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Dal 2024 al 2025 il network CopyCop, conosciuto anche come Storm-1516, ha moltiplicato le sue ramificazioni, trasformandosi in una delle operazioni di influenza russa più pervasive. Ne parla l’ultimo report di Recorded Future. Sono oltre 300 i siti web che in un anno, dalla Germania agli Stati Uniti, dalla Francia al Canada, fino a Moldova e Armenia, hanno alimentato disinformazione e viziato l’ecosistema informativo di appartenenza. Infrastrutture che imitano testate locali, partiti politici e persino organizzazioni di fact-checking, con l’obiettivo di una guerra di logoramento nel cuore delle democrazie occidentali.

Dietro il network, secondo Recorded Future, ci sarebbe John Mark Dougan, ex poliziotto americano rifugiato a Mosca, già al centro di diverse inchieste giornalistiche. Con il supporto del Center for Geopolitical Expertise e del Gru, Dougan avrebbe orchestrato un sistema che combina intelligenza artificiale, deepfake e siti clone. CopyCop, in questo modo, non avrebbe prodotto fake news isolate, ma campagne integrate, capaci di penetrare i social, aggirare i controlli e, in alcuni casi,  approdare nel discorso politico mainstream.

Gli strumenti

Le tecniche sono note, ma evolvono velocemente e il livello qualitativo cresce. Modelli linguistici (Llm) open-source come Llama 3, modificati per aggirare watermark e controlli, e pubblicati su server auto-ospitati, con mirror pensati per resistere ai tentativi di rimozione. Accanto agli articoli, proliferano video manipolati che imitano loghi e grafiche di emittenti nazionali in Francia o in Canada, alzando la soglia di verosimiglianza.

L’elemento più innovativo, e potenzialmente più pericoloso, è però l’ambizione dichiarata di CopyCop. Saturare la rete con contenuti filorussi al punto da condizionare i dataset dei modelli di intelligenza artificiale occidentali. In altre parole, avvelenare le basi su cui si addestrano i sistemi generativi utilizzati da media, ricercatori e cittadini, inserendo in modo sistematico narrativa pro-Cremlino nell’ecosistema cognitivo delle democrazie. In aggiunta, la capacità di regionalizzare le operazioni, adattandosi ai contesti locali. Dal separatismo in Alberta, in Canada, ai movimenti monarchici marginali in Francia. Impattando sulle linee di faglia esistenti e sfruttando ogni frattura per destabilizzare.

Gli obiettivi

Gli obiettivi restano immutati. Erodere il sostegno a Kyiv, logorare la fiducia nelle istituzioni democratiche e creare fratture tra alleati. Negli Stati Uniti CopyCop ha diffuso presunti scandali su Zelensky per colpire la narrativa dell’assistenza a Kiev; in Francia ha lanciato false accuse contro la magistratura e campagne per spaccare l’asse con l’Armenia; in Moldavia ha preso di mira la presidente Maia Sandu alla vigilia delle elezioni parlamentari di settembre.

Rischi e necessità

Secondo Recorded Future, il rischio va oltre il singolo ciclo elettorale. L’obiettivo dichiarato è avvelenare gli Llm occidentali, dunque non solo l’apparato informativo, ma anche gli strumenti digitali e di IA che ne derivano, saturando la rete con contenuti pro-Russia che finiscono per essere assorbiti nei dataset dei modelli generativi. Una minaccia che penetra oltre l’opinione pubblica e i media, fino alle fondamenta dell’ecosistema tecnologico e cognitivo delle democrazie.

Occorrono meccanismi di contrasto che non mettano a rischio le fondamenta delle democrazie liberali, la libertà di pensiero e il pluralismo informativo. Da un lato, occorre smontare rapidamente le operazioni di disinformazione che sfruttano siti clone e deepfake sempre più realistici. Dall’altro, la necessità di attività di prevenzione si fa sempre più urgente, se l’informazione viene armata (weaponizzata), l’intelligenza artificiale rischia di trasformarla in un moltiplicatore di potenza a disposizione di uno o più attori malevoli.

Ecco CopyCop, la macchina di disinformazione russa che punta ai modelli di IA

Recorded Future accende la luce su CopyCop, il network di influenza del Cremlino per saturare l’ecosistema digitale occidentale e avvelenare i dataset dei modelli generativi, trasformando la propaganda in un’arma capace di penetrare nella tecnologia e nei processi cognitivi delle democrazie

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