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Uno spettro si aggira per l’Europa delle assicurazioni Vita ed è l’oscura e ignota minaccia dei (c.d.) tassi zero.

Da un po’ di tempo si percepisce qua e là il timore che, parafrasando quanto detto di recente da un brillante analista, il QE “è per sempre”, quasi fosse il diamante della nota pubblicità.

Due parole su questo primo punto: i tassi a zero per un periodo anche lungo sono una cosa, la trappola della liquidità con i tassi di interesse perennemente bloccati vicino allo zero un’altra.

In  questo momento personalmente mi sento di dire – a costo di sembrare troppo ottimista o ingenuo – che l’Europa sia più vicina al primo caso che al secondo. Più simili agli Stati Uniti quindi, piuttosto che al Giappone e alla sua spirale deflattiva. Il violento rimbalzo del Bund di questi ultimi giorni, anche senza attribuirgli eccessiva importanza, è un segnale che anche le tendenze più radicate possono rovesciarsi e cambiare repentinamente, quasi da un momento all’altro nella complessa finanza moderna.

Nel prossimo periodo però il business dell’assicurazione Vita si troverà davanti una sfida nuova e importante, non potendo sapere quale si materializzerà dei due scenari alternativi – tassi bassi oggi versus tassi perennemente ( ovvero nel lungo periodo) bassi.

Come noto, il Fondo Monetario ha di recente suonato l’allarme: i tassi a zero mettono a rischio la solidità del sistema assicurativo Vita europeo, specie delle compagnie di medie dimensioni. Verrebbe da osservare che il sistema assicurativo giapponese, pur con difficoltà e anche fallimenti di singole realtà, che non hanno avuto i particolari effetti di trigger paventati dal FMI per l’Europa, è sopravvissuto a vent’anni di tassi a zero. Anzi, ha trovato stimoli per svilupparsi.

Ma ammetto che chiuderla qui sarebbe superficiale. Al limite, il caso giapponese va studiato per assorbire qualche utili suggerimenti.

Il punto centrale mi pare, invece, essere concettuale e manageriale: le leve per reagire a questo contesto competitivo esistono ma richiedono un significativo sforzo e focus sia tecnico che manageriale.

Sono in via di principio quattro e devono essere combinate tra loro: con una sola pallottola non si colpisce il bersaglio. In modo un po’ tecnico le linee di azione sono queste:

– Duration matching (ovvero allineare durate finanziarie di passivo investimenti e impegni)
– Diversificazione nell’allocazione degli attivi in cui vengono investite le riserve
– Gestione delle passività
– Mix di prodotto

Il duration matching oggi si traduce in un fatto molto banale: “giocarsi” con oculatezza le plusvalenze accumulate sui titoli di stato. Certo potrà avere problemi chi era troppo corto con gli attivi rispetto ai passivi, cosa che l’avversione al rischio indotta dalla recente crisi finanziaria potrebbe aver lasciato in eredità. Non credo che almeno in Italia questa sia una situazione diffusa.

Il secondo driver é una cosa ovvia: le assicurazioni Vita non potranno più essere una sola cassaforte di titoli di stato. Uno zoccolo duro di fondo è corretto e sano (specie se paga uno spread ancora decente) e gli investimenti alternativi assorbono capitale (assorbimento mitigato peraltro dagli effetti di correlazione). Ma è inevitabile e virtuoso questo processo di diversificazione, anche per l’economia reale, inoltre può far leva anche sulla capacità delle compagnie Vita di sopportare una certa  “dose” di illiquidità negli investimenti, grazie alla lunga durata e tendenziale illiquidità delle passività.

Sotto questo profilo la creazione di un mercato del debito privato è davvero fondamentale e ci sono segnali incoraggianti, in Italia e in Europa.

Gli impegni assunti verso gli assicurati vanno ridisegnati: i minimi garantiti (ma soprattutto altre opzioni, in passato concesse agli assicurati con molta facilita) sono in via di ovvia e progressiva eliminazione sui prodotti nuovi. Un prodotto a garantito zero (unitamente all’attivazione delle altre leve) può essere un prodotto sostenibile, anche in un contesto come quello attuale.

Infine, il mix di prodotto: le assicurazioni devono diversificare verso altre tipologie di prodotti Vita, come i prodotti protection o anche quelli previdenziali, coprendo così aree di bisogno ampie e reali, arrivando a portafogli di passività diversificati e calibrati.

Certo, tutte operazioni più facili a essere raccontate che fatte, con molti vincoli (pensiamo al capital management) e dove le capacità di esecuzione potranno diversificare non poco la performance tra i differenti giocatori. Ma che fanno pensare chiaramente che la cosiddetta era dei tassi zero non è una sfida impossibile. Anzi, forse è una novità quasi affascinante.

Assicurazioni vita e tassi zero, tutte le prossime sfide

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