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Succede nella foga comiziante sparare qualche “cavolata”, come Landini ha correttamente connotato la sua uscita sui “disonesti” che sosterrebbero Renzi.
E’ evidente che, quanto all’onestà e alla disonestà, come anche gli episodi giudiziari della politica stanno dimostrando, non accadono a senso unico.
E ciò che succede nella politica, dove più forte è la tentazione del potere, succede anche nella società civile.

Nei mesi scorsi ho adottato la teoria dei quattro stati che, seppur semplicisticamente, rappresenta in maniera significativa la situazione sociale dell’Italia.
Ne consiglio la lettura a quanti sono impegnati nella politica e nell’amministrazione pubblica poiché ritengo che, seppur euristicamente, ossia anche ai fini del solo ragionamento, essa permette di comprendere ciò che accade nella struttura sociale del Paese.

Riassumendo:
Il primo Stato, quello della casta, è formato da oltre un milione di persone che vivono attorno alla politica e alle istituzioni, con laute prebende e benefits diversi. E’ l’aristocrazia dell’ancien regime trasferita nel XXI secolo.
Il secondo Stato è quello dei diversamente tutelati, che contiene l’intervallo compreso tra le alte gerarchie pubbliche (magistratura, alta dirigenza burocratica dello Stato e degli enti pubblici statali, parastatali e degli enti locali) sino all’ultimo gradino della scala rappresentato dai cassaintegrati e disoccupati con indennità e a quello dei senza tutela, come gli esodati e i disoccupati senza indennità.
Il terzo stato è quello che produce la parte prevalente del PIL: PMI con i loro dirigenti e dipendenti, agricoltori, commercianti, artigiani, liberi professionisti. La struttura portante dell’intero sistema.
Con le nuove norme comunitarie si scopre l’esistenza del quarto Stato, un settore che potremmo qualificare come l’extra o l’anti Stato, rappresentato dal lavoro nero, droga, prostituzione, contrabbando.
Trattasi di un settore il cui valore dell’attività economica è stimato in circa 200 miliardi di euro che, in base alle nuove norme europee, buon per Renzi e Padoan, farebbe calare il rapporto deficit/PIL dello 0,2 %, passando dal 3,7 al 3,5% sui conti del 2011.
Un settore fuori da ogni regola, che preleva ricchezza dal sistema e in larga parte la rimette in circolo sotto forma di consumi, risparmi e investimenti diversi, sottraendosi a ogni controllo e incidendo, comunque, in maniera significativa sul sistema stesso e non solo sul piano economico e sociale.
Solo su quello economico incide per oltre il 14% sul PIL italiano che, nel 2013, è stato calcolato in circa 1393 miliardi di euro, per non parlare delle sue nefaste incidenze anche sul piano politico e dei condizionamenti nelle istituzioni…

Non v’è dubbio che quei lavoratori che la CGIL, come la CISL e la UIL rappresentano, sono a tutti gli effetti parte di quel terzo stato sulla cui soma grava l’intero sistema. E questo terzo stato è oramai al limite della sopportazione che, dopo la regressione e il disimpegno, potrebbe sfociare nella ribellione come già sta accadendo. Spetta ai più responsabili rendersene conto e assumere le decisioni conseguenti.

Ettore Bonalberti
www.insiemeweb.net
www.don-chisciotte.net

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