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È lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky ad ammetterlo: “La guerra è entrata in una nuova fase, e questo è un fatto”. Lo fa in un’intervista rilasciata in esclusiva ad Associated Press, dove il leader di Kyiv delinea la sua visione sul futuro della guerra e del suo Paese, indicando quali saranno le priorità fondamentali.

Fornendo come base una constatazione della situazione attuale, giunti a quello che oramai si può considerare come il termine della grande controffensiva estiva per cui l’Ucraina si era a lungo preparata: “Non ci stiamo tirando indietro, sono soddisfatto. Stiamo combattendo con il secondo (miglior) esercito del mondo, sono soddisfatto. Ma stiamo perdendo persone, non sono soddisfatto. Non abbiamo ottenuto tutte le armi che volevamo, non posso essere soddisfatto, ma non posso nemmeno lamentarmi troppo”.

La forte attenzione mediatica posta sulla controffensiva (anche per l’hype voluto dallo stesso governo ucraino) aveva instillato aspettative molto alte nell’opinione pubblica interna ed internazionale. Aspettative che però non sono state soddisfatte appieno dai risultati non eclatanti. Nonostante i massicci aiuti occidentali, quantificabili nell’ordine delle decine di miliardi di dollari. Aiuti che molto probabilmente sono destinati a decrescere nei prossimi mesi, soprattutto in caso di un perdurare del conflitto tra Israele e Hamas. “Possiamo già vedere le conseguenze dello spostamento dell’attenzione della comunità internazionale a causa della tragedia in Medio Oriente. Solo i ciechi non lo riconoscono”, dice Zelensky.

“Volevamo risultati più rapidi. Da questo punto di vista, purtroppo, non abbiamo ottenuto i risultati desiderati. E questo è un dato di fatto”, aggiunge, rimarcando però come l’Ucraina non abbia ottenuto tutte le armi di cui aveva bisogno dagli alleati, e come i limiti strutturali nelle dimensioni dell’apparato militare di Kyiv abbiano precluso una rapida avanzata. Mentre adesso si prospetta un altro inverno di guerra, con tutte le caratteristiche che ne conseguono.

Ci sono le temperature gelide e i campi brulli che lasciano i soldati esposti, ma allo stesso tempo le strade gelate facilitano il movimento dei mezzi corazzati rispetto al fango tipico della rasputitsa. E c’è la rinnovata minaccia di diffusi attacchi aerei russi nelle città che prendono di mira le infrastrutture energetiche e i civili per piegare il morale della popolazione, già provato da più di 18 mesi di guerra. Mosca ha accumulato riserve di loitering munitions e di missili in attesa di questo momento, ed ora è pronta a usarle. Non a caso risale a pochi giorni fa il più massiccio attacco con droni mai realizzato dai russi sin dall’inizio della guerra.

“Ma questo non significa che dobbiamo rinunciare, che dobbiamo arrenderci”, ha detto Zelenskyy. “Siamo fiduciosi nelle nostre azioni. Combattiamo per ciò che è nostro”. E sottolinea i risultati positivi delle operazioni militari degli ultimi mesi, dalla riconquista di (seppur limitate) porzioni di terreno agli attacchi condotti nel teatro del Mar Nero e nella penisola di Crimea.

E per il futuro, l’obiettivo primario è quello della costruzione di un apparato militare-industriale capace di fornire a Kyiv il materiale necessario per portare avanti lo sforzo bellico. Già in settembre, all’International Defense Industries Forum di Kyiv, erano state gettate le fondamenta di questo progetto. Una fetta consistente del bilancio ucraino è destinata a tale scopo, ma adesso l’Ucraina ha bisogno dei prestiti e dei contratti favorevoli degli alleati occidentali per raggiungere l’obiettivo. Anche questa è parte della ricostruzione. “Dateci queste opportunità e noi costruiremo”, ha detto Zelensky durante l’ultimo incontro faccia a faccia con il presidente statunitense Joe Biden. “Qualunque sforzo e tempo richieda, lo faremo, e lo faremo molto rapidamente”.

Zelensky tocca anche il tema delle elezioni. Sia in Ucraina, dove il loro svolgimento è stato rimandato a dopo il termine del conflitto. Sia all’estero, e in particolare negli Stati Uniti, affermando che “le scelte degli americani sono le scelte degli americani” ma al tempo stesso ricordando come difendendo gli ucraini, gli americani si difendano da soli. “Nel caso dell’Ucraina, se la resilienza fallisce oggi a causa della mancanza di aiuti e della carenza di armi e finanziamenti, significherà che la Russia molto probabilmente invaderà i Paesi della Nato”. Chiusura con un’immagine a effetto: “E allora i bambini americani dovranno combattere”, dice il presidente ucraino.

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