la potenziale nuova entità. Mercati più razionali implicano per Telecom un surplus di valore di 20 centesimi per azione”.

Dunque, cielo terso su Telecom, a patto che non si concretizzino gli unici rischi reali, ovvero un deterioramento dell’ambiente competitivo in Italia e Brasile con implicazioni sulle valute. E ritardi nell’esecuzione della ristrutturazione che possono danneggiare ricavi e margini (e che in Italia, lo sanno anche gli analisti, sono all’ordine del giorno).

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