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Ci sono giorni che i giornali offrono qualche spunto particolarmente originale. Mentre oggi Repubblica riciccia l’ottima intervista dell’Economist ad Obama (in rete da sabato scorso), è la Stampa a fare la differenza con una intervista originale al Segretario di Stato Usa, John Kerry.

Il fatto che durante il vertice Usa Africa, il numero uno della diplomazia americana abbia trovato il tempo di occuparsi di Italia la dice lunga sulla partita che è in corso in queste settimane. Diversamente però da quanto si tende ad immaginare guardando alle cronache di queste ore (Gaza e in parte Tripoli), la priorità della relazione transatlantica sta nella vicenda dell’Ucraina.

I tentativi di de-escalation sono sinora falliti e gli scontri nell’est sono ripresi. Neppure la tragedia, firmata Russia, dell’abbattimento del volo della Malaysia Airlines ha fatto desistere Mosca dal sostegno ai separatisti filo russi. La situazione è preoccupante e la scelta delle sanzioni europee potrebbe non essere sufficiente. La priorità è mostrarsi uniti, Usa e Unione Europea.

L’Italia non può fare eccezione e non può permettersi il lusso di fare la brutta copia della Germania che inevitabilmente gioca sul crinale del doppio gioco ma avendo posizione geografica e caratura politica dalla propria parte.
L’intervista di Kerry è molto ampia e tratta molto argomenti ma è l’Ucraina il piatto forte, forse il vero piatto unico. Dietro le tante parole spese, l’abile messaggio diplomatico che si può tradurre in un solo concetto: “Cara Italia, sull’Ucraina niente scherzetti o ammiccamenti a Putin: con Mosca facciamo sul serio”.

L’intervistatore, Paolo Mastrolilli, prova a citare anche il jolly Napolitano (amerikano col k, secondo i detrattori e comunque stimatissimo da Obama) ma niente: gli Usa sono inscalfibili e rivendicano la linea dura. L’intervista è quindi corredata da diverse citazioni gentili e attente verso la Mogherini. L’apprezzamento è sincero e non banale ma – comprensibilmente – sono lontane dall’essere considerabili come un endorsement sulla possibile nomina a Mrs. Pesc della Ue, tema rispetto al quale – nonostante un rapporto solidissimo fra Usa e Polonia (che ha espresso la candidatura alternativa al nostro ministro degli Esteri) – la Casa Bianca si tiene a debita distanza.

Provando a tirare le somme, si può dire che il messaggio di Foggy Bottom a Renzi e al suo governo sta nella consapevolezza che la relazione bilaterale si gioca moltissimo se non tutto sul dossier Ucraina. È quella la cartina di tornasole per capire se Roma preferisce Washington o Mosca.
Nota a margine: nella impeccabile intervista c’è un neo: nessuna domanda (o nessuna risposta) sulla Libia.

Li probabilmente tocca a noi italiani dire la nostra senza aspettare lo zio Sam…

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