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Il seme è stato gettato e i promotori della Costituente Popolare, il gruppo unico alla Camera e al Senato composto da Nuovo Centrodestra, Udc e Popolari per l’Italia, hanno fretta di programmare quella che sarà la base politico-strategica del prossimo biennio. In gioco non c’è soltanto il controcanto al monologo renziano del Pd, ma i futuri riposizionamenti in quello che è stato definito l’arcipelago non socialista della politica italiana.

VERTICE
In occasione di un vertice romano andato in scena qualche sera fa, e al quale hanno preso parte i rappresentanti di Ncd, Udc e Ppi (presenti Renato Schifani, Gaetano Quagliariello, Lorenzo Cesa e Mario Mauro) è emersa la volontà di dare forma e sostanza ad un percorso unitario nel solco del popolarismo europeo, quindi distante dalla scelta diretta al centrosinistra fatta da altri esponenti, come il gruppo DemoS dei santegidiani.

NOME
Il nome Costituente Popolare è stato individuato, dopo una mediazione, proprio per fissare l’obiettivo europeo del PPE, unico interlocutore da contrapporsi dal Pd a matrice Pse. Quella della direttrice di marcia europea è uno dei punti fermi della Costituente Popolare, nella consapevolezza che non esiste una terza via così come quella imboccata da altri esponenti del centrodestra, come Fdi e Lega. Per cui, in ottica centrodestra del futuro, non ci potrà essere dialogo con gli euroscettici Meloni e Salvini.

ALLEANZE
Il dato europeo è al primo posto dell’agenda politico-programmatica della Costituente assieme al tema delle alleanze. Con chi? Con tutte le nuove micro forze che stanno emergendo nel panorama politico italiano: da Corrado Passera con la sua Italia Unica al movimento di Pellegrino Capaldo e Isabella Bertolini passando per la nuova eurodestra di Gianfranco Fini. I quattro si sarebbero incontrati negli ultimi dieci giorni (Bertolini con Fini, Fini con Passera, Cicchitto con Fini), per ragionare sul fatto che comunque andrà avviata una fase di dialogo comune e costante.

DIALOGO ESCLUSO
Dialogo escluso, invece, con chi all’Europa non crede più, come Fratelli d’Italia e Lega Nord anche (o soprattutto) in prospettiva 2015, nella convinzione che Matteo Renzi appena incasserà il sì sull‘Italicum virerà con decisione verso le urne anticipate, in concomitanza con le elezioni regionali. Sarà quello il momento cruciale per fare massa alla sua destra, ha osservato uno dei partecipanti al vertice della Costituente, nella consapevolezza che proprio quell’arcipelago non di sinistra dovrà gioco-forza trovare una sintesi per non essere schiacciato a priori.

RISCHIO TERZO POLO?
Una delle maggiori criticità che, nelle intenzioni dei promotori, è da evitare riguarda le precedenti esperienze di coalizione, che non hanno avuto molta fortuna come il Terzo Polo andato in scena durante il governo Monti. Ragion per cui, è il ragionamento fatto, sì al dialogo ma non all’immagine dell’ennesimo “rassemblement di centro o di centrini”.

twitter@FDepalo

 

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