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C’è grande attesa per scoprire come il nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, gestirà i temi della difesa e della sicurezza. Una certezza già c’è: non partirà da zero, anzi. L’esperienza maturata come ministro della Difesa, la delega all’intelligence che ebbe da vicepremier nel primo esecutivo guidato da D’Alema e le sintonie con l’altra sponda dell’Atlantico evidenziate da chi lo ha incontrato nella sua lunga carriera politica, sono già degli indizi concreti.

Senza dubbio, il Libro Bianco preparato dal ministro Roberta Pinotti sarà uno dei primi dossier a posarsi sulla scrivania di Mattarella, non appena convocherà il Consiglio supremo di Difesa. Ma il nuovo inquilino del Quirinale, come già evidenziato su Airpress, sarà anche chiamato ad individuare figure chiave come quella del consigliere militare e del segretario del Csd. E non è detto che, com’è stato sin qui, i due ruoli possano essere ricoperti dalla stessa persona. Il consigliere militare di Napolitano, il generale Rolando Mosca Moschini, 75 anni, già nominato capo di Stato maggiore della Difesa dallo stesso Mattarella, potrebbe restare al Quirinale proprio come segretario del Csd.

Ad affiancare invece il capo dello Stato nelle cerimonie militari, potrebbe essere chiamato, stando ai rumor, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, già titolare della Difesa e, tra i suoi numerosi incarichi, anche capo di gabinetto dell’allora ministro Mattarella. In realtà tra i vertici della Difesa non si esclude l’opportunità di puntare su un alto ufficiale in servizio e non ancora in pensione.

In tema di alte cariche militari, ha ricordato sul Sole 24 Ore Marco Ludovico, c’è particolare fermento, anche perché “a fine mese il generale Claudio Graziano, attuale capo di Stato maggiore dell’Esercito, prende il posto dell’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, nell’incarico di Capo di Smd“.

Da titolare di Via XX Settembre, è stato a suo tempo un innovatore, portando a termine una riforma che ha trasformato in poco tempo il modo di essere, di operare e di proporsi delle nostre Forze Armate. Ma che approccio avrà Mattarella, rispetto ai tanti teatri di crisi nei quali è richiesto il contributo dell’Italia? È certo, prosegue il Sole, “che il neo presidente della Repubblica – cattolico autentico con un senso del valore assoluto della pace, così come è sancito dall’articolo 11 della Costituzione – seguirà con molta attenzione la sorte del nostro impegno militare“.

Per il generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica e consigliere militare del premier D’Alema quando Mattarella era il titolare della Difesa, il suo avvento al Quirinale può essere invece l’occasione per ridare slancio all’operato delle forze armate, caratterizzate da “una deriva verso un loro uso non militare” e da un “contestuale disimpegno militare in aree di crisi” proprio mentre “le crisi si moltiplicano”. Mattarella, chiosa il generale, “non partirà da zero, ma avrà già un background per valutare questa situazione“.

Questo auspicio, però, ha notato Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano, potrebbe scontrarsi con la realtà: “Da capo delle forze armate (Mattarella, ndr), sarà cauto nell’impegnare l’Italia in teatri di guerra (è stato favorevole all’intervento in Afghanistan, con copertura Onu, ma non a quello in Irak)“.

Un intendimento che traspare anche dal suo discorso d’insediamento tenuto stamane, durante il quale ha ricordato che “garantire la Costituzione significa ripudiare la guerra e promuovere la pace“. Il nuovo inquilino del Quirinale, però, ha detto molto altro, soprattutto riferendosi alla lotta al terrore jihadista, contro il quale ha auspicato una “risposta globale”.

Non a caso, prosegue Ludovico sul Sole 24 Ore, “una delle prime firme su un atto di governo Mattarella dovrebbe apporla a un decreto legge, più volte rinviato” contro i foreign fighter, messo a punto dai ministri Angelino Alfano (Interno), Roberta Pinotti (Difesa) e Andrea Orlando (Giustizia). “Il testo prevede, tra l’altro, il rifinanziamento delle missioni all’estero, già scaduto il 31 dicembre, l’istituzione della procura nazionale antiterrorismo e le garanzie funzionali – legittimità a violare le norme – per gli agenti segreti, due interventi in realtà in bilico“.

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