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Imen Ben Mohamed è una giovane tunisina cresciuta in Italia e ha la voce entusiasta di chi ha la consapevolezza di essere parte di un avvenimento non secondario. Dopo la laurea in Cooperazione internazionale allo sviluppo a Roma, è tornata in Tunisia per partecipare all’Assemblea costituente. A soli 29 anni è stata eletta con il partito islamista Ennahdha al Parlamento, nelle ultime elezioni legislative.

In una conversazione con Formiche.net, Mohamed cerca di spiegare il momento storico che vive la Tunisia: “Siamo di fronte ad un bivio: si può dare continuità alla transizione politica iniziata nel 2011 con la Primavera araba o si può ritornare al vecchio regime”.


ELEZIONI STORICHE

Per la prima volta nella storia, i tunisini scelgono il loro presidente. Dall’indipendenza della Francia nel 1956, non era mai accaduto che si potesse votare in maniera libera e diretta. Domenica scorsa, invece, è successo, ma arrivare a questa condizione non è stato facile: “I risultati non sono ancora ufficiali, ma il bilancio è già positivo. Circa il 64% degli iscritti è andato a votare. Non sono numeri altissimi ma è un evento senza precedenti. Il ballottaggio sarà tra Béji Caïd Essebsi e Moncef Marzouki, che hanno una differenza percentuale molto alta, del 9%-10% a favore di Essebsi. Ma tutto può succedere al secondo turno, in un processo elettorale dove inizialmente c’erano 27 candidati”.

VECCHIO SISTEMA

Molto si è discusso sul pericolo di un ritorno ad antichi padroni e modelli politici. Essebsi (qui il ritratto di Formiche.net) ha 88 anni ed è stato in prima fila in molti governi. “Il rischio di tornare indietro c’è. Ennahdha ha deciso di non presentare né sostenere nessun candidato perché crediamo che sia il momento di avere un’aria nuova nello scenario politico tunisino. Il fatto che molti dei personaggi che si sono presentati alle elezioni sono stati ministri di Ben Ali può comportare un ritorno al passato, al vecchio sistema. Questo, però, si potrà sapere solo quando formeranno il governo, sia tecnico o di larghe intese”. Secondo il deputato, la questione fondamentale è il rispetto delle libertà e dei diritti costituzionali conquistati. Tuttavia, Mohamed avverte un segno poco ottimistico: la minaccia di abolire la riforma sulla giustizia transitoria, proposta nella nuova Costituzione.

ESEMPIO DI DEMOCRAZIA

“La Tunisia è riuscita a fare grandi passi democratici. È l’unica candela della Primavera araba ancora accesa. Abbiamo approvato una Costituzione con un consenso di 200 voti su un totale di 217. Grazie al dialogo tra tutte le fazioni politiche, abbiamo superato ogni crisi creando grandi riforme in materia elettorale, politica e di diritti. Spero che si dia continuità a questo processo”, ha detto Mohamed.

COSTITUZIONE INNOVATIVA

La neonata Costituzione tunisina è considerata la più democratica del mondo arabo. Ha preso il meglio da altri Paesi, tra cui l’Italia. È unica ed innovativa per il processo con cui è stata scritta e per il suo contenuto. “Dal primo momento della sua gestazione hanno partecipato non solo tutti i protagonisti della società civili e i partiti, ma anche cittadini comuni. Abbiamo interagito molto con le persone attraverso Twitter, dove venivano proposti articoli da includere nel testo. È stato un processo molto ricco e partecipativo, per questo la Costituzione è stata approvata con la stragrande maggioranza di 200 voti su 217”, dice Mohamed.

La parlamentare sottolinea che nel testo sono garantiti i diritti umani e civili, diritti delle donne, delle minoranze religiose ed etniche, la libertà di coscienza, i processi elettorali e la separazione dei poteri dello Stato. “Abbiamo cercato di non concentrare tutto sulla figura del presidente per non tornare ai vecchi sistemi… La nostra è la Costituzione più democratica del mondo arabo”.

IL RUOLO DELLE DONNE

In questo processo di transizione democratica, le donne tunisine sono state sempre presenti. Dalla Primavera araba, dove affiancavano gli uomini in piazza, all’Assemblea costituente. Per Mohamed “le donne tunisine hanno una particolarità storica: sono sempre state più emancipate. Ci sono donne avvocato, magistrato (qui il ritratto di Kalthoum Kennou). C’è sempre stata un’interpretazione più moderna dell’Islam e i tunisini si sono abituati alla presenza femminile. Ovviamente, bisogna ancora conquistare più diritti e più rappresentanza, soprattutto in politica. Ma questo vale per tutti, non è un discorso di genere. In Tunisia, nessuno aveva avuto la possibilità di partecipare attivamente in politica”.

Vi racconto la lezione democratica della Tunisia

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