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Le questioni del Jobs act Poletti 2.0 e del disegno di legge di stabilità sono soltanto dei casus belli, quasi dei pretesti, di una sfida a sinistra che, da latente, è divenuta aperta; perché a dividere il popolo che si riconosce nella Cgil e quello che si è ritrovato alla Leopolda ci sono ormai un differente sistema di valori e una diversa visione del presente e del futuro.

A separare i ‘’due mondi’’ della gauche non vi sono soltanto le parole che i leader hanno pronunciato dalla tribuna: Susanna Camusso che snocciola tutto l’armamentario di una tradizione ammuffita, fino all’evocazione salvifica (quasi un atto di fede) dello sciopero generale; Matteo Renzi che colpisce al cuore il ‘’credo’’ degli avversari affermando che l’istanza del posto di lavoro fisso appartiene al passato. Al di là dei rispettivi ‘’imbarazzi’’, sono le reazioni di quanti hanno partecipato ai due eventi a fare impressione: i manifestanti di sabato che criticano il  premier con i medesimi epiteti ingiuriosi un tempo rivolti a Silvio Berlusconi; la platea della Leopolda che scatta in piedi ad ogni stoccata con cui il loro capo infilza la Cgil.

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Pier Matteo Renzi Capponi: ‘’Suonate pure le vostre Bindi. Noi suoneremo le nostre Serracchiani’’. Si somigliano pure. E svolgono il medesimo ruolo nei rispettivi campi.

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Un bel tacer non fu mai scritto. Gennaro Migliore, ex Sel, ora Pd, ha rilasciato alcune interviste in cui spiegava che, pur essendo vicino ai lavoratori di piazza San Giovanni, sarebbe andato alla Leopolda per non alimentare divisioni. E se fosse una delle tante possibili versioni del ‘’tengo famiglia’’?

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Alla Leopolda sono stati protagonisti quegli stessi imprenditori che in Piazza San Giovanni venivano chiamati padroni.

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‘’Bandiera bianca la vogliamo? No/ Perché è il simbolo dell’ignoranza/ bandiera bianca la vogliamo? No. Bandiera rossa la vogliamo ? Sì. Perché è il simbolo della riscossa/ bandiera rossa la vogliamo? Sì”. E’ una vecchia canzone comunista. Adesso è sufficiente cambiare la parola ‘’bandiera’’ nell’incipit, con la parola ‘’camicia’’. Così la Cgil potrà dire di essersi adeguata ai nuovi tempi.

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Lucio Dalla per Jyrki Katainen: ‘’Da dove è sempre inverno e spira forte il vento/ di venire a Bruxelles ero molto contento/ Ma lì ho incontrato Renzi che non mi sta ad ascoltare/ così farò ritorno all’aurora boreale…’’.

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Nella lettera di Jyrki Katainen a Pier Carlo Padoan (Schioppan?) il governo italiano era accusato di ‘’a significant deviation’’ (una significativa deviazione). Tutti hanno pensato ai saldi del deficit e del debito. Se fosse, invece, un atto di omofobia?

Renzi è il nuovo Berlusconi per Camusso

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npl

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