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Da Rebibbia alla cooperativa “29 giugno”, passando per una (eccellente) tesi di laurea. Chi è e come si è evoluto, dall’esperienza carceraria a quella imprenditoriale, Salvatore Buzzi (una condanna per omicidio alle spalle) ritenuto, dai pm che indagano sullo scandalo Mafia Capitale, il numero due dell’organizzazione alle spalle di Carminati. Dall’esclusione sociale agli affari con la Pubblica Amministrazione, romana e non: ecco quanta strada ha fatto Buzzi che, intercettato dai pm, diceva: “La politica è una cosa, gli affari so’ affari”. E ancora: “Gli zingari? Rendono più della droga”.

29 GIUGNO
Si tratta di una cooperativa nata nel 1985, in seguito ad un convegno organizzato dai detenuti del carcere di Rebibbia su “Le misure alternative alla detenzione e il ruolo della comunità esterna”. In quella circostanza (era appunto il 29 giugno del 1984) venne avanzata la proposta di realizzare una cooperativa, con soci i detenuti, proprio per offrire loro la possibilità di un futuro lavorativo. Buzzi in quei giorni era un detenuto in attesa di giudizio, pertanto non un operatore volontario. “Il mio modo di essere e di impegnare il mio tempo durante la detenzione mi portarono ad occuparmi di sociale e quindi un po’ anche di me” disse a proposito del suo nuovo impegno nel marzo del 2004 intervistato dalla rivista Ristretti.

CARRIERA
Con 215 dipendenti la cooperativa viene presieduta proprio da Buzzi che, con 110 e lode, fu il primo detenuto a conseguire il titolo di dottore in lettere moderne all’interno del penitenziario romano. Oggi i pm Ielo, Cascini e Tescarol ritengono che sia non solo il braccio operativo dell’organizzazione ma che abbia gestito il cosiddetto “libro nero” delle tangenti. Il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, presentando i numeri dell’inchiesta che sta terremotando la Capitale (già 37 arresti e 100 indagati, tra cui l’ex sindaco Gianni Alemanno) ha annunciato ulteriori sviluppi legati a presunti giri di denari che interesserebbero non solo i campi rom, ma anche l’emergenza neve nella Capitale ed una serie di appalti. Al momento si sa che Buzzi nel bilancio 2013 fa segnare ricavi complessivi per 59 milioni di euro, così come riportato dall’Espresso, mentre il patrimonio di gruppo è di oltre 16,4 milioni.

LEGA COOP
Un altro filo che riguarda Buzzi su cui gli inquirenti hanno indagato, è quello che conduce alla Lega Coop già presieduta dall’attuale ministro Giuliano Poletti. Una foto in queste ore sta girando in rete e ritrae proprio l’ex capo delle Coop rosse in un ristorante romano con una serie di personaggi finiti nell’inchiesta Terra di Mezzo: oltre all’allora sindaco Alemanno e al pregiudicato Luciano Casamonica, c’è l’indagato Salvatore Buzzi; Franco Panzironi, ex ad della municipalizzata dei rifiuti Ama arrestato; l’ex assessore alla Casa della giunta Alemanno Daniele Ozzimo, indagato; il deputato del Pd Umberto Marroni e Angelo Marroni, garante dei detenuti del Lazio (questi ultimi due non indagati).

PAROLE
I pm scrivono nelle 1200 pagine dell’inchiesta che Buzzi “pone in essere l’avvicinamento dei decisori pubblici, sia con la vecchia che con la nuova amministrazione, in funzione degli interessi del sodalizio”. E secondo l’indicazione strategica di Carminati mette la minigonna per “andare a battere con la nuova amministrazione”. Due i nomi che spuntano dalle intercettazioni: Mirko Coratti e Franco Figurelli, suo capo segreteria, stimolati Buzzi per non perdere una gara d’appalto all’Ama, sbloccare certi pagamenti e aggiudicarsi una nomina al V Dipartimento. “Oh, me so’ comprato Coratti”, dice Buzzi, che indica la cifra di mille euro mensili versati a Figurelli (oltre a 10.000 euro pagati per poter incontrare il Presidente Coratti). Lo stesso Coratti sarebbe stato destinatario di altri 150.000 euro qualora avesse sbloccato 3 milioni sul versante sociale.

MIGRANTI VS DROGA
In un’altra intercettazione Buzzi, parlando con un’amica a proposito del business relativo agli immigrati, osserva: “Apposta tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Eh. Il traffico di droga rende di meno”. E a un imprenditore spiega: “Ma lo sai agli altri soldi che gli do’ Giova’? Ma tu lo sai perché io c’ho lo stipendio, non c’hai idea di quante ce n’ho… non ce li hanno… pago tutti pago… Anche due cene con il sindaco settantacinquemila euro ti sembrano pochi? Oh so centocinquanta milioni eh. I miei ti posso assicura’ che non li pago. Mo’ c’ho 4 cavalli che corrono col Pd e 3 col Pdl”.

CARMINATI
L‘ex Nar, seguito per lungo tempo dai carabinieri del Ros, sarebbe secondo i pm a capo dell’organizzazione, tenendo le fila non solo dell’estrema destra eversiva protagonista degli anni settanta a Roma, ma degli intrecci con manager pubblici e privati, uniti dal comun denominatore della politica in Campidoglio. Sarebbe stato lui a dare le indicazioni materiali a Buzzi, che si vantava di pagare 5 mila euro al mese a Luca Odevaine, l’ex vice capogabinetto del sindaco Veltroni (un passato tra Pci e Legambiente), poi nominato capo della Polizia provinciale e incaricato di gestire manifestazioni ed emergenze nella Capitale.

Mafia Capitale? Salvatore Buzzi, i campi rom e le coop rosse

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