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Riforme e Quirinale. E’ su queste due linee che si snoda il percorso della politica nei prossimi mesi. Due linee parallele, ha tenuto a precisare in una nota Giorgio Napolitano, perché il suo imminente passo indietro sarà “una decisione autonoma che non deve sovrapporsi ad altre considerazioni di carattere politico, che riguardano il governo o le riforme in Parlamento”. Ma destinate comunque a intrecciarsi, come spiega a Formiche.net il costituzionalista Francesco D’Onofrio.

IL GOVERNO FORTE DI RENZI
Politico dalla lunga esperienza, è stato prima nelle file della Dc, poi del Ccd e infine nell’Udc, l’ex ministro chiarisce qual è la posta in gioco in questa partita che vede contrapposti Renzi da una parte e Berlusconi insieme curiosamente alla minoranza dem dall’altra: “Il presidente del Consiglio punta ad avere un modello tedesco con un governo forte e un capo dello Stato taglia-nastri. Per questo vuole portare a casa la riforma elettorale in tempi brevi in modo che il prossimo capo dello Stato possa solo prendere atto della nuova situazione”.

IL PRESIDENZIALISMO CARO AL CAV.
Il modello su cui si è sempre battuta Forza Italia, ricorda il professore, è quello presidenzialista con un presidente della Repubblica eletto direttamente dai cittadini e molti più poteri degli attuali. Berlusconi spera poi in una figura che gli consenta l’agibilità politica. Discorso diverso invece per la minoranza Pd che pensa a un capo dello Stato di equilibrio per tutte le forze politiche in stile Prima Repubblica.

LA STRIGLIATA DI NAPOLITANO
Ecco perché, con motivazioni differenti, entrambi frenano sulle riforme. Ma, li bacchetta D’Onofrio: “Se non vogliono il modello che ha in mente Renzi, lo dicano apertamente, non giochino al rinvio con la scusa della nomina del successore di Napolitano”. In questo senso, va letto il richiamo del capo dello Stato sull’autonomia della questione: “La posizione del capo dello Stato è stata in qualche modo un assist a Renzi perché lo può portare a dire che chi non vuole subito la legge elettorale è contro le riforme e quindi il cambiamento”. Un gufo dunque, renzianamente parlando.

LA CLAUSOLA DEL 2016
La clausola di garanzia per l’applicabilità dell’Italicum dal 2016, con cui Renzi ha rassicurato Forza Italia sull’ipotesi di elezioni anticipate, è stata una mossa intelligente fa notare il costituzionalista: “Se formalmente si scrive e si vota questa salvaguardia, ciò mette a tacere le polemiche ed esclude che si voti con l’Italicum il prossimo anno. Ma non esclude che lo si faccia con il Consultellum…”.

Cosa si giocano Renzi e Berlusconi con la partita del Quirinale

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