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Il 3 Novembre scorso avevamo siglato con gli amici dei Popolari per l’Italia, Rinascita Popolare, Popolari per l’Europa e altre numerose associazioni e movimenti di ispirazione popolare e democratico cristiana,  un accordo per la ricomposizione dell’area popolare e l’avvio in tutte le regioni italiane dei comitati costituenti dei Popolari.

Il 13 Novembre a Roma, in contemporanea, si sono svolti due convegni:

il primo organizzato dagli amici  dei Popolari per l’Italia (Mario Mauro), che non hanno raccolto l’invito di dare pratica manifestazione degli intenti concordati qualche settimana prima, riducendo il loro incontro alla tradizionale verifica organizzativa interna, mentre si svolgeva sempre a Roma il secondo incontro degli autoconvocati con l’obiettivo di “ripensare la presenza dei cristiani nella società e in politica”.

E se, da un lato, si cerca di ricomporre quanto si muove dentro e fuori  dei vecchi e nuovi partiti e nell’ambito della società civile, dall’altro, in Parlamento, NCD e UDC hanno deciso  di confluire in un unico gruppo parlamentare alla Camera e al Senato, con l’impegno di sostenere il governo Renzi, ma distinti e distanti dalla Lega di Salvini; occhieggianti, ma non troppo a Forza Italia, referenti del PPE, ben decisi, tuttavia, a escludere da ogni contatto Mario Mauro e i pochi fedelissimi del suo seguito.

Con quanta coerenza Alfano e Cesa possano sostenere questa loro posizione critica con la Lega, nel momento in cui i loro partiti sono ben presenti con gli amici leghisti nella conduzione delle due ultime regioni del centro-destra (Lombardia e Veneto), è materia di competenza psichiatrica. Anche fare riferimento al PPE, escludendo la collaborazione di uno dei  suoi più illustri referenti, quali Mario Mauro e soci, è altrettanto incomprensibile.

Insomma, se restiamo ai giochetti di coloro che sono soprattutto interessati alla mera sopravvivenza , è evidente che si ripropone quanto in altra nota abbiamo rilevato a proposito del dilemma dei cattolici impegnati in politica. Un dilemma che, nel caso degli eletti-nominati citati,  sfocia nel trilemma così rappresentabile:

a) gli amici di Tabacci e Dellai che sono organicamente a sostegno di Renzi e, prima o dopo, il fiorentino consenziente, sono pronti a entrare nel partito democratico;

b) NCD e UDC che sono a sostegno di Renzi per tutto il tempo più a lungo possibile, senza confondersi con il PD, di cui si riducono al ruolo di ininfluenti serventi, in polemica aperta e schizoide con la Lega e pronti a ogni avventura pur di sopravvivere.

c)    Infine, gli amici di Mario Mauro, che son tra coloro che: “vorrebbero, ma non possono”. Vorrebbero rappresentare, come ci auguravamo e ancora lo speriamo, un punto di riferimento di quanti all’esterno si battono per concorrere alla ricomposizione dell’area popolare, raccogliendo ciò che in maniera assai più ampia esiste nella realtà associativa, dei movimenti, delle associazioni e dei gruppi di ispirazione popolare, ma non possono o non vogliono correre il rischio di lasciare la loro piccola casamatta che concede loro  ancora un po’ di effimera sicurezza.

 

Da parte mia e di molti altri amici che da anni ci battiamo per riunire l’area dei popolari e dei democratico cristiani, a questo “ un passo avanti e due indietro” non siamo più disponibili.

Riteniamo, infatti, che si debba fare riferimento a tutti coloro che intendono ritrovarsi uniti nella sezione italiana del PPE, da quanti sono ancora legati a Forza Italia come Fitto, al NCD e all’UDC, ai Popolari per l’Italia di Mauro e sino ai nuovi movimenti di Italia Unica di Passera e ai “leghisti democristiani” alla Tosi. Con questi si possono ritrovare molte delle realtà presenti in sede locale purché da parte di tutti ci si impegni a :

a)  Concordare una piattaforma programmatica per l’Italia ispirata ai valori dell’umanesimo cristiano attraverso una nuova Camaldoli;

b) concorrere alla costruzione di un nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano e inserito a pieno titolo nel PPE;

c) favorire il ricambio della classe dirigente dando ampio spazio a una nuova generazione di politici.

Continuare con i giochetti di mera sopravvivenza vorrebbe dire non solo condannarsi all’impotenza, ma anche all’incomprensione di un’opinione pubblica stanca e sfiduciata che chiede solo una proposta credibile e una speranza.

Ettore Bonalberti

www.insiemeweb.net

www.don-chisciotte.net

Unità dei popolari, un passo avanti e due indietro

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