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L’Italia avanza nella costruzione dell’autostrada digitale, ma a popolarla non c’è ancora un numero di veicoli sufficiente a renderla competitiva nel panorama europeo. È quanto emerge da due importanti documenti ufficiali rilasciati di recente rispettivamente dall’Unione Europea (Eu Digital Decade report) e da Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che ogni trimestre pubblica l’Osservatorio, un documento di sintesi sullo stato dell’arte della rete fissa e mobile in Italia.

Il documento europeo, che sostituisce nella denominazione e in parte nella struttura il vecchio Desi, certifica come l’Italia, nel 2022, prosegua nel trend di avvicinamento alla media europea in termini di infrastrutture di comunicazione interamente in fibra ottica (Fttp, fibra fino agli edifici), raggiungendo il 54% delle abitazioni cablate in fibra contro il 56% della media Ue. Un ottimo risultato se si considerano due fattori. Anzitutto, l’Italia non possiede reti via cavo, che vengono utilizzate invece da altri paesi per dare un boost alla loro connettività ultraveloce (Vhcn, Very High Capacity Network), classifica in cui il nostro paese resta ancora pesantemente indietro. In secondo luogo, anche nella classifica relativa alle reti Fttp, per molti anni l’Italia ha scontato un pesante ritardo che ora si può dire quasi colmato. Nel report 2018, riferito al 2017, l’Italia era infatti al 22%. In cinque anni, il dato è più che raddoppiato.

A incidere su questo risultato è stata in maniera particolare Open Fiber, l’azienda controllata da Cdp (60%) e dal fondo australiano Macquarie (40%) che è oggi il primo operatore italiano di fibra ottica Ftth (Fiber To The Home, la fibra che entra fin dentro le abitazioni) e sul podio in Europa. In occasione della presentazione del report Ced, tenutosi la scorsa settimana al Mimit, il nuovo ad di Open Fiber Giuseppe Gola ha sottolineato come “non dobbiamo però limitarci a realizzare una rete in fibra, ma bisogna anche che questa rete venga utilizzata, che non è soltanto un obiettivo di business per OF ma anche di competitività per il Paese”.

In base al sopracitato Osservatorio Agcom, in Italia al 30 giugno 2023 erano attive poco meno di 20 milioni di linee fisse. Di queste, circa la metà è in Fttc (misto fibra-rame), poco meno di due milioni in Fwa (Fixed Wireless Access), poco meno di quattro milioni interamente in rame (ADSL) e altri 4 milioni interamente in fibra ottica (Ftth).

È evidente come il rame, tecnologia meno performante, sia in declino. Ma alla disponibilità crescente di reti Ftth – che aumenteranno ulteriormente con il Piano Italia 1 Giga al 2026 – non corrisponde ancora una crescita di attivazioni. “A oggi solo il 20% delle linee attive in Italia è in fibra ottica, mentre in Francia sono al 66% e in Spagna all’88%, e questo crea uno svantaggio competitivo”, ha evidenziato Gola, ribadendo come Ftth sia l’unica tecnologia in grado di far navigare gli utenti alla velocità di almeno 1 Gigabit al secondo e di conseguenza di accogliere tutti i servizi digitali di ultima generazione via via sviluppati dagli operatori. In vista degli obiettivi europei di connettività Gigabit per tutti, fissati al 2030 con il piano Digital Compass, c’è ancora quindi molto da fare per completare la digitalizzazione del nostro paese.

È poco realistico pensare di migrare in fibra ottica l’80% delle linee attive in sei anni con l’attuale tasso di attivazione. Per questo, sostiene Gola, “si deve cominciare a parlare di spegnimento della vecchia rete in rame, a partire dalle aree in cui c’è maggiore concentrazione di fibra ottica, dove è già possibile attivare il servizio. I voucher sono importanti, ma serve soluzione strutturale: tenere in piedi due reti in rame e fibra è del tutto inefficiente”. Un processo di switch-off delle vecchie reti in rame simile, nei fatti, a quello avvenuto con le TV tra analogico e digitale. Una rete interamente in fibra ottica, ha concluso Gola, “può portare efficienza complessiva sul sistema per 1 miliardo l’anno, con un consistente risparmio di energia, perché la rete in fibra ottica consuma il 60% in meno di una in rame. Bisogna lavorare tutti insieme in quella direzione, in un’ottica di lungo periodo”.

(Contenuto pubblicato in collaborazione con Open Fiber)

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