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“È come quando Ulisse si fa legare all’albero per non cadere vittima del canto ammaliatore delle sirene: se poi la sua nave fosse finita contro gli scogli, non per le sirene ma per una normale tempesta, non si sarebbe potuto salvare”. È il paragone cui l’economista Luigi Zingales, nel suo ultimo libro “Europa o no – sogno da realizzare o incubo da cui uscire“, ricorre per spiegare l’attuale situazione dell’Italia nell’Eurozona: entrando nella moneta unica e rinunciando alla leva della politica monetaria per intervenire sugli shock economici, è un po’ come se si fosse fatta legare a un albero; ed è come se ora, non solo in piena recessione ma anche alle prese con la nuova bestia della deflazione (i prezzi vanno giù), la nave del Belpaese fosse diretta a vele spiegate verso gli scogli.

CONTRAPPOSIZIONE NORD-SUD

Il problema, secondo Zingales, professore di Finanza alla University of Chicago Booth School of Business, è che man mano che l’avventura di Eurolandia è proseguita, peraltro incrociando una crisi economico-finanziaria senza precedenti, si è creata un’insanabile contrapposizione tra paesi del Sud Europa (tra cui l’Italia) e del Nord Europa, con i primi in posizione di debolezza e i secondi, rappresentati dalla Germania, che sono riusciti sempre di più a prendere in mano le redini e a salire in plancia di comando. Dove naturalmente ora vogliono restare. Una contrapposizione che, per certi aspetti, evidenzia l’economista nel suo libro, ricorda molto quella tra Nord e Sud Italia ai tempi del processo di unificazione di fine ‘800.

QUALCOSA VA CAMBIATO

Insomma, il contesto è cambiato a tal punto che anche un economista come Zingales, in passato più critico verso l’Italia e le sue pecche che verso l’area dell’euro nel suo insieme, riconosce che ora qualcosa va cambiato. E che bisogna intervenire per arginare in qualche modo lo strapotere della Germania di Angela Merkel. Sono lontani i tempi in cui il Belpaese aveva (quasi) tutto da guadagnare (soprattutto in termini di interessi meno salati da pagare sul debito) a entrare nella moneta unica. Del resto, nel suo stesso blog, Zingales ricorda come, accusato di aver cambiato idea, il padre della macroeconomia John Maynard Keynes rispose: “Quando i fatti cambiano, io cambio opinione. Cosa fa lei?”. Ecco perché, in questo, Zingales sostiene di essere “pienamente keynesiano”. E ora che cambiano i fatti l’Italia deve ripensare la sua permanenza nell’euro, perché se si va avanti di questo passo il rischio è di finire contro gli scogli.

UNA COALIZIONE PER USCIRE DALLA CRISI

E quindi ora come se ne esce? In una recente intervista al Secolo XIX, il professore di Finanza alla University of Chicago Booth School of Business, da sempre convinto liberista, suggerisce che il premier Matteo Renzi dovrebbe cercare di dare vita a una coalizione tra paesi del Sud Europa, Francia e socialdemocratici per risolvere la questione del lavoro. In sostanza, l’economista propone di creare un sistema federale di sussidi che possa risollevare le economie dei paesi del Sud Europa in modo che poi possano avviare le necessarie riforme. Quelle che non aveva avviato l’Italia di Romano Prodi al momento di entrare nell’euro e quelle che poi non sono state avviate nemmeno dai successivi governi di Silvio Berlusconi.

Twitter @scarlots

Luigi Zingales: perché ho cambiato un po' idea su euro e Merkel

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