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C’è un dibattito a sinistra sul rapporto con il sindacato. Sul cambiamento, profondo, che è intervenuto tra la sinistra nel suo complesso – in particolare il Pd – e il sindacato italiano. E, nel merito, con la Cgil e la Cisl. Un cambiamento che ha evidenziato anche la profonda diversità politica, culturale e sociale tra il tradizionale “sindacato rosso” e l’antico “sindacato bianco”.

Non è un caso, del resto, che se nel passato esisteva la cosiddetta “cinghia di trasmissione’ tra il Pci/Pds e la Cgil – con il primo che dettava l’agenda al secondo – oggi la prassi si è radicalmente capovolta. Ovvero, come dimostra l’esperienza concreta, è la Cgil di Landini a condizionare e a istruire il comportamento politico del segretario del principale partito della sinistra italiana, il Pd. Uno spettacolo talmente evidente ed oggettivo che non richiede ulteriori commenti ed approfondimenti. Radicalmente diversa la posizione, il ruolo e la mission della Cisl. E questo per la semplice ragione che la Cisl coltiva un progetto che, nel metodo come nel merito, è semplicemente alternativo rispetto alla Cgil. E quindi autonomia dai partiti e dalla politica organizzata, centralità della contrattazione locale e nazionale, esaltazione del merito delle questioni in agenda e disponibilità al dialogo e al confronto con le parti sociali senza accampare le solite e ormai note pregiudiziali ideologiche e politiche.

Detto con altre parole, il ruolo oggi delle Cgil e di tutto l’universo della sinistra nelle sue diverse espressioni, è quello di costruire l’alternativa politica al centrodestra. L’esatto contrario di quello che persegue concretamente la Cisl che resta saldamente impegnata a presidiare il terreno sindacale dialogando, come ovvio, anche con il governo per perseguire risultati concreti a vantaggio dei lavoratori e dei ceti popolari nel suo complesso. E l’ultimo esempio concreto, nonché importante, riguarda proprio il provvedimento legislativo sull’applicazione dell’articolo 46 della Costituzione in merito alla “partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese”. Un esempio che conferma come sia ancor più singolare l’atteggiamento della Cgil che, di fatto, inibisce quasi per statuto il dialogo e il confronto con un governo perché politicamente sgradito. Di qui anche, e per restare all’art.46, la decisione del Pd di non votare quel provvedimento perché sgradito e ostacolato apertamente dalla Cgil.

Ora, senza fare ulteriori esempi a conferma di questo assunto e che, del resto, è sotto gli occhi di tutti, è persin troppo facile trarre una conclusione di fronte al concreto dispiegarsi degli avvenimenti. E cioè, abbiamo semplicemente due modelli di cultura sindacale. Quello dell Uil, purtroppo, non fa neanche testo perché si è ridotto ad essere una ruota di scorta del sindacato rosso per eccellenza. Due modelli di cultura sindacale che, appunto, sono difficilmente conciliabili. Spiace, al contempo, prendere atto che il Pd a guida Schlein ha scelto, condiviso e fatto proprio il modello della Cgil di Landini. Un modo, questo, per confermare la distanza siderale verso un sindacato, quello della Cisl, che conferma invece con la sua concreta prassi e cultura di riferimento una straordinaria attualità e modernità. Senza clamori, senza propaganda e senza parole d’ordine che rischiano solo di incattivire il clima del Paese e di politicizzare oltremisura ogni argomento in cima all’agenda sindacale.

La Cisl, la sinistra e l’autonomia del sindacato. L'opinione di Merlo

Se nel passato esisteva la cosiddetta “cinghia di trasmissione’ tra il Pci/Pds e la Cgil – con il primo che dettava l’agenda al secondo – oggi la prassi si è radicalmente capovolta. Ovvero, come dimostra l’esperienza concreta, è la Cgil di Landini a condizionare e a istruire il comportamento politico del segretario del principale partito della sinistra italiana, il Pd. L’opinione di Giorgio Merlo

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