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L’Istituto Gino Germani presenterà il 23 settembre nella Sala Caduti di Nassirya del Senato, uno studio, a cura di Massimiliano Di Pasquale e Iryna Kashchey, dedicato a un tema delicato: le narrazioni strategiche russe che compaiono nei libri di testo delle scuole secondarie di primo grado italiane. L’iniziativa, promossa dal senatore Marco Lombardo, vedrà la partecipazione di studiosi ed esperti, tra cui Luigi Sergio Germani e l’ex ambasciatore italiano a Kyiv Pier Francesco Zazo.

Lo studio si inserisce in un percorso di ricerca già avviato dall’Istituto Germani, che nel 2021 aveva analizzato i tentativi russi di influenzare media, think tank e mondo accademico in Italia. Il contesto dei libri delle scuole medie è molto sensibile, sia perché ormai i testi trattano congiuntamente geografia e storia, sia perché sono indirizzati a studenti che affrontano per la prima volta lo studio dell’Europa e della sua dimensione internazionale attuale, passata e futura, sia perché quello dei manuali socialistici per le medie è settore oligopolistico, dove varie case editrici sono controllate in sostanza da tre gruppi editoriali (dunque la riproduzione della narrazione è un fenomeno ancora più interessante), spiega Di Pasquale in una conversazione con Formiche.net.

La ricerca nasce da segnalazioni di distorsioni, riconducibili a narrazioni simili a quelle del Cremlino. L’analisi ha coinvolto 28 libri, pubblicati dal 2010 al 2024 dai principali gruppi editoriali italiani. “Abbiamo scelto un’estensione temporale così ampia anche per analizzare come si sono evolute queste narrazioni, da prima della guerra in Donbas e dopo l’invasione russa su larga scala. Interessante che alcuni di questi testi hanno iniziato a raccontare narrazioni spinte dal Cremlino già negli anni precedenti all’inizio dell’invasione, nel 2014”.

Dopo la prima fase, quattro testi sono stati esaminati più a fondo. “Uno è stato analizzato per due volte, prima e dopo le segnalazioni iniziali, che risalgono al 2021 da parte di genitori ucraini con figli alle medie, ma le modifiche fatte non hanno cambiato l’impianto teorico viziato da quelle che possiamo definire narrazioni di grandeur russa, con minimi dettagli cambiati”.

Le distorsioni individuate sono sette, in larga parte coincidenti con la propaganda del Cremlino: dalla rappresentazione del Donbas come regione russa alla definizione del conflitto come “guerra civile”, fino alla narrazione della Crimea “sempre stata russa e tornata alla Russia dopo un referendum”, senza adeguato contesto sul voto alterato e forzato del 2014. Altre ricorrenze riguardano la Rus’ di Kyiv descritta come nucleo originario dello Stato russo, l’Ucraina dipinta come Paese arretrato e corrotto, e il concetto di “accerchiamento Nato” che giustificherebbe l’aggressione russa. In alcuni testi si sostiene perfino che l’economia ucraina fosse basata sulle armi, producendo un effetto di antipatia verso Kyiv. In altri casi, persino esercizi didattici sembrano rafforzare tali impostazioni: “In un testo c’è addirittura il tentativo di rafforzare questo concetto di ‘regione russa’, collegata da storia e cultura e destino, proponendo un esercizio singolare, chiedendo allo studente di calcolare le distanze tra varie città nell’ambito di un viaggio in Russia, vengono inserite tra queste città anche alcune ucraine e le capitali baltiche: ciò che resta, è l’alterazione della percezione di quelle città come parte della Russia”. Infine la cultura russa viene talvolta presentata come quasi coincidente con l’intera cultura orientale, sminuendo il contributo delle nazioni dell’Europa orientale e attribuendo ad essa artisti e figure culturali non propriamente russi.

Il quadro complessivo ripropone il “mito della pace e della grande cultura russa che è noto in Italia”, osserva Di Pasquale. “Non riteniamo che chi ha scritto questi testi sia legato a Vladimir Putin, ma certamente che c’è stata accettazione o quanto meno disattenzione nell’includere certe narrazioni. Il nostro lavoro è stato quello di non limitarci a segnalare le ragioni per cui certe affermazioni sono fallaci, ma anche spiegare il contesto da cui esse nascono e dove si muovono nell’attuale schema di propaganda russa”.

Un altro esempio: in alcuni testi, l’Ucraina viene descritta non solo come Paese corrotto e quasi fallito, ma anche come aggressore la cui economia è principalmente legata alle armi. “Questo lascia una percezione negativa – spiega l’esperto dell’Istituto Germani – e ricalca una delle più odiose narrazioni russe sull’Ucraina”. Un altro esempio riguarda appunto quell’elemento di “regione russa”, che secondo la narrazione putiniana serve a giustificare che l’Ucraina, la Moldova, la Bielorussia e i Baltici siano degli stati senza identità, utilizzati dall’Occidente per mettere in difficolta la Russia, e parte in sostanza della Federazione sia dal punto di vista politico che culturale, nonché economico.

“Nel report ci siamo occupati del debunking di certe narrazioni. E abbiamo anche evidenziato come a esse si abbinasse anche una sostanziale scarsa qualità redazionale nei testi. Per esempio, c’è un caso in cui Odesa viene definita la seconda città dell’Ucraina e considerata in Crimea, ma sappiamo bene che non è né l’una (è Kharkiv la seconda città ucraina, ndr) né l’altra”. Odesa è in effetti centinaia di chilometri più a Occidente dalla penisola crimeana.

Sul fronte delle soluzioni, Di Pasquale propone un approccio strutturato: “Servirebbero delle commissioni di revisione per analizzare imprecisioni, errori e alterazioni. Ma a questo punto sorgono ulteriori punti interrogativi: cosa ci sarà nei libri dei licei? E ancora: cosa ci sarà nei libri parigrado degli altri Paesi europei? Possiamo immaginare che la narrazione russa abbia attecchito anche altrove, ma più o meno che in Italia?”. Domande che aprono un fronte di riflessione sulla responsabilità editoriale e sul ruolo dell’educazione nella formazione dei giovani di fronte alla guerra dell’informazione – una delle più potenti delle misure attive in mano al Cremlino.

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All’interno dei libri dei ragazzi italiani che affrontano per la prima volta la storia e la geografia in modo più consistente sono inserite narrazioni che riflettono la propaganda del Cremlino. Massimiliano Di Pasquale racconta a Formiche.net lo studio dell’Istituto Germani

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