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Soltanto qualche addetto ai lavori che non porta il cervello all’ammasso può ribattere agli slogan sempre uguali da decenni, che oggi sono stati scanditi nelle strade d’Italia per lo sciopero degli insegnanti scolastici (con sommo gaudio degli studenti, che possono così godere di un’altra giornata di vacanza).

Cercando di capire i motivi dello sciopero, oltre a imbattersi nei frusti “no ai presidi-dittatori” e negli stantii “niente soldi alle scuole paritarie”, e in altre parole d’ordine arcaiche, abbiamo incrociato in rete un “appello lanciato da quattro dirigenti scolastici”. E nelle prime righe, la malinconia prodotta dagli scioperanti in servizio permanente effettivo è stata calmierata dal coraggio di questi quattro dirigenti che con nome e cognome hanno osato sfidare conformismi, sindacalismi e la solita solfa protestataria, chiarendo fin dall’inizio come giudicano lo sciopero odierno che, ovviamente, è “il maggiore di tutti i tempi”, secondo le cronache degli stessi organizzatori.

“Sciopero demagogico”. Così, senza tanti giri di parole, definiscono la protesta odierna i 4 dirigenti scolastici (Alessandra Rucci, Antonio Fini, Laura Biancato ­e Salvatore Giuliano) che hanno promosso l’appello. Ecco perché secondo loro lo sciopero è demagogico: “Nessuno può parlare di tagli”, “nessuno può parlare di precariato”, “nessuno può parlare di distruzione della scuola pubblica”, dicono. Ed è “anacronistico” il “catalizzarsi della protesta contro quello che è stato definito lo strapotere dei presidi sceriffi”, mettono per iscritto i dirigenti.

Hanno davvero un bel coraggio i firmatari dell’appello. Chissà quanti improperi e buuuhhh si saranno beccati in queste ore. Ma loro che il disegno di legge (ddl) del governo lo hanno letto e studiato sono arrivati a queste conclusioni: il ddl, tra l’altro, “interviene finalmente a precisare e definire i contorni dell’autonomia scolastica”, “incrementa sensibilmente come mai avvenuto prima le risorse destinate alla scuola” e “rende finalmente obbligatoria e sistematica la formazione dei docenti e del personale”.

E a chi attacca il dispotismo dei presidi prefigurato, secondo gli scioperanti, dal progetto governativo, i 4 dirigenti scolastici replicano: “La democrazia attuale è la democrazia della sola componente docenti, è la falsa democrazia di una scuola autoreferenziale che non accetta e non ha mai accettato intrusioni dall’esterno, disfunzione questa che gli ha consentito di restare immobile e uguale a se stessa per decenni fino ad arrivare ad essere oggi del tutto anacronistica”.

Non mancano nell’appello suggerimenti e richieste di modifica al ddl, ma i firmatari non si accodano al corso barricadero che magari cerca di spuntare, sotto sotto, qualche assunzione di insegnante precario in più.

4 dirigenti scolastici smontano le tesi dei prof. scioperanti

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